Salute, quel “purtroppo” in più

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19 Luglio 2011, 13:23

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Le cronache della Sanità degli ultimi giorni somigliano a un film di Dario Argento. Basta scorrerle per rabbrividire. Se in un reparto di rianimazione, le larve di mosche fanno il nido nel naso di un uomo non può essere colpa di un assessore, piuttosto che di un altro. L’assessore alla Salute non lavora negli ospedali. Dovrebbe compiere scelte politiche in grado di assicurare un trattamento decente a tutti. Ma questo è un discorso, al momento, complementare. Gli episodi raccontati dall’informazione tratteggiano uno scenario desolante della sanità siciliana. Per ogni disservizio, ovviamente, c’è chi ha la spiegazione pronta. E’ stata una disgrazia. E’ stata una fatalità. E’ stato un disguido. La somma delle nequizie offerte dal caso è però inquietante. E ci porta a pensare che ci sia un problema complessivo. Crediamo anche di sapere di che si tratti: il paziente, nella sua interezza, non è più la missione degli ospedali siciliani. Non la più importante almeno.

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Contano i numeri. Conta l’adesione formale alle regole. Conta la produttività. Contano i bilanci. Cose che indubbiamente contano e che hanno un senso solo se ancorate all’elemento principale: la salute del cittadino. Che, invece, non conta un tubo. Ora, sarebbe molto triste se fosse davvero e irrimediabilmente così, come pensiamo. Se la sanità siciliana diventasse il paradigma del bollettino che salutò la scomparsa di Giacomo Puccini. Scrisse un illustre clinico: “L’operazione è riuscita perfettamente, purtroppo il paziente è morto”. Da noi, spesso, c’è un “purtroppo” in più.

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19 Luglio 2011, 13:23

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