05 Aprile 2017, 21:00
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PALERMO – Dal primo luglio Riscossione Sicilia sarà posta in liquidazione. Lo ha deciso nella seduta-maratona di stasera la commissione Bilancio dell’Ars, alla presenza dell’assessore all’Economia Alessandro Baccei, approvando a maggioranza l’emendamento al collegato alla Finanziaria presentato dal capogruppo di Forza Italia Marco Falcone e dall’ex presidente della Commissione Riccardo Savona.
Una decisione che ovviamente dovrà passare poi il vaglio dell’Aula, ma che è già fortemente indicativa delle intenzioni del parlamento siciliano. Intenzioni contrarie a quelle del governatore Crocetta che aveva invece difeso sempre l’azienda. La società guidata da Antonio Fiumefreddo è stata, negli ultimi anni, al centro di numerose polemiche. Dalle “evasioni” degli stessi deputati denunciate dall’avvocato catanese, fino alle accuse di infiltrazioni mafiose all’Ars lanciate dallo stesso Fiumefreddo, passando per le inchieste su alcuni dipendenti “infedeli” che avrebbero violato il servizio facendo emergere anche una vecchia, presunta morosità dell’amministratore unico sempre difeso dal governatore Crocetta.
Nell’ultima seduta in cui si è discusso della società, la commissione Bilancio, che si era trovata di fronte a una proposta del governo che prevedeva un nuovo contributo triennale da oltre 120 milioni di euro, aveva sostanzialmente chiesto due cose: la presentazione di un piano industriale e di conoscere l’esito di un contenzioso con Monte dei Paschi di Siena legato all’operazione che ha portato alla fuoriuscita dell’istituto bancario dalla società che allora si chiamava Serit. Due vicende assai legate, a dire il vero, visto che lo stesso Crocetta aveva spiegato come il piano industriale fosse condizionato anche dall’esito di quel contenzioso che sembrava indirizzato a una transazione. “Vi darò notizie prima del 6 aprile” aveva assicurato Crocetta. Ma da allora, cioè da circa dieci giorni, non è giunta nessuna novità.
Così, i deputati hanno deciso: la società va sciolta. “A decorrere dal primo luglio 2017 – si legge nell’emendamento diventato un articolo della Finanziaria – la società Riscossione Sicilia spa è posta in liquidazione. Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, e comunque non oltre il primo luglio 2017, il governo regionale definisce, di comune accordo con il Ministero dell’Economia, tutti gli aspetti di natura tecnica e amministrativa relativi al passaggio di funzioni tra Riscossione Sicilia e il nuovo ente pubblico economico” individuato dal governo nazionale tramite un decreto legislativo dello scorso 22 ottobre 2016.
“Dopo due lunghi anni di dura battaglia parlamentare Forza Italia festeggia l’approvazione dell’emendamento che allinea l’agente di riscossione regionale a quello nazionale. Riscossione Sicilia, ente che produceva 18 milioni di euro all’anno di debito, sarà messa in liquidazione e superata. Al suo posto opererà il nuovo soggetto nazionale. Una svolta importante, quella decisa oggi dall’Ars, che porterà maggiore gettito nelle casse pubbliche e un risparmio dei costi di riscossione, che darà minori balzelli ai cittadini siciliani e al tempo stesso un futuro di maggiore sicurezza ai dipendenti”, così l’onorevole Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia all’Ars.
E la norma “blocca” anche Riscossione da un altro punto di vista, in attesa della liquidazione. “Dall’entrata in vigore della presente legge – si legge infatti – è fsatto divieto alla società Riscossione Sicilia spa di effettuare assunzioni di personale a qualsiasi titolo e con qualsivoglia tipologia contrattuale. È altresì fatto divieto – prosegue la norma – di incrementare comunque le spese di personale, ad eccezione di quanto contrattualmente previsto”. Insomma, Riscossione va chiusa. E prevedere nuove, furenti polemiche nelle prossime ore, è fin troppo facile.
Fiumefreddo: “Brindano i criminali”
“L’emendamento con cui si è decisa la liquidazione di Riscossione Sicilia è un atto di prepotenza minacciato, pianificato e violentemente consumato. La Casta di Palazzo d’Orleans si è compattamente difesa dalla lesa maestà subita in questi mesi con il pignoramento delle indennità dei loro inquilini. Brindano i poteri criminali che potranno tornare a dormire sonni tranquilli, brinda le casta degli impresentabili, brindano gli evasori seriali, piange la Sicilia degli onesti. Sono fiero d’aver servito i siciliani a testa alta e senza guardare in faccia nessuno”. Lo dichiara l’amministratore unico di Riscossione Sicilia Antonio Fiumefreddo.
Le altre norme approvate
La commissione ha poi approvato altre tre norme di grande importanza. A cominciare dalla proposta per il finanziamento all’assistenza per i disabili: passa quindi l’idea dei deputati, che soppianta quella del governo. Scongiurato, così, l’aumento delle tasse per la copertura di queste spese, voluto da Crocetta: quei soldi verranno reperiti altrove, a cominciare dai risparmi della Centrale unica per gli acquisti. (Leggi la proposta nel dettaglio).
E ancora, l’Ars ha bloccato il progetto di fusione tra Cas e Anas, che avrebbe dovuto portare alla creazione di una nuova società controllata per il 51 per cento dall’azienda statale. Una ipotesi (Leggi qui nel dettaglio) che avrebbe quasi certamente aperto all’imposizione di pedaggi in tratti attualmente gratuiti.
Infine, i commissari hanno deciso la chiusura dell’Aran Sicilia, l’ente tutto siculo, che da anni si occupa, tra luci e ombre, dei rapporti di lavoro dei dipendenti regionali. E così, ecco un altro “colpo” al cerchio magico del governatore, dopo la norma che ha disposto la chiusura di Riscossione Sicilia attualmente guidata da Fiumefreddo: l’Aran Sicilia è infatti oggi nelle mani di Claudio Alongi, avvocato, e marito del Segretario generale Patrizia Monterosso. Il braccio destro del presidente.
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05 Aprile 2017, 21:00