24 Ottobre 2019, 16:51
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PALERMO – Antonio Fiumefreddo è imputato per avere offeso l’onore e la reputazione dell’Assemblea regionale siciliana. Il decreto di citazione diretta a giudizio è firmato dal pubblico ministero Claudia Ferrari. La prima udienza si è svolta il 19 ottobre scorso davanti al giudice Elisabetta Stampacchia della terza sezione del Tribunale di Palermo.
La persona offesa, parte civile al processo con l’assistenza dell’avvocato Enrico Sanseverino, è l’ex presidente del Parlamento siciliano Giovanni Ardizzone. Fu Ardizzone, in rappresentanza di tutti gli onorevoli, a denunciare Fiumefreddo nei giorni caldissimi di fine dicembre 2015.
Il 29 dicembre di quattro anni fa l’Ars, a scrutinio segreto, bocciò la ricapitalizzazione di Riscossione Sicilia, la partecipata regionale, allora guidata da Fiumefreddo, impegnata nella raccolta dei soldi delle tasse. La maggioranza di governo, che faceva capo al presidente della Regione Rosario Crocetta, andò sotto in aula. All’indomani i principali quotidiani siciliani pubblicarono le dichiarazioni di Fiumefreddo. L’avvocato catanese parlò di “atto di pirateria” e disse che “solo la magistratura può salvarci dai mascalzoni travestiti da uomini delle istituzioni”. Ed ancora: “Non mi meraviglierei che tra i pirati che si sono nascosti dietro il voto segreto ci siano parte dei 61 parlamentari ai quali abbiamo notificato i pignoramenti delle indennità”.
Ed ecco il cuore della questione: Fiumefreddo vedeva nel voto che affossava Riscossione Sicilia e portava alla fine del suo incarico, così si legge nel capo di imputazione, “un atto di ritorsione personale di diversi parlamentari destinatari di provvedimenti di recupero crediti nei confronti di Riscossione Sicilia, con l’aggravante di avere recato l’offesa ad un corpo politico”. I parlamentari avrebbero voluto punire il cacciatore di evasori che voleva pignorargli lo stipendio.
Nella denuncia Ardizzone stigmatizzò i “toni fortemente dispregiativi che travalicano ogni legittimo e plausibile diritto di critica”. Il pm Ferrari ha deciso che Fiumefreddo meritava di essere processato ed è arrivato il decreto di citazione a giudizio per diffamazione. Si tratta infatti di un reato che non necessita del passaggio in udienza preliminare.
Ad attendere “volentieri” il processo è anche l’imputato: “Mi sottopongo volentieri al giudizio perché avrò la possibilità di spiegare le mie ragioni in una vicenda che ha del paradossale. Lo scontro nasce non con l’istituzione Ars ma con alcuni parlamentari che avevano una certa insofferenza nei mie confronti per avere fatto quello che prevede la legge. Nulla di speciale. Non c’era volontà di offendere il corpo politico che negli anni è stato offeso semmai dai soggetti indagati a arrestati per fatti gravi. Mi sembrava si trattasse di una dialettica neanche dai toni pesanti. Che li abbia definiti pirati è una rappresentazione più leggera rispetto al sentire comune dei siciliani. Mi sottopongo volentieri al giudizio”.
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24 Ottobre 2019, 16:51