Ryanair, in 300 passano i test | ma ai colloqui arrivano solo 150

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07 Febbraio 2014, 18:58

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PALERMO – Seconda giornata di passione per i giovani siciliani che sognano di vestire la divisa da assistente di volo Ryanair. Circa 150 gli aspiranti steward e hostess che questa mattina sono tornati ad affollare le sale dell’Idea Hotel di viale Regione Siciliana, a Palermo. A superare il test grammaticale ieri erano stati in trecento. A scoraggiare la metà dei candidati la cifra di 2.900 euro da sborsare per poter partecipare al corso di formazione propedeutico all’assunzione. In molti, dunque, hanno deciso di non presentarsi all’appello di oggi.

“Ci sono due possibilità di pagamento – dice Magda Macaluso -, sono stati molto chiari in questo. Sapevamo già dei 1.200 euro da dare in anticipo per l’iscrizione e l’alloggio. Per le lezioni invece o si pagano 1749 euro in un’unica soluzione ben tre settimane prima che il corso inizi”. Ma il corso all’estero non è l’unica spesa da fronteggiare. Bisogna tenere in considerazione anche i 30 euro mensili per la divisa da elargire per un anno intero e il vitto non compreso nei 1.200 euro iniziali: “Ho superato il test ma non ho intenzione di sostenere la prova orale – interviene Giuliano Messina, tra un tiro di sigaretta e una passeggiata nervosa -, non rimarrebbe nulla in mano. Sono qui solo per accompagnare la mia ragazza che non vuole mollare”.

E così tra dubbi e perplessità prende il via la seconda tranche di selezione: il colloquio in lingua. I candidati al loro arrivo hanno trovato quattro liste bianche su cui scrivere il proprio nome per registrarsi alla prova. Le lancette segnano le 11 quando arriva il personale della Crewlink, azienda che si occupa della selezione. Una parte dei ragazzi provenienti da fuori città ha sostenuto la prova orale nel tardo pomeriggio di ieri, ma a causa dell’ora ormai tarda qualcuno è slittato a oggi: “Ho dormito vicino la stazione – dice Giulio Sanfratello – in un b&b. Sono di Catania e pensavo di essere a casa per sera ma non è stato così. Non ho chiuso occhio, speriamo bene”. I ragazzi si danno il cambio, uno dopo l’altro. L’attesa è snervante, la tensione palpabile.

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Le sensazioni tra i partecipanti, dopo una chiacchierata in lingua madre di circa venti minuti con gli esperti, sono contrastanti. C’è chi si dispera temendo di aver sbagliato e chi ci scherza su: “Abbiamo parlato di birre – dice Andrea Capocasale -, perché hanno capito che non sono la persona adatta a parlare in inglese e così abbiamo parlato di altro. Mi hanno detto che sono simpatico, sorridente e allegro. Che dire … ci ho provato”.

Gli idonei, al termine del corso di formazione, saranno mandati in una delle sessantadue basi europee, escluse quelle italiane. Già, perché se in un primo momento era stata pubblicizzata la possibilità di posti di lavoro in Sicilia con sette nuove rotte da Catania e quattro da Comiso, ieri è arrivata la smentita. “Non sperate di essere mandati in una base italiana, così ci hanno detto – dice Caterina Lo Presti mentre aspetta il suo turno -. Ora vorrei capire chi lavorerà nelle nuove basi siciliane di prossima apertura. Chissà in quale parte sperduta del mondo ci manderanno. Come al solito siamo sempre noi siciliani quelli costretti a emigrare”. Non sono ammessi riepnsamenti, perchè se si abbandona il lavoro prima dei dodici mesi si deve pagare una penale di 1.200 euro.

L’appuntamento con l’esito finale, intanto, è tra sette giorni. “Ci faranno sapere tra una settimana – spiega Margaret Sole, appena uscita dalla porta rossa –, non c’è un numero minimo a cui attenersi. Potrebbero prenderci tutti così ma potrebbero anche mandarci via tutti via”.

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07 Febbraio 2014, 18:58

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