29 Giugno 2017, 17:00
7 min di lettura
PALERMO – “Gli ultimi incendi? Colpa della Regione”. È l’accusa chiarissima lanciata dagli addetti ai lavori dopo i roghi che hanno colpito Erice e che si aggiungono a quelli accesi in mezza Sicilia. Ci risiamo, insomma. A un anno dai fuochi che hanno bruciato l’Isola da Cefalù al Catanese, ci si ritrova sempre allo stesso punto. E, nonostante le buone intenzioni di allora, di fronte alle stesse difficoltà: prevenzione in ritardo, mancata programmazione, assenza di risorse e organizzazione.
Il sindaco di Erice: “Valuteremo omissioni e ritardi”
E così, la politica finisce dritta nel “mirino” delle polemiche di chi ha visto le fiamme attorno alle proprie case, o distruggere boschi e verde. L’ultimo urlo di rabbia, quello del sindaco di Erice, Daniela Toscano Pecorella: “Assieme alla Giunta – ha detto – valuteremo ogni possibile azione volta a tutelare la nostra comunità e per accertare le possibili omissioni o ritardi che abbiano potuto amplificare i danni dell’incendio. È apparsa chiara, comunque, fin dai primi momenti dell’incendio, l’inadeguatezza di alcuni mezzi intervenuti sul posto. Come è apparso chiaro – prosegue il primo cittadino ericino – che nonostante le ordinanze sindacali antincendio emanate dal comune di Erice che impone a privati e soggetti pubblici la realizzazione di adeguate fasce parafuoco, nonché ai vari entri preposti a vario titolo di controllarne l’ottemperanza e di contestarne in tutte le sedi l’eventuale inadempienza, che qualcosa non era andata per il verso giusto. Ma adesso – si chiede il sindaco – chi rifonderà i danni subiti dai cittadini anche per la negligenza di Enti pubblici che verosimilmente non hanno ottemperato alle più elementari misure per evitare che tutto ciò potesse accadere?”.
Una “emergenza”, due assessorati
Insomma, le responsabilità vanno cercate lì, alla Regione. Che parte già con un “handicap” congenito: a occuparsi di incendi (nelle fasi diverse della prevenzione e dell’intervento) sono due assessorati diversi: quello dell’Agricoltura guidato da Antonello Cracolici e quello del Territorio – cui fa capo il Corpo forestale – al cui vertice siede l’assessore Maurizio Croce.
E la cronaca di questi giorni – e il timore è che anche nell’immediato futuro non c’è da star tranquilli – rimanda alle inefficienze della politica, persino a un livello più generale. Al di là dei singoli assessorati o dipartimenti. Il “peccato originale”, secondo ad esempio Alfio Mannino della Cgil Flai, “va cercato nei ritardi con i quali governo e Assemblea regionale siciliana hanno approvato la manovra finanziaria. Il 30 aprile, ultimo giorno utile dell’esercizio provvisorio, è arrivato infatti il voto finale. Poi ovviamente bisognava passare attraverso la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Solo a quel punto le somme necessarie per le attività potevano essere trasferite ai singoli dipartimenti”. Troppo tardi.
Mezzi in panne, forestali “a piedi”
Tardi per far partire sia le attività di prevenzione che quelle più propriamente relative all’antincendio. Ma non solo. I ritardi, infatti, a cascata hanno riguardato ogni aspetto dell’attività: “Sono mancati i soldi – proseguono i sindacati – per le visite mediche degli operai, per l’acquisto delle tute, per il rinnovo delle assicurazioni e per la manutenzione dei mezzi”.
Proprio riguardo a quest’ultimo caso, le ultime notizie offrono una immagine chiara della disorganizzazione in Sicilia: alcuni forestali, per spegnere un incendio nei pressi di Misilmeri, nel Palermitano, hanno dovuto recarsi sul luogo a piedi. Il motivo? L’autobotte che sarebbe servita per l’intervento è guasta e per evitare di segnalare il problema agli uffici e rendere una banale questione un incubo burocratico gli operai della forestale siciliana hanno fatto una piccola colletta per pagare la riparazione, appena 15 euro; ma il mezzo in queste ore è in officina e non ce n’è un altro per raggiungere il luogo dove si è sviluppato l’incendio Monte Gulino, a Misilmeri. Così gli operai percorreranno a piedi almeno tre chilometri di strada, portando con sé poco più che qualche flabello battifuoco. “E’ questa la situazione in cui siamo costretti ad operare – spiegano i forestali – Con la colletta abbiamo acquistato il pezzo e il mezzo presto sarà di nuovo efficiente. Non c’è però al momento nella zona alcun mezzo per trasportaci nell’area dell’incendio”.
La rotazione dei dirigenti
Ritardi e mancata programmazione. Come se gli incendi fossero una sorpresa. Disagi che però la politica avrebbe contribuito non solo a creare, ma anche ad aggravare. E i sindacati puntano il dito anche sugli avvicendamenti al vertice del Corpo forestale, decisi in giunta dall’assessore al Territorio Croce lo scorso 22 marzo, con l’arrivo del dirigente generale Fabrizio Viola al posto di Rino Giglione. “Ovviamente questa situazione – spiega Mannino – ha contribuito a rallentare alcune procedure, visto che il nuovo capodipartimento era meno ‘addentro’ alla macchina, la conosceva meno in profondità”.
Assunzioni in ritardo, 400 operai in meno
Ritardi su ritardi. Anche in quelle procedure che l’anno scorso erano state chiaramente indicate come necessarie per evitare il ripetersi dei roghi: “I viali parafuoco – la denuncia di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil Trapani – sono da terminare poiché non solo non tutti i lavoratori sono stati messi in servizio, ma quelli attualmente operativi sono stati chiamati a lavoro soltanto lo scorso 15 giugno. L’ennesima emergenza di ieri – concludono – mette in luce, ancora una volta, l’importanza di una riforma del settore che dia dignità ai lavoratori e rispetti i tempi e le esigenze del bosco e del territorio”. Non solo. In organico mancano circa 400 operatori. Il motivo? Anche qui, la mancata programmazione che ha consentito a operai che potevano scegliere tra l’impiego nelle attività di manutenzione e quelle nell’anticendio, di optare per le prime, solo perché le seconde attività non erano state avviate: insomma, gli operai hanno preferito “assicurarsi” il contratto, per evitare sorprese, anche a costo di rinunciare a circa 200 euro in busta paga.
“Richiamare i ‘settantottisti’”
Un guaio, anche questo da addebitare alla politica e alla pubblica amministrazione, secondo i sindacati. Anche perché, spiega anche Calogero Cipriano, della Fai Cisl, il problema sarebbe di facile risoluzione, attraverso il coinvolgimento dei forestali “settantottisti”, quelli cioè che vanno impiegati per 78 giornate in un anno e che non sono ancora stati chiamati in servizio: “Il reclutamento dei 78sti – si legge in una nota – non richiede risorse aggiuntive, perché andrebbero a colmare i vuoti lasciati dai minori avviamenti di quest’anno. Sull’argomento c’è stata un’intesa il 21 giugno e non si capisce cosa si aspetti ad attuarla”.
Opposizione all’attacco del governo
Ma come detto, il problema ha soprattutto una valenza politica. E non a caso, l’opposizione va all’attacco del governo: “Mentre il governo regionale dedica ogni sua energia nella spartizione delle nomine nei settori più disparati, – l’affondo del capogruppo di Forza Italia Marco Falcone – tentando di depredare tutto quel che ancora rimane sulla diligenza, la Sicilia va in fiamme, ora dopo ora, senza che sia stato doverosamente predisposto un adeguato piano antincendio e che i territori abbiano ricevuto le risorse necessarie per fare fronte ad un’emergenza che si ripete drammaticamente ogni estate”. Gli fa eco l’altro azzurro Vincenzo Figuccia: “Trovo assurdo – dice -che i forestali del servizio antincendio della Regione Siciliana siano ancora fermi al palo nonostante si sia aperta la stagione a carattere nazionale che si estende dal 15 Giugno al 15 Ottobre. Col governo Crocetta i problemi del settore sono aumentati registrando ritardi sulle gare d’appalto, sulle visite mediche degli operai e sulla manutenzione dei mezzi. A tutto ciò si aggiunge la mancanza di liquidità per l’acquisto della benzina e del materiale per gli stessi operai. Mentre divampano già i primi incendi gravi, il governo regionale mostra tutta la sua inadeguatezza e farebbe bene a vergognarsi”. Critiche molto dure anche dai Centristi: “La nostra regione e l’assessorato all’Agricoltura guidato da Antonello Cracolici – le parole del capogruppo all’Ars Marco Forzese -si fa trovare sempre impreparata. Il servizio antincendio svolto da forestali accusa gravi ritardi. Ciò è ingiustificabile e fa emergere l’inadeguatezza di chi dovrebbe rendere meno farraginosa la procedura per far partire le squadre antincendio”. “Il governo Crocetta – l’attacco della deputata del Movimento cinque stelle Valentina Palmeri – è stato il governo dell’improvvisazione. Non sa cosa sia la programmazione, non ha mai pensato a una pianificazione per la prevenzione degli incendi. Il presidente Crocetta e l’assessore al Territorio e ambiente Croce sono corresponsabili di quanto è successo sul monte Erice”. Insieme ai prevedibili roghi, ecco accendersi le prevedibili polemiche.
Pubblicato il
29 Giugno 2017, 17:00