18 Luglio 2024, 06:45
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PALERMO – L’accordo sul rinnovo contrattuale dei dipendenti regionali deve potere poggiare le sue basi su “un risultato di amministrazione accertato e verificato”. Per questo motivo l’approvazione del Rendiconto 2023 da parte della Regione è “una condizione imprescindibile per accertare l’idoneità della copertura e la sostenibilità finanziaria”.
La Corte dei conti ha depositato il Rapporto in base al quale non ha dato la sua certificazione all’ipotesi di Contratto collettivo regionale del comparto non dirigenziale della Regione. Un documento di 31 pagine che analizza i vari aspetti finanziari derivanti dall’accordo e che spiega i motivi dello stop al rinnovo. I sindacati del pubblico impiego, intanto, si mobilitano e sette sigle chiedono un incontro al governatore Renato Schifani con l’intento di conoscere la strategia della Regione per venire fuori dall’impasse.
L’intesa era stata siglata nell’aprile 2024 negli uffici dell’Aran Sicilia ma alcuni giorni fa la doccia fredda: una nota della magistratura contabile, intercettata da LiveSicilia, ha comunicato alla Regione lo stop al rinnovo del contratto. Il nodo, come anticipato, sta nell’assenza del Rendiconto 2023.
È il ‘Rapporto di certificazione’ della Sezione di controllo per la Regione Siciliana, firmato dai magistrati Giuseppe Vella e Massimo Giuseppe Urso, a ricostruire il tutto. L’accordo sul Contratto dei dipendenti regionali raggiunto con i sindacati, infatti, viene finanziato da un fondo ad hoc che poggia le sue basi su un avanzo di amministrazione. Le risorse quantificate sono pari a 117,5 milioni di euro.
I magistrati contabili, che avevano chiesto chiarimenti alla Regione, non contestano le cifre ma ricordano un vincolo di legge che giudicano insormontabile: “Gli enti in ritardo nell’approvazione dei propri rendiconti non possono applicare al bilancio di previsione le quote vincolate, accantonate e destinate del risultato di amministrazione”. Da qui la presa di posizione sulla “mancanza delle condizioni di compatibilità finanziaria ed economica” con i bilanci della Regione.
La Regione, tuttavia, aveva formulato le sue controdeduzioni parlando di un ostacolo di natura meramente “temporanea” che non avrebbe avuto effetti sulla “certificazione di compatibilità” con i bilanci. Secondo gli uffici regionali, infatti, l’impossibilità di utilizzare gli avanzi d’amministrazione “non muta l’attendibilità dei costi”. La Regione, inoltre, aveva rassicurato: “Si procederà alla sottoscrizione definitiva dell’accordo solo dopo l’approvazione del Rendiconto 2023”.
Per i giudici, però, la differenza è sostanziale: “Al momento l’accantonamento di quelle somme non è certo, né ufficiale”. In assenza del Rendiconto 2023, quindi, “mancano i presupposti giuscontabili che permettano di considerare i futuri accantonamenti sufficientemente sicuri, non arbitrari o irrazionali”. La questione sarà sul tavolo del prossimo assessore all’Economia, la prima casella che Schifani dovrà coprire nel tagliando di metà legislatura atteso dalla sua squadra di governo.
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18 Luglio 2024, 06:45