Sala delle Lapidi a passo di lumaca | Palermo, i numeri di tutti i consiglieri

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22 Febbraio 2012, 07:51

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L’arrivo del commissario Luisa Latella sembra aver destato Sala delle Lapidi da un antico torpore. Il consiglio comunale del capoluogo siciliano, infatti, negli ultimi anni non ha certo brillato per produttività: complici la disgregazione del centrodestra, la debolezza del sindaco e la mancanza di una maggioranza politica, oltre che i continui conflitti fra partiti della stessa coalizione e all’interno dei partiti stessi, l’Aula è divenuta l’emblema dell’incapacità di decidere.

A parte gli atti obbligati, come le manovre di bilancio e i relativi debiti, si contano sulle dita di una mano i provvedimenti “di peso” esitati nel 2011. Fra questi il Piano regolatore del porto e la bocciatura del cimitero di Ciaculli. Nessuna traccia del Put, del Peep, dei Prusst o del regolamento per i gazebo che solo oggi, grazie all’intervento del commissario, sembrano essere in procinto di sbloccarsi. Punti di un ordine del giorno infinito, che conta almeno 200 temi che sono stati puntualmente rinviati.

Per avere un’idea di quanto l’Aula abbia prodotto nel 2011, è sufficiente considerare il numero delle sedute tenutesi in 12 mesi: appena 58. Praticamente meno di cinque al mese. Vero è che parte del lavoro si svolge in commissione, ma è anche vero che spesso e volentieri gli schemi usciti dalle commissioni vengono prontamente cestinati una volta giunti a Palazzo delle Aquile. Il numero in questione, però, tiene conto soltanto delle sedute “vere”, cioè di quelle che hanno portato a un voto di qualsiasi tipo: in totale sarebbero 77, il che significa che in 19 occasioni, pur essendoci il numero legale, l’Aula non ha praticamente fatto nulla.

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Altra questione sono i dati sulle presenze che, però, non sempre danno l’idea di quanto sia produttivo un consigliere. Può capitare, per esempio, che, presa la presenza, il consigliere abbandoni l’Aula dopo pochi minuti. Ecco perché questi dati si riferiscono alle presenze al momento di un voto, escluso quando si tratta di debiti fuori bilancio o dell’approvazione di verbali, ovvero “voti scontati”.

Fatte le debite premesse, quindi, ecco che al primo posto si piazza Luigi Di Franco (Aps), con 54 presenze, seguito da Giulio Tantillo (Pdl) e Giovanni Di Maggio (Pid) a pari merito a quota 53. Al terzo posto Manfredi Agnello (Gs), a 49, seguito da Nunzio Moschetti (Pdl) a 48, Leonardo D’Arrigo (Mpa), Filippo Fraccone (Gi) e Gerlando Inzerillo (Gs) a 47. Per arrivare al primo consigliere di centrosinistra tocca scendere al dodicesimo posto, dove troviamo Rosario Filoramo (Pd) con 44 presenze, a pari merito Salvatore Mirabile (Aps). All’ultimo posto Giovanni Greco (Gi), con otto presenze, al penultimo Agostino Genova (Mpa) con 15 e al terzultimo Ivan Trapani (Udc)  con 17. Dall’elenco sono esclusi i consiglieri subentrati nel corso dell’anno e la presidenza, ovvero Alberto Campagna, Salvo Alotta e Sandro Oliveri, che spesso si astengono per opportunità istituzionale.

Ma, come detto, la presenza non sempre indica produttività. Ecco perché può essere interessante vedere anche i dati relativi a mozioni e interrogazioni. Ci sono recordman, come Fabrizio Ferrandelli (Idv), che ha presentato 36 interrogazioni, Nadia Spallita (Un’altra storia) a quota 31, Totò Orlando (Idv) che ne ha firmate 28 o Vincenzo Tanania (Pd), a 26. Ma su 50 consiglieri, ben 28 non ne hanno presentata nemmeno una. Va peggio sul fronte mozioni: anche qui si conferma primo Fabrizio Ferrandelli, a quota nove, seguito da Cesare Mattaliano di Idv (sette), Leonardo D’Arrigo in quota Mpa (cinque) e il dipietrista Aurelio Scavone (quattro). A quota zero, invece, ben 28 consiglieri.

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22 Febbraio 2012, 07:51

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