22 Ottobre 2015, 06:00
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PALERMO – Sono le dodici del 10 luglio scorso. Dalle parole captate dalle microspie sembra vacillare la sicurezza dei protagonisti dell’affaire beni sequestrati alla mafia. Subentra la paura di essere scoperti. Nell’ufficio dell’ex presidente della sezione Misure di prevenzione, al piano terra del nuovo Palazzo di giustizia di Palermo, i finanzieri hanno piazzato le cimici. Che registrano la voce di un ufficiale della Dia mentre spiega al magistrato: “… Carmelo pure (Carmelo Provenzano amministratore giudiziario, ndr)… la deve smettere di parlare per telefono… parla troppo… c’è un’attenzione di carattere generale… non possiamo escludere dei telefonini, mi sembra difficile però non possiamo escluderlo… ti vedo molto tesa e nervosa, devi stare tranquilla, soprattutto per telefono, sempre”.
Sette giorni dopo. L’ufficio è lo stesso. C’è un nuovo protagonista intercettato, però. Si tratta di Tommaso Virga, presidente di una sezione del Tribunale di Palermo, ex componente del Csm e padre di Walter, il giovane amministratore giudiziario scelto dal collegio presieduto dalla Saguto per gestire i beni Rappa e Bagagli. L’ipotesi della Procura di Caltanissetta è che abbia ottenuto gli incarichi per il figlio in cambio di un aiuto per stoppare l’avvio di un procedimento disciplinare a carico della Saguto davanti al Consiglio superiore della Magistratura. Virga padre spiega alla collega di avere parlato al Csm delle Misure di prevenzione. In particolare con Cosimo (“Cosimo Maria Ferri, sottosegretario alla Giustizia”, annotano i finanzieri), “a cui ha detto di essere preoccupato per lei”. Virga ha chiesto al collega “se possa essere la Saguto stessa, accompagnata da lui, a raccontare personalmente la vicenda a Roma”.
Nella Capitale dovranno andarci assieme. Virga ne ha parlato pure con “Galloppi” (Claudio Galloppi, altro componente del Csm), che lo ha indirizzato da “Lorenzo Pontecorvo”. Ormai l’attenzione sulla gestione dei beni è alta, la polemica è montata. In quei giorni Gaetano Cappellano Seminara, il recordman di amministrazioni giudiziarie, ha fatto un elenco degli incarichi. Ne ha venti, ma – dice la Saguto – non è stata lei a darglieli ma altri collegi. “Sono tutte frecce per colpire te”, dice Tommaso Virga, aggiungendo che il figlio Walter è in difficoltà. Vuole lasciare gli incarichi, “non ce la fa più”. Troppe pressioni dei media, troppe polemiche. La Saguto è preoccupata, non vuole che il passo indietro di Virga jr appaia come un tentativo di difesa anche perché “già Lorenzo se n’è andato dalla misura”.
Qualche giorno prima le microspie avevano intercettato l’ex presidente mentre diceva: “Ieri sono stata da Natoli (Gioacchino Natoli presidente della Corte d’appello di Palermo, ndr) mi ha detto che mio marito si deve dimettere da tutto”. Lorenzo Caramma, in effetti, si dimetterà dall’incarico nella cava Buttitta, gestita da Gaetano Cappellano Seminara, “l’unica cosa che aveva, che gli aveva dato Vincenti (Cesare Vincenti, predecessore della Saguto alla guida della Sezione misure di Prevenzione, ndr). Virga non può andarsene così all’improvviso. “Dobbiamo trovare un modo che non ci si ritorca contro”, dice la Saguto. Che il 17 luglio è di nuovo in stanza con Tommaso Virga. Il magistrato spiega alla presidente di avere sentito alcuni media parlare dell’archiviazione di un procedimento disciplinare nei confronti della Saguto. Lui di certo, spiega, non ha il potere di convincere un procuratore generale e cinque consiglieri. Ed è subito dopo questo passaggio che i finanzieri annotano: “Non si può escludere che quanto proferito da Virga Tommaso debba tenere conto di una telefonata in cui il padre consigliava al figlio (Walter, che) di non parlare liberamente nell’ufficio della Saguto”. Era il 29 maggio.
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22 Ottobre 2015, 06:00