02 Ottobre 2011, 08:16
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Felice Cavallaro, inviato del Corriere della Sera, sta per essere scarcerato Salvuccio Riina. Una volta a piede libero, ha il diritto come tutti di rifarsi una vita, o sarà sempre marchiato dal suo nome?
“Tutti, una volta scontati la loro pena, hanno il diritto di ricominciare da capo, faccio l’esempio dei terroristi degli anni di piombo, anche loro, una volta rientrati in società, hanno provato a condurre una vita da cittadini normali. Importante, come nel caso di Salvuccio Riina, è di non riallacciare i rapporti con la mafia”.
A proposito, ma quanto può essere realmente libero un rampollo appartenente ad una della famiglie mafiose più influenti. No c’è il pericolo, anche qualora ne volesse restare fuori, che possa subire delle pressioni dall’ambiente ed essere costretto a collaborare con la mafia anche contro le sue intenzioni?
“La certezza non si può mai avere. Come ad esempio le famiglie mafiose che sono state inserite in piccoli paesini della Toscana, dove hanno comprato dei casali con il risultanto che i loro figli purtroppo hanno prese le orme dei genitori. Oppure prendiamo il caso Massimo Ciancimino, che ha sempre ribadito che voleva stare lontano dagli ambienti della criminalità organizzata, per redimere dagli errori del padre, prendendo alla in giro famigliari e magistrati”.
Si sa che la mafia – specialmente l’ndrangheta – ha preso campo al nord. Allora non avrebbe senso tenerlo lontano dalla Sicilia.
“Il rischio c’è sempre e ovunque. Sarà compito dello Stato si sorvegliarlo e controllare che non ci siano irregolarità nel suo comportamento”.
La società come lo accoglierà?
“Lasciando stare le polemiche che ci sono state con la Lega, io credo che spetterà a Salvuccio Riina stesso ripulire il suo nome dal marchio che per adesso lo ha addosso. Io sono del parere che non bisogna portare il peso dei propri padri, ma nel suo caso il nome è un enorme flagello che si porterà che renderà più problematico il suo reinserimento nella società. Ma ognuno merita una seconda possibilità. Riino jr. può diventare un esempio di una persona che nata in determinate circostanze possa comunque uscire dalla malavita nella quale è stato plasmato sin da piccolo. Io mi auguro che Salvuccio non lavori soltanto come volontario in quella Onlus, ma che possa diventare un lavoratore dipendente e retribuito, in modo da rifarsi una vota da persona normale”.
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02 Ottobre 2011, 08:16