Roma salva Crocetta | Ma lo “commissaria”

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08 Aprile 2015, 06:00

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PALERMO – Un commissariamento di fatto. Roma detta la linea a Crocetta e gli assicura lo spiraglio necessario per chiudere il bilancio. Ma il governatore dovrà fare quello che il governo nazionale gli indica, riconoscendo alla Sicilia qualche entrata e congelando le rate del mutuo. A proposito di mutui, intanto, eccone spuntare un altro: altri 150 milioni che serviranno per gli investimenti dei Comuni.

“Il bilancio è pronto, – ha fatto sapere ieri il presidente Crocetta attraverso una nota intrisa di ottimismo – i conti quadrano. La giunta si riunirà per l’approvazione giovedì alle 16. Molte le scelte innovative, un bilancio rigoroso ma che conferma la solidarietà verso i comuni, i deboli, i lavoratori. L’illustrazione delle linee guida di bilancio, – ha aggiunto Crocetta – avverrà subito dopo approvazione da parte della giunta”.

In realtà di “innovativo” c’è ben poco. E non poteva essere altrimenti. I margini erano strettissimi. E solo l’ok di Roma ha consentito di chiudere i conti. Tutto passa, innanzitutto, da una voce che lo stesso assessore Alessandro Baccei, nel predisporre il disegno di legge dell’esercizio provvisorio, aveva definito quantomeno “dubbia”. Il riconoscimento, cioè, di oltre 1,1 miliardi del cosiddetto Fondo di sviluppo e coesione. Una somma che può essere utilizzata per la spesa corrente (in questo caso per il concorso alla Finanza pubblica) solo in seguito a un accordo sottoscritto con lo Stato centrale. Un accordo che finora la Regione non aveva mai firmato, nonostante quelle entrate fossero state messe in bilancio. La situazione, quindi, verrà sostanzialmente “sanata” nei prossimi giorni, con la ratifica di un accordo tra il Pd nazionale, quello siciliano e il governo Renzi.

Cos’è il Fondo di sviluppo e coesione? E’, in sostanza, ciò che resta degli ex Fondi per le aree sottosviluppate (Fas). Già nella relazione di accompagnamento all’esercizio provvisorio esitata dalla commissione bilancio a dicembre si leggeva: “Né la disposizione in esame né la relazione tecnica fanno riferimento ad intese o interlocuzioni, già realizzate o in corso, fra il Governo regionale e quello nazionale che autorizzino la destinazione delle risorse della programmazione regionale del Fondo per lo sviluppo e la coesione al concorso agli oneri di finanza pubblica a carico della Regione. In assenza di tali presupposti, – proseguiva il documento – non può che evidenziarsi come la previsione normativa in esame, qualificata dalla stessa relazione tecnica come copertura meramente formale, risulti insuscettibile di rispondere ai canoni di corretta copertura previsti dall’articolo 81 della Costituzione e dalla vigente legge di contabilità”.

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Adesso, come detto, ecco la “sanatoria” di Roma. Che riconosce “a posteriori” la legittimità dell’utilizzo di quelle somme. Una ratifica, quella che dovrebbe arrivare tra oggi e domani, con la quale si riconosce non solo quella, ma anche entrate. Lo Stato riconoscerà alla Sicilia infatti circa 300 milioni di entrate Irpef al momento incassate da Roma.

Non solo, l’altro strumento previsto è quello del congelamento di alcune rate di mutuo. Al momento, lo ricordiamo, la Sicilia è indebitata complessivamente per circa 8 miliardi. La Cassa depositi e prestiti, come avviene per i cittadini ‘morosi incolpevoli’, ha concesso il “congelamento” del pagamento di rate di mutuo per circa 150 milioni di euro. Somme che ovviamente la Sicilia dovrà sforzarsi di recuperare presto. Solo l’ultimo mutuo acceso dal governo regionale, da quasi 1,8 miliardi, per intenderci, costringe i siciliani a un costo annuale, come rata, di circa 75 milioni di euro annui.

Ma nel frattempo, il governo accenderà un nuovo mutuo. Dall’entità certamente ridotta: circa 150 milioni che serviranno per coprire le spese per investimenti dei Comuni siciliani. Altri 300 milioni circa, milione più, milione meno, dovrebbero arrivare invece dai tagli previsti in Finanziaria. Tra gli altri, quelli riguardanti i prepensionamenti dei Forestali, le norme sui regionali (ancora però in corso è la concertazione con l’Aran), la riduzione della pianta organica e degli uffici della Regione, l’istituzione della Centrale unica degli affitti. Molte altre norme, nel frattempo, sono state stralciate per alleggerire la manovra.

Queste le condizioni di Roma. Prendere o lasciare. E ovviamente, il governo Crocetta non potrà che accettare le condizioni dettate dal governo Renzi. Il bilancio, di fatto, è stato scritto a Palazzo Chigi. Oggi o domani l’accordo verrà ratificato nella Capitale. Capitale, da oggi, anche della Sicilia.

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08 Aprile 2015, 06:00

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