10 Novembre 2012, 11:01
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PALERMO – La quarta sezione penale del Tribunale di Palermo, nell’ambito del processo agli ex ufficiali del Ros Mario Mori e Mauro Obinu, ha rinviato l’udienza in cui sarà sentito il dichiarante Rosario Cattafi al prossimo 3 dicembre all’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. Cattafi, arrestato lo scorso luglio in quanto ritenuto capomafia di Barcellona Pozzo di Gotto, da qualche settimana sta parlando con i magistrati di Messina e di Palermo a proposito del ruolo di raccordo che avrebbe avuto nel 1993 fra pezzi di istituzioni e i boss della mafia in carcere.
Il Dap aveva comunicato al tribunale di Palermo (qui la notizia)che a causa di problemi di budget sarebbe stato preferibile sentire il dichiarante in teleconferenza. Le parti hanno ribadito la necessità di sentire Cattafi di persona.
Aggiornamento:
Il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria “chiarisce che la traduzione del detenuto Rosario Cattafi, in regime di 41bis, dall’Aquila a Palermo, per deporre all’udienza di oggi nel processo al generale Mori e al colonnello Obinu, non è stata effettuata per espressa disposizione dell’autorità giudiziaria”. Si legge in una nota del Dap che precisa le ragioni per le quali il boss messinese, al carcere duro, non ha deposto oggi in dibattimento davanti ai giudici della quarta sezione del tribunale. Dopo avere ricevuto una lettera del Dipartimento in cui si comunicava che per legge i detenuti al 41 bis devono essere sentiti in videoconferenza, tranne in casi determinati, e si richiamava un’esigenza di contenimento dei costi, il presidente del collegio ha deciso di non fare tradurre il detenuto. Le parti – sia l’accusa che la difesa – però all’udienza di oggi hanno ribadito la necessità di interrogare dal vivo il capomafia e il processo è stato rinviato al 3 dicembre per l’esame che si terrà nell’aula bunker dell’Ucciardone. “L’udienza odierna – spiega il Dap – era infatti finalizzata a sentire le parti processuali per verificare la necessità della traduzione in aula, atteso che di norma la partecipazione al processo di detenuti sottoposti al regime di cui all’art. 41 bis dell’ordinamento penitenziario avviene tramite il sistema di videoconferenza”. “Pertanto- continua la nota del DAP- non corrisponde al vero che la traduzione non sia avvenuta per carenza di soldi”.
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10 Novembre 2012, 11:01