25 Gennaio 2020, 06:04
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PALERMO – Il clima all’interno del gruppo parlamentare del Movimento cinque stelle all’Ars non è idilliaco. Lo ha anticipato ieri Angela Foti a ‘La Sicilia’ (“pessimo”, ha scandito la parlamentare acese), lo conferma un altro volto storico dei pentastellati di Palazzo dei Normanni, Sergio Tancredi: “È così da mesi. Da tempo segnalo questo tipo di problemi”. Le tensioni e le divisioni che scorrono all’interno della pattuglia grillina dell’Ars sono saltate all’occhio in occasione del voto sull’esercizio provvisorio: in sei, compreso Tancredi, non si sono schierati apertamente contro il documento del governo. Il deputato di Mazara del Vallo preannuncia ora che non rispetterà più la disciplina di partito (“seguirò la via del merito, a prescindere dalle decisioni del gruppo”) e avverte: “All’Ars c’è il rischio di una scissione”.
Tancredi la situazione è così grave?
“Sì, da mesi avverto i miei colleghi che il tempo della campagna elettorale è finito e che bisogna rimboccarsi le maniche per risolvere i problemi dei siciliani”.
La accuseranno di avere cambiato idea rispetto al passato.
“Io invece credo di avere tenuto fede alle idee del movimento. Noi siamo al servizio della collettività e le idee non sono ‘di destra’ o ‘di sinistra’: sono buone o cattive. Chiedo che si entri nel merito dei provvedimenti e che non si abbiano posizioni figlie di pregiudizi. La politica è servizio alla collettività, ma questo principio negli ultimi tempi è stato soppiantato all’interno del nostro gruppo”.
Quindi ci sono due correnti tra i grillini dell’Ars?
“C’è un gruppo che pensa di votare ‘no’ davanti a qualsiasi provvedimento e che ha chiuso le porte a ogni tipo di ragionamento o dialogo su temi che interessano la Sicilia. È un atteggiamento miope e senza prospettiva politica, lo stesso che ci ha portato a bocciare i nostri stessi emendamenti all’esercizio provvisorio in quinta commissione”.
Il voto che ha affossato l’esercizio provvisorio l’ha vista isolato nella posizione ‘non belligerante’ nei confronti del governo, il giorno dopo eravate in sei.
“Ho preso quella decisione perché da componente della commissione Bilancio non avrei mai potuto avallare uno stop a un provvedimento tecnico che aveva avuto l’ok poco prima nell’organismo parlamentare. Ma la mia è stata anche una posizione politica, compresa anche da altri miei compagni di viaggio che il giorno dopo si sono schierati sulla mia posizione”.
Tanti dicono che sia solo un ‘non voto’ benevolo verso Musumeci.
“Non si tratta di essere ‘sdraiati’ nei confronti del governo. Ripeto, non c’è nulla di male nel votare un provvedimento se se ne riconosce il valore nell’interesse dei siciliani”.
Sembra che a questo gruppo manchi la guida ‘forte’ di Cancelleri.
“Le divisioni covano da tempo. Giancarlo ha fatto un passo importante mettendosi in discussione tentando di ottenere dei risultati per la Sicilia, e tutto questo senza ‘paracadute’. Ha avuto coraggio e sono convinto che se lui fosse ancora all’Ars la penserebbe come me”.
Vogliamo quantificare la spaccatura?
“Siamo al 50% dei deputati. Da diversi mesi circa la metà dei parlamentari M5s ha assunto questo atteggiamento. Siamo davanti a un muro contro muro intollerabile. Non capisco perché a livello nazionale si possa lavorare col centrodestra, come avvenuto in passato, e col centrosinistra, come sta avvenendo negli ultimi mesi, mentre qui ci sia chi pensa di potere mantenere un atteggiamento oltranzista che non porterà alcun beneficio”.
C’è il rischio di una scissione del gruppo?
“Sì, c’è. Non vedo alcuna presa di coscienza del problema. Da questo momento seguirò la via del merito nella valutazione dei provvedimenti, a prescindere dalle decisioni del gruppo. Se la situazione dovesse continuare in questi termini prevedo seri problemi. O si cambia o ci saranno ripercussioni”.
Se dovesse lasciare scatterebbe l’accusa: “Tancredi non vuole più restituire parte dello stipendio”.
“In questi anni ho restituito più di 183mila euro, sono inattaccabile sotto il profilo delle restituzioni. Non temo queste accuse”.
Si dirà che teme il vincolo del doppio mandato che le impedirebbe la ricandidatura.
“Quella regola a breve sarà messa in discussione”.
A sentirla l’addio sembra vicino.
“Se dovesse essere necessario fare un passo del genere per migliorare la vita dei siciliani non avrei timore di compierlo e sono certo che non sarei da solo”.
Abbiamo capito che il M5s dentro Palazzo dei Normanni non sta bene, ma fuori?
“Se ci fossero delle elezioni domani ci sarebbe una flessione ma credo che dando nuovamente voce ai meet-up, che negli ultimi anni sono stati mortificati, la gente tornerebbe a credere in noi”.
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25 Gennaio 2020, 06:04