14 Agosto 2018, 19:50
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PALERMO – “Voglio farci passare per razzisti, ma non lo siamo. Non è una questione di etnia o colore della pelle. È il loro modo di vivere che non ci piace. Noi la mattina andiamo a lavorare, mentre loro si alzano e nella migliore delle ipotesi vanno a a chiedere soldi per strada”. Giovanna Di Franco spiega le sue certezze riparandosi sotto il gazebo del presidio permanente. Il sole picchia in via Felice Emma. In mano tiene i figli con le cinquecento firme finora raccolte dei residenti che dicono “no al trasferimento dei rom” sloggiati dal campo della Favorita.
PRESIDIO ‘CONTRO’ ORLANDO – LA FOTOGALLERY
Il Comune vorrebbe sistemarli in tre villette confiscate alla mafia che, nel frattempo, sono state occupate da alcune famiglie di senza casa. “Abbiamo visto in che condizioni vivevano nel campo – dice Francesco Polizzi – sono nomadi e non extracomunitari che si vogliono integrare. Ne arrivano trenta e poi si allargano. Orlando faccia il sindaco dei palermitani, non dei nomadi”. Si esclude che anche i rom possano essere ormai palermitani: “Questo è da vedere”.
Leonardo Gargano ha la stessa paura: “Nascerà un nuovo campo nomadi sul terreno che circonda le ville. Ci vogliono imporre una soluzione senza neppure un confronto. Il Comune ci spieghi qual è il progetto di integrazione. Sa come finirà, che lasciano i rom qua e se ne vanno, perché il Comune da queste parti non si è mai visto. Non c’è illuminazione pubblica e la strada la spazziamo da soli. Per portare i Rom devono passare sopra di noi”. Via Felice Emma è una strada privata, il tema delle competenze non è chiaro. Di certo sono pubbliche le via Altofonte e Sambucia dove spetta al Comune ripulire le discariche maleodoranti. Questo sì che sarebbe un segno di presenza da parte dell’amministrazione comunale, anche se non è stato certo il sindaco a gettare i rifiuti.
Per dimostrare di non avere pregiudizi razziali, i residenti di via Emma assicurano che non avrebbero nulla da ridire se le ville venissero assegnate a degli extracomunitari. Ad una condizione, però: “Qui vogliamo legalità, il Comune assegni le case a chi è in graduatoria. Il colore della pelle non ci interessa”.
“Prima gli italiani e i palermitani”, ripete invece un uomo che la pensa in maniera diversa. Indossa una maglietta nera con lo stemma di Forza Nuova. Preferisce non svelare la propria identità “perché non voglio che sia strumentalizzata la mia presenza qui”. Il suo pensiero è riprodotto anche su uno striscione. “Le case agli italiani”, c’è scritto sui manifesti riciclati di una vecchia campagna di Forza Nuova e Fiamma Tricolore. “ La signora Maria Antonietta, la più grande del gruppo, taglia corto: “Forza Italia (l’errore tradisce una genuina lontananza dalle faccende politiche, ndr) o altri partiti chi vuole venire viene. A noi la politica non interessa”.
“Legalità, no ai rom e sì a chi attende una sistemazione ed è in graduatoria al Comune”, ripetono in coro. La faccenda si complica. Cinquanta metri più in là c’è il portone in ferro da cui si accede alle ville confiscate alla mafia nella metà degli anni Novanta. Due sono ultimate, una ancora da definire. “Un attimo solo”, dice una donna davanti al portone socchiuso. Pochi istanti dopo esce Salvatore Santoro. Racconta che dentro casa ci sono ventisette persone, fra cui diciotto bambini. Dalle voci si capisce che stanno giocando. Faceva il meccanico, prima in regola e poi abusivamente. Quando lo hanno scoperto gli hanno chiuso l’officina e addio alla possibilità di pagare l’affitto di una casa. In teoria dovrebbero essere sgomberati con la forza, in pratica chissà.
“Ce ne andremo – dice Santoro – solo se il Comune ci darà un posto per dormire. Non possiamo stare in mezzo alla strada”. Il ragionamento della graduatoria comunale, di cui non fanno parte, non fa breccia. Sono convinti che in quanto palermitani abbiano più diritto dei rom. Sono lì, senza luce e senza acqua, e non hanno alcuna intenzione di andare via. Gli agenti di una volante della polizia si confrontano con quelli di una pattuglia dei vigili urbani. Tutto tranquillo. Si allontanano lungo la strada tappezzata da cartelli con la scritta “Case ai rom, è protesta ma il Comune va avanti”. Qualcuno a scanso di equivoci ha aggiunto a penna la frase “Via Felice Emma anche”.
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14 Agosto 2018, 19:50