14 Dicembre 2024, 05:01
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CATANIA – Indagine archiviata, il giorno dopo. È quella a carico dell’amministratore delegato di Sac, Nico Torrisi, e dei vertici della società che gestisce lo scalo etneo. I fatti sono quelli del rogo che interessò il Terminal A la sera del 16 luglio 2023. Lo stralcio dell’inchiesta ha visto il gip Giuseppina Storari accogliere l’istanza di archiviazione della Procura.
Torrisi, sente di avere ritrovato serenità?
“Le dico: io la serenità non l’avevo mai persa. Perché avevo piena fiducia sull’operato di tutti. Quindi conservo come unico sentimento la gratitudine nei confronti della comunità aeroportuale che ha, forse, trovato l’occasione di riscoprire le radici comuni. Si era lavorato tutti per cercare di ridurre al minimo i disagi ai passeggeri. Che pure ci sono stati e dei quali ovviamente non abbiamo finito di spiacerci.
Però, no: la serenità non l’avevo persa. Certamente, poi, non ho vissuto bene questo lungo periodo per me e per tutti i miei collaboratori”.
Si è sentito un bersaglio?
“C’è stata una gara a cercare di screditarci. Di delegittimarci. Chiaramente non è stato un bel momento ma abbiamo, da sempre, avuto una linea che non abbiamo perso. Che è stata quella di rimanere silenziosamente a fare il nostro dovere senza commentare mentre c’era un’inchiesta giudiziaria in corso. E lo farò anche adesso che questa inchiesta si è chiusa ed è stata archiviata, proprio nel rispetto – che si deve sul serio e non come cosa sbandierata – all’autorità giudiziaria”.
Non le chiedo, allora, alcun commento sull’azione giudiziaria ma qual è stato il momento più difficile di questi mesi.
“Il momento più difficile è stato purtroppo vivere il disagio dei passeggeri. Dei siciliani in primis. Ma ci siamo assunti una responsabilità che è passata in secondo piano: quella di mantenere aperto un aeroporto che invece avremmo più comodamente potuto chiudere. Cercando, ripeto, di ridurre al minimo i disagi per i passeggeri, facendo ciò che era nostro dovere fare.
E poi ho anche sofferto molto nel vedere tutta la gente con cui lavoravo, che anziché spendersi 12 ore al giorno farlo magari 18 ore e si sentiva ingiustamente attaccata continuamente ben oltre eventuali propri demeriti. Che oggi peraltro sono stati eventualmente chiariti. È stato brutto. Ma è stata un’esperienza anche quella: e ci ha riunito ancora di più con senso di responsabilità. Tutti come comunità aeroportuale”.
Perché, a suo avviso, c’è stato quello che lei definisce un attacco? E chi l’avrebbe architettato?
“Io credo che le risposte siano semplici per tutti: però non ho cambiato il mio modo di essere e di vivere. Che è quello di gestire responsabilmente e con spirito di servizio un’azienda che comunque lavora nell’interesse pubblico. Questo comporta la necessità, proprio per vivere bene, di avere la possibilità di guardare sempre la gente negli occhi e di dire molti più no di quanti non siano i sì. È evidente che molti di questi no sono detti a soggetti che possono diventare fortemente scomodi per aver ricevuto dei no“.
Senza fare né trionfalismi oggi né vittimismi ieri, l’importante – ed è la cosa per cui io ringrazio sempre Dio -, è che in quell’occasione non si sia fatto male nessuno. Che il sistema abbia comunque funzionato e che siamo consapevoli di aver reso al minimo i disagi per i passeggeri. In una circostanza in cui, quello accaduto, non era causa né mia né di altri miei collaboratori. Ma ripeto: bisogna avere sempre rispetto dell’indagine, chiedo scusa se lo ripeto in maniera ossessiva. Perché ancora non tutto ciò che è oggetto di indagine è chiuso e quindi io rispettosamente sono stato zitto e desidero continuare a stare zitto”.
Alla luce di quello che è accaduto ormai un anno e mezzo fa, si è nelle condizioni di evitare il ripetersi di un fatto enorme e drammatico come quello dell’estate 2023?
“Il sistema è stato affinato, però ripeto, questa vicenda verrà chiarita quando sarà tutta chiarita. Oggi la parte archiviata è una parte stralciata di queste indagini. Si è visto che, certamente, questo incendio non è divampato per circostanze che ci sono state addebitate. Non era vero che non funzionassero gli impianti anti-incendio. Sono state dette e scritte tutta una serie di bestialità: la stampante e tutte quante cose sulle quali non avevamo mai replicato. Perché, sempre rispettosamente, altre cose non posso dirle.
Ma il sistema è stato migliorato. Addirittura il piano per l’emergenza dell’aeroporto di Catania è servito a spunto per migliorare, in generale, gli altri aeroporti italiani. C’è piena collaborazione con le istituzioni, cominciando dai Vigili del Fuoco che pur erano stati coinvolti con noi”.
È inevitabile che glielo domandi: nella gravità di quel periodo si aprì anche la partita politica per la sostituzione di Nico Torrisi. Come l’ha vissuta?
“Io la partita politica non la commento perché non voglio entrare in questa partita. Che pur ovviamente senza ipocrisia non è sfuggita a nessuno. La cosa che dispiace è quando si cerca di fare fuori qualcuno che fa onestamente il proprio dovere. Non mi riferisco solo a me, ma a tutte le persone che lavorano con me, dal primo all’ultimo.
E quando non si trova la maniera di eliminare qualcuno muovendogli degli attacchi su cose lavorative si cerca di farli fuori col metodo Boffo. Non siamo ragazzini. Sappiamo come funziona. Certamente viverlo sulla propria pelle non è bello né facile. Però io ho sempre camminato a schiena dritta e guardando negli occhi tutti. Prima di ogni altro guardando negli occhi i miei figli che pure con la mia famiglia e con le persone più care a me hanno sofferto questo momento pesante di attacchi continui. Una vera e propria campagna di odio”.
Nel frattempo, in questi mesi, lo scalo catanese ha comunque fatto registrare numeri di tutto rispetto.
“L’aeroporto di Catania è passato da un record che era di poco superiore ai 10 milioni di passeggeri ad averlo sostanzialmente frantumato già quest’anno perché abbiamo superato abbondantemente gli 11 milioni di passeggeri. E prima della fine dell’anno oltrepasseremo i 12 milioni di passeggeri. Questo conferma la bontà delle politiche che si sono fatte in questi anni.
Conferma che il trend di salute del sistema aeroportuale siciliano è straordinariamente buono perché non cresciamo soltanto noi, cresce comunque il sistema aeroportuale siciliano. Avremo e abbiamo davanti soltanto possibilità di ulteriore crescita anche come sistema aeroportuale. Sto pensando ovviamente all’aeroporto di Comiso, sto pensando a tutti gli investimenti che si andranno a fare lì.
Finora nel corso della mia amministrazione si è passati dai 7 agli oltre 12 milioni e mezzo di passeggeri. E, non lo dico io lo dice l’economia, ogni milione di passeggeri sono mille posti di lavoro in più. Questo significa che in questi anni non solo si sono creati migliaia di posti di lavoro: ma anche il turismo ha avuto una crescita portentosa.
Abbiamo già 10 cantieri aperti, quindi non stiamo parlando del libro dei sogni ma di cose che stiamo facendo. Il più importante ovviamente fra questi sarà il nuovo terminal B: a giorni inizieremo la demolizione del vecchio terminal, significa che noi faremo molte centinaia di milioni di investimenti e accanto a noi se ne faranno altri. Penso a quello che sta facendo RFI per l’interramento della ferrovia; penso a FCE che ha iniziato i lavori per portare la metropolitana in aeroporto. Questo sistema aeroportuale nel breve periodo potrà passare i 20 milioni di passeggeri con una ricaduta economica sul nostro territorio semplicemente paurosa”.
Ieri pomeriggio, ha incontrato i residenti della zona di Fontanarossa per quelli che sono i lavori di espropriazione e demolizione di sette complessi abitativi per l’allargamento dell’aeroporto. Com’è la situazione?
“Noi abbiamo accettato volentieri un emendamento, di cui peraltro avevo discusso con il sindaco Trantino, prima del consiglio comunale. Prevede un tavolo tecnico assieme a noi di SAC, a ENAC, all’IACP e al Comune stesso per individuare un’area in cui poter andare a ricostruire gli spazi, quindi le case, dei soggetti che avranno l’esproprio. Che, voglio sottolinearlo, non è stato deciso attraverso questo master plan che prevede altri espropri, ma che era oggetto di una decisione che risale a decenni fa”.
Senta, umanamente che rimane da cui tutta questa vicenda?
“Rimane un sorriso, amaro, ma rimane un sorriso. E soprattutto continuare a poter guardare, come ho sempre fatto anche in questo periodo, la gente negli occhi, sapendo che magari qualcuno forse dovrà abbassare lo sguardo. Questa è una terra benedetta ma distratta dalle cose che spesso bisogna fare. Quindi noi siamo concentrati sul nostro lavoro e continuiamo a farlo”.
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