29 Gennaio 2020, 12:01
2 min di lettura
PALERMO – Oltre sei ore di riunione per siglare una tregua armata e convocare un nuovo incontro per questo pomeriggio. Al termine del conclave dei venti parlamentari regionali del Movimento cinque stelle la fumata non è bianca e neanche nera: è grigia. Nessuna scissione, nessun addio ma le divisioni interne restano tutte e così uno dei partecipanti alla riunione fa notare che la situazione è ancora “in alto mare” e le divisioni “restano tutte”. Le parti in causa, infatti, sono rimaste ognuna sulle proprie posizioni: da un lato gli oltranzisti, dall’altro chi intende dialogare sui singoli provvedimenti portati in aula dal governo Musumeci e dalla sua maggioranza. A metà strada tra le due fazioni un drappello composto da cinque deputati “alla finestra” e che non avrebbero una posizione ben definita.
Tutti hanno dato la propria visione del problema (“fiumi di parole”, evidenzia uno dei deputati presenti) nel corso di una riunione a tratti drammatica, con reciproche accuse da una parte e dall’altra. Un clima pesante iniziato con l’elezione inaspettata di Angela Foti alla vicepresidenza dell’Ars, mentre il nome scelto dal gruppo era quello di Francesco Cappello. Ed è proprio quest’ultimo a guidare la pattuglia di chi non intende scendere a patti con Musumeci e la sua coalizione. Il fronte del dialogo, oltre al neo vicepresidente di Sala d’Ercole, vede gli esperti deputati Matteo Mangiacavallo, Sergio Tancredi e Valentina Palmeri, oltre alla new entry Elena Pagana. Più defilato Giampiero Trizzino, anche lui al secondo mandato a Palazzo dei Normanni.
Tra le questioni discusse ieri anche le esternazioni, pubbliche o garantite dall’anonimato, con la stampa. Si è respirata “un’aria pesante”, fa notare uno spettatore interessato, e del resto ieri, poco prima dell’inizio dell’incontro, a surriscaldare ulteriormente il clima ci ha pensato il deputato messinese Antonio De Luca, fresco di elezione al ruolo di ‘facilitatore’ regionale per l’area ‘Relazioni interne’, con due post Facebook: “In democrazia si decide a maggioranza e nessuno può fare ciò che vuole altrimenti non è democrazia, ma anarchia”, ha scandito. La tregua, alla fine, viene trovata sul criterio da adottare per le prossime decisioni che il gruppo dovrà affrontare: nella valutazione dei singoli provvedimenti verrà dato maggiore peso all’opinione di chi ha seguito i vari dossier nelle commissioni di merito. La polvere, per il momento, resta sotto al tappeto e la fumata nera è rinviata così come ogni eventuale comunicato ufficiale del gruppo.
Pubblicato il
29 Gennaio 2020, 12:01