08 Maggio 2015, 15:17
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PALERMO – L’avevano esclusa dai terreni del consorzio Asi per il rischio di infiltrazioni mafiose. Un rischio motivato da una vecchia inchiesta: il marito di una socia, era scritto nero su bianco nell’informativa emessa dalla prefettura di Agrigento, era un “soggetto avente vicende giudiziarie per associazione di tipo mafioso per essere stato indicato come colui che più di Salamone Filippo ha tenuto i contatti con l’associazione mafiosa, in specie con Siino Angelo”. Peccato però che Giovanni Micciché, oggi defunto, da quella vicenda fosse uscito assolutamente pulito: la corte d’appello e la Cassazione poi, infatti, l’avevano assolto “per non avere commesso il fatto” dall’accusa di associazione mafiosa. Così, in prima battuta, il Cga ha dato ragione alla Mediatel di Aragona, alla quale l’ex Asi, oggi Irsap, aveva revocato il terreno nel 2012: i giudici amministrativi hanno sospeso l’efficacia della revoca, rimandando il giudizio di merito a febbraio dell’anno prossimo.
L’azienda, infatti, contestava alla prefettura, al ministero degli Interni e all’Asi un eccesso di potere. Il ricorso, proposto dall’avvocato Girolamo Rubino, sosteneva che nell’informativa vi fosse un “travisamento dei fatti” e un “difetto di istruttoria”. Motivato con l’assoluzione definitiva di Micciché, ma non solo: “Il tribunale di Agrigento – spiega Rubino – aveva anche respinto la proposta di applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale avanzata dall’allora questore di Agrigento nei confronti di Micciché, non essendovi una pericolosità sociale del soggetto”. Adesso, quindi, è come se la revoca non esistesse: fino a febbraio, insomma, la Mediatel potrà tornare a occupare quel terreno.
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08 Maggio 2015, 15:17