10 Settembre 2019, 18:36
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PALERMO – Alla fine l’opposizione ha ottenuto il rinvio del ‘Collegato dei collegati’ in quinta Commissione. I parlamentari Ars che si occupano di cultura e lavoro dovranno vagliare nuovamente il ddl che avevano già esitato e il maxi emendamento presentato dalla maggioranza. Poi il testo dovrà passare dalla commissione Bilancio per la verifica delle coperture e infine dovrebbe ritornare in aula. Al momento, il programma dato dalla presidenza dell’Ars non cambia e quindi tutti i passaggi dovranno essere fatti entro martedì prossimo. Se invece qualcosa dovesse andare storto, una nuova conferenza dei capigruppo deciderà il da farsi. Questa è stata la decisione assunta dal presidente dell’Assemblea Gianfranco Miccichè e comunicata all’aula qualche minuto dopo le venti al termine di una lunga sospensione dei lavori nata dalla protesta delle opposizioni davanti all’ipotesi di una modifica radicale del ‘collegato’ originario.
Fino a martedì, insomma, si naviga a vista nel tentativo di trovare un accordo che dovesse rendere possibile quello che in genere non accade, e cioè che un ddl rinviato in commissione venga subito riportato in aula. Nel lessico del Parlamento siciliano, infatti, rispedire in commissione vuol dire sostanzialmente ‘affondare’ un provvedimento. Il tentativo è però quello di accelerare: fare in modo che già domani arrivi il via libera dalla commissione Cultura e che lo stesso possa fare in breve tempo anche la commissione Bilancio.
La ripresa dei lavori dopo la pausa estiva è stata burrascosa. Al centro della seduta, durante il pomeriggio, c’è stato il botta e risposta fra Miccichè e alcuni parlamentari dell’opposizione sull’ordine dei lavori. Duro il dibattito sulla possibilità di votare un maxi emendamento al Collegato alla Finanziaria già esitato dalla quinta Commissione: l’obiettivo è quello di eliminare tutti i Collegati alla legge di stabilità per il 2019 già esaminati dalle varie commissioni: il cosiddetto ‘collegato dei collegati’. La proposta porta la firma dei capogruppo di maggioranza e così dall’opposizione c’è stata la classica levata di scudi. Così Miccichè ha sospeso l’aula per tentare di trovare la quadra dopo le rimostranze dell’opposizione, una soluzione che ha visto le opposizioni vincere la battaglia.
Sono passati 41 giorni da quando Sala d’Ercole ha riaperto i battenti e per quanto a fine luglio i deputati si fossero lasciati con l’indicazione di tornare a riunirsi in commissione il 2 settembre, solo oggi con il suono della campanella che chiama in aula i deputati ha segnato la ripresa dei lavori. Un inizio tutto in salita, come se la macchina si fosse fermata con un colpo di freno a mano e proprio nella parte più irta del percorso.
Oggi i deputati avrebbero dovuto riprendere ad esaminare il Collegato dei collegati uscito fuori dal lavoro fatto da Gianfranco Miccihè e da Riccardo Savona durante l’estate. La tecnica adottata non è stata quella della scrittura di un nuovo testo ma quello dell’adozione di un maxi emendamento per modificare il testo della quinta Commissione, il Collegato delle ‘marchette’, su cui l’Ars si era arenata a fine luglio. In questo modo si sarebbe evitato di dovere rifare tutti i passaggi parlamentari nelle varie commissioni.
Questa strada, però, non è stata accettata dal capo del gruppo parlamentare del Pd Giuseppe Lupo, da quello del M5s Francesco Cappello e dal presidente del gruppo dei Sicilia Futura all’Ars Nicola D’Agostino. I tre hanno infatti chiesto di votare il rinvio in commissione del ddl così da fare saltare tutto.
Opposizioni contro Miccichè
Il dibattito, come detto è finora stato assai acceso. Comunicando l’ordine dei lavori Gianfranco Miccichè ha chiesto che il governo riferisse in aula riguardo il maggiore disavanzo deliberato dalla giunta nelle scorse settimane e anche degli effetti della sentenza della Corte costituzionale che si è occupata dei livelli essenziali delle prestazioni sanitarie. Poco dopo l’assessore all’Economia Gaetano Armao ha fatto sapere di essere disponibile a riferire in aula anche domani. Il disavanzo è quello che preoccupa di più. “Come possiamo continuare a fare leggi di spesa se dobbiamo fare fronte a un disavanzo preoccupante?” ha chiesto il deputato di Sicilia Futura Nicola D’Agostino
“Siamo in attesa della parifica del bilancio – ha detto il capogruppo dem Giuseppe Lupo- , dobbiamo approvare il rendiconto e avviare il nuovo ciclo di programmazione. Se si comincia subito può tentare di approvare la legge di stabilità entro dicembre. Di fronte a questo intento è però paradossale che si continui a parlare di collegati alla finanziaria del 2019. Prima di cominciare a occuparci dei nuovi documenti programmatici, occupiamoci delle riforme urgenti, e recepiamo le eventuali norme non ancora discusse nei collegati nella prossima finanziaria”.
Anche il penta stellato Francesco Cappello ha criticato il metodo proposto dal presidente dell’Ars:“Stiamo riprendendo da dove abbiamo lasciato. Nulla abbiamo lasciato e nulla abbiamo ritrovato. Oggi – ha detto riferendosi a Miccichè – lei è tornato con una sintesi di tutti i Collegati. Non è possibile che i capogruppo di maggioranza, impongano al resto dell’aula una scrematura di 60 articoli rispetto ai testi a cui abbiamo già lavorato. Non potete imporre unilateralmente questa soluzione”:
Miccichè però non ha accolto le critiche e le richieste di rimandare in commissione il testo. “Avevamo stabilito che io avrei fatto questo lavoro con gli uffici – ha ricordato il titolare di Palazzo dei Normanni – e io, dopo averlo fatto, ho chiamato i capigruppo. La firma all’emendamento è stata apposta da chi ha verificato questo lavoro. Alcuni capogruppo hanno preteso che ci fosse qualcosa in più. Ho chiamato anche i capogruppo delle opposizioni. Non c’è quindi nessuna soluzione unilaterale. – si è difeso e poi ha continuato: – È stato presentato un emendamento corposo da fare andare in Commissione Bilancio e per questo ho dato il tempo per gli emendamenti fino a venerdì. Se viene bocciato questo maxi emendamento allora si torna ai vecchi schemi”.
Poi Miccichè ha affondato contro chi lo accusava: “Finora ho avuto una conduzione di quest’aula da padre di famiglia. In tanti, da tutti i gruppi, erano venuti a dire che avevano problemi con le prenotazione e per questo ho deciso di chiudere l’aula”. Ma non si è fermato qui e ha attaccato anche i deputati del M5s che protestavano contro queste affermazioni: “Non mi venite a dire che perché siete grillini non siete andati in vacanza”.
Gennuso aderisce a Ora Sicilia
Intanto, ci sono novità anche nella rosa dei gruppi parlamentari di Palazzo dei Normanni. Pippo Gennuso ha aderito al gruppo “Ora Sicilia” lasciando Popolari e Autonomisti. Dopo il suo ritorno all’Ars il destino del gruppo fondato dall’ex forzista Luigi Genovese, dall’ex leghista Tony Rizzotto e dall’ex Pd Luisa Lantieri era rimasto in stand-by in attesa della valutazione della Presidenza. La sostituzione di Daniela Ternullo con il titolare del seggio aveva fatto venire meno, infatti, il numero minimo per la costituzione del gruppo. Con il passaggio di Gennuso la situazione viene però messa a posto.
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