14 Gennaio 2016, 13:03
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PALERMO – Il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha depositato questa mattina nelle mani del Procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, la querela per diffamazione contro Antonio Fiumefreddo. Negli stessi minuti, il presidente di Riscossione Sicilia si recava allo stesso palazzo di giustizia per rispondere alla convocazione dei pm, dopo le sue frasi riguardanti i deputati regionali.
Riscossione Sicilia, insomma, ormai, più che una storia di cartelle esattoriali è una vicenda fatta di carte bollate. Di denunce e accuse. Alcune “smussate” dall’avvocato catanese in questi giorni, dopo che era stata diffusa una lista di parlamentari presunti “morosi” e, tra questi, anche i nomi di qualcuno cui sarebbe stato pignorata parte dello stipendio. Una “fuga di notizie” per la quale Fiumefreddo ha deciso di disporre una indagine interna per accertare chi abbia diffuso i tabulati, pubblicati dalla stampa, con i nomi dei deputati regionali e le relative posizioni iscritte al ruolo della società. Fiumefreddo ha dato incarico al dirigente generale della Spa, Gaetano Romano. Una decisione che è seguita alle dichiarazioni con cui il presidente di Riscossione aveva notevolmente mutato i toni rivolti agli stessi deputati, dopo aver constatato l’avvio delle rateizzazioni dei debiti con l’Erario: “E’ un risultato storico! Per la prima volta – ha detto Fiumefreddo – nella storia della Repubblica, la Sicilia, pur tra momenti difficili ed incomprensioni, può ben affermare d’essere la prima regione in Italia in cui tutti i rappresentanti del popolo, come i migliori cittadini, hanno rateizzato ovvero saldato il loro debito con il Fisco”. Parole, però, che non sono bastate per far dimenticare quelle di qualche giorno prima. In occasione della bocciatura della ricapitalizzazione di Riscossione Sicilia, Fiumefreddo aveva definito i deputati dei “mascalzoni travestiti da rappresentanti delle istituzione” e aveva parlato di quella decisione come di un atto “pirateria”.
Così, l’Assemblea regionale è andata fino in fondo. Il presidente Ardizzone, che aveva incaricato l’avvocato Enrico Sanseverino, oggi ha depositato la querela per diffamazione “doppiamente aggravata – spiega il legale – perché compiuta attraverso la stampa, ma anche perché investe il corpo politico nel suo complesso. Quelle parole – aggiunge Sanseverino – ledono gravemente l’immagine di un parlamento descritto quasi come un ‘covo di pirati’ e di ‘mascalzoni’. Quello che è accaduto successivamente esula dalla decisione del Consiglio di presidenza dell’Ars, che si è limitato a intervenire in seguito alle frasi di Fiumefreddo”. Che intanto sta incontrando i pm palermitani. Nei giorni scorsi, il presidente di Riscossione Sicilia aveva scritto a Lo Voi, dicendosi pronto a segnalare ai pm fatti “di rilevanza penale”. Ma oggi, in Procura ha già trovato la prima notivà: la querela dell’Ars.
“Trovo paradossale che si possa essere denunciati per avere diffamato un corpo politico, l’assemblea regionale siciliana, quando mi sono limitato ad esprimere una libera opinione affatto generica e naturalmente riferita a fatti specifici”. Lo afferma il presidente di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo, in una nota, sulla querela presentata alla Procura di Palermo dal presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. “Fare il proprio dovere – aggiunge Fiumefreddo nella dichiarazione – e bussare alla porta dei potenti per trattarli come ogni altro cittadino è dunque pericoloso e considerato oltraggioso da chi presiede un’Assemblea in cui tuttavia siedono parlamentari tratti in arresto anche per reati gravi. Sono indignato ma non sorpreso”.
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14 Gennaio 2016, 13:03