22 Dicembre 2022, 18:29
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Bocciato. Piovono critiche al provvedimento “Salva Sicilia” di pochi giorni fa approvato in Commissione Bilancio alla Camera e portato avanti dal presidente della Regione Siciliana Renato Schifani. Cateno De Luca va all’attacco e condanna senza appello il provvedimento portando dritto l’affondo al capo dell’esecutivo regionale: “Il Presidente Schifani dovrebbe dire ai siciliani chi lo ha autorizzato a sottoscrivere il 16 dicembre scorso un accordo con lo Stato che rischia di affossare definitivamente la Sicilia”. E per non lasciare nulla nel vago De Luca rincara la dose: “È l’anticamera della fine per la Sicilia, un patto scellerato”. Il leader di Sicilia vera non ha alcuna intenzione di accendere semaforo verde e chiede esplicitamente al presidente della Commissione Bilancio di “bloccare la discussione su questo punto”. I più intransigenti nella critica sono gli esponenti del Movimento cinque stelle.
“Questa mattina in commissione bilancio abbiamo bloccato la variazione per introitare 200 milioni di euro frutto dell’accordo Stato-Regione che causa la rinuncia di oltre 9 miliardi di euro – aggiunge De Luca – Ho espresso le nostre perplessità e il nostro assoluto disappunto nei confronti di una manovra che ha il sapore di un vero e proprio strozzinaggio di Stato. È uno squallido tentativo di mettere una pezza al danno causato dal Governo Musumeci che lo ha preceduto”.
La presa di posizione di De Luca ha spinto l’assessore Marco Falcone a presentare un emendamento per abrogare la parte della variazione di bilancio che contemplava i 200 milioni di euro, “frutto del patto scellerato tra Schifani e Giorgetti”, incalza ancora De Luca.
Le dichiarazioni di Cateno De Luca in merito alla vicenda del presunto credito sulla sanità che la Regione Siciliana avrebbe avuto nei confronti dello Stato, non sono passate di certo inosservate ai piani alti della politica, soprattutto al vicepresidente della Regione, Luca Sammartino, che replica duramente al leader di Sicilia vera: “Temo che l’onorevole Cateno De Luca, politico di esperienza, non abbia avuto il tempo di leggere le carte e questo lo ha indotto a sbagliare la sua analisi”. “Infatti – prosegue – il credito non è stato mai realmente riconosciuto da nessuno. Anzi, ci sono due sentenze della Corte Costituzionale che vanno esattamente nella direzione opposta”. Sammartino nello specifico fa riferimento alla sentenza 246 del 2012, “quando la Regione impugnò il bilancio dello Stato proprio in merito a queste risorse e la Consulta considerò la richiesta inammissibile”, e alla sentenza 62 del 2020 “con la quale è stato accolto il ricorso dello Stato contro la legge regionale 8 del 2018 che metteva in bilancio somme riferibili a questo presunto credito. Proprio da quest’ultima decisione è arrivato l’invito della Corte a trovare un accordo tra i due governi”. “Dopo 15 anni, per la prima volta – conclude Sammartino – c’è un governo regionale che ha ottenuto dei risultati concreti: l’intesa, infatti, non riguarda solo i 200 milioni di euro ma prevede altri benefici economici per la Regione Siciliana anche nel 2023 e negli anni successivi. Inoltre, viene stabilito il principio che lo Stato deve rivedere il meccanismo di partecipazione della Regione alla spesa sanitaria”.
“Nei giorni scorsi il governo e l’assessore all’Economia Marco Falcone avevano annunciato la presentazione del testo del bilancio entro l’anno, alla luce dell’esito dei lavori della commissione Bilancio ci rendiamo conto che, bene che vada, il 30 si approverà l’esercizio provvisorio. Un risultato che comunque non appare scontato, il rischio per la Sicilia è di trovarsi il 1 gennaio in una condizione di gestione provvisoria”. Lo dice Mario Giambona, parlamentare regionale del Pd, che insieme con gli altri parlamentari del Partito Democratico ha presentato un’interrogazione rivolta al presidente della Regione Renato Schifani ed all’assessore all’Economia Marco Falcone per chiedere “chiarimenti in merito all’accordo Stato-Regione siglato il 16 dicembre 2022”.
“Un accordo – aggiunge Giambona – presentato dal governo regionale come un grande successo poiché permetterà l’utilizzo di circa 200 milioni di euro, quello che però il governo non ha detto è che in base allo stesso accordo la Sicilia dovrà rinunciare alla richiesta delle somme relative al riconoscimento delle accise degli anni precedenti: una somma totale che si aggira intorno ai nove miliardi di euro. Oltretutto il governo regionale non ha mai riferito o depositato presso l’Assemblea regionale siciliana la documentazione circa l’esito del tavolo tecnico istituito tra Stato e regione che ha portato all’accordo tanto sbandierato in questi giorni”.
“Insomma – conclude il parlamentare regionale del Pd – questo governo sembra proseguire nel solco del governo Musumeci: una gestione finanziaria ed economica contraddistinta dal caos e dall’incertezza, in una fase in cui la Sicilia ha disperato bisogno di risorse certe e di sostegno concreto alle imprese, al lavoro ed alle fasce sociali più deboli”.
“Il governo ha appena compiuto il primo passo verso la prossima finanziaria ed è già nel caos: oggi nell’ambito delle variazioni di bilancio ha presentato in commissione l’accordo con lo Stato che riconosce circa 200 milioni di euro per la Sicilia, peccato che il governo non abbia mai discusso questo accordo né in connesommissione e neppure in aula, e soprattutto peccato che a fronte di appena 200 milioni la Sicilia, in base allo stesso accordo, rinuncia ad una somma di circa nove miliardi”. Lo dice Antonello Cracolici, parlamentare regionale del Pd e componente della commissione Bilancio all’Ars.
“Ma nella stessa seduta della commissione – aggiunge Cracolici – il governo ha compiuto un altro pasticcio, annunciando un emendamento per sopprimere il capitolo che prevede l’utilizzo dei 200 milioni dell’accordo con lo Stato. Il motivo? Si sono ‘accorti’ che inserendo questa somma nelle variazioni sarebbe stata assorbita dal ripiano del 2022, e dunque questi soldi sarebbero stati inutilizzabili nella manovra 2023. Insomma, se il buon giorno di vede dal mattino, questo governo non promette nulla di buono”.
Un duro attacco al presidente della Regione arriva anche dal deputato del M5S all’Ars Luigi Sunseri: “Il governo Schifani – dice – conferma di essere totalmente nel pallone. Oggi l’assessore Falcone in commissione Bilancio ha annunciato la presentazione di un emendamento che sopprime l’articolo uno del disegno di legge presentato dallo stesso esecutivo appena 24 ore prima. Siamo all’assurdo. In soldoni, i 200 milioni che dovrebbero arrivare da Roma non saranno usati ora, ma solo l’anno prossimo. Del resto era prevedibile, stiamo parlando di una cosa che ancora non esiste, dovendo la legge di stabilità essere ancora approvata a Roma”.
“L’unica certezza in questo momento di grandissima incertezza determinata da un governo senza bussola e senza spina dorsale – continua Sunseri – è che si stanno mandando all’aria i conti delle Regione. Il governo è partito per Roma per chiedere 650 milioni ed è tornato con poco più di una mancetta, la promessa dei famosi 200 milioni, che ha avuto l’ardire di contrabbandare come una vittoria. E tutto ciò senza nemmeno passare dall’Ars, come andava fatto, considerato che questo patto è fatto sulla pelle dei siciliani che dovranno rinunciare per un piatto di lenticchie a poco più di otto miliardi”. “L’accordo, inoltre – conclude Sunseri – mette la pietra tombale anche sul tavolo tecnico tra Roma e la Sicilia previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale 62 del 2020 che doveva determinare quali risorse sarebbero spettate alla Sicilia e ora irrimediabilmente precluse dall’accordo chiuso dal governo Schifani”.
L’emendamento non ha convinto neanche il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca: “In Sicilia corsi e ricorsi di vichiana memoria sono la costante e, purtroppo, quasi sempre in negativo. Vorremmo capire bene quali sono, nei minimi dettagli, i termini dell’accordo chiuso da Schifani con Roma, che poterebbero in Sicilia una mancetta in cambio dei miliardi dovuti dallo Stato per la maggiore compartecipazione della Regione alla spesa sanitaria. Era salito a Roma a chiedere 650 milioni, è tornato con 200, rinunciando a più di 8 miliardi derivanti dalla compensazione finanziaria per gli anni 2007 al 2021”. “Sembra di rivedere – continua Antonio De Luca – la storia del disastroso governo Crocetta, che in cambio di poco più di 500 milioni cash rinunciò a contenziosi con lo Stato che avrebbero potuto portare nelle casse della Regione cifre ben più alte. Noi non ci stiamo: questa politica che non guarda più avanti del proprio naso è una sorta di pilota automatico verso il disastro di cui pagheranno le conseguenza le prossime generazioni. Schifani venga in aula a riferire prima della variazione di bilancio. Non siamo disposti a firmargli assegni in bianco, specie se la firma apposta non è con l’inchiostro ma col sangue dei siciliani”. “Ribadiamo con forza – conclude il capogruppo 5stelle – che pretendiamo di conoscere i dettagli di questo accordo capestro fatto con Roma. Schifani deve venire in aula a riferire. Il M5S non farà mai sconti su provvedimenti che rischiano di compromettere il futuro già incerto dei siciliani”.
A spezzare una lancia in favore di Renato Schifani è Stefano Pellegrino, capogruppo di Forza Italia all’Ars: “L’inserimento del ‘Salva Sicilia’ nella finanziaria nazionale che il Parlamento si appresta a votare è certamente il risultato di un lavoro politico e tessitura di rapporti istituzionali svolto prima di tutto dal Presidente Renato Schifani che fin dal giorno del suo insediamento ha lavorato, per altro unico titolare formale delle competenze e del ruolo amministrativo per farlo, per costruire i necessari rapporti col Governo nazionale”. “E’ indubbio – aggiunge Pellegrino- che vi sia stato un proficuo lavoro di squadra che ha interessato tutti gli attori istituzionali coinvolti, per un risultato che può davvero cambiare la storia non solo di questa legislatura ma dei rapporti fra Stato e Regione per i prossimi anni. Di fronte a questo risultato, spiace vedere che qualcuno tenti di intestarsi un ruolo, per altro impossibile vista la brevissima permanenza al Parlamento nazionale e visto che certamente un provvedimento di questo tipo non può certo essere frutto del lavoro di un singolo. E’ la conferma del fatto che purtroppo alcuni, in netta minoranza in Forza Italia e nel centrodestra, non hanno capacità di lavorare in squadra per il bene della Sicilia, ma guardano solo alle proprie posizioni personali”.
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22 Dicembre 2022, 18:29