Salvare l’economia devastata| senza dimenticare gli “irregolari”

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25 Marzo 2020, 13:31

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Mentre si combatte la battaglia sanitaria contro il Coronavirus, cercando di arrestare i contagi e di non far collassare il sistema sanitario, in parallelo il mondo si muove per ricostruire sulle macerie che la pandemia lascerà nell’economia.

Gli Stati Uniti si preparano a sparare con un bazooka da duemila miliardi di dollari per fronteggiare gli effetti devastanti della crisi da Coronavirus sull’economia americana, Nella notte a Washington è stato raggiunto un accordo storico, senza precedenti, tra l’amministrazione Trump e i senatori democratici e repubblicani. Si è varato su un pacchetto di misure da duemila miliardi di dollari (2 trilioni) per fronteggiare la crisi economica. Una fiumana gigantesca di denaro sarà immessa nell’economia reale sotto varie forme: spese dirette, agevolazioni fiscali, finanziamenti alle imprese e persino assegni direttamente ai cittadini, compresi i bambini. Per gli americani con reddito medio-basso ci saranno pagamenti diretti di 1.200 dollari per ogni adulto, e di 500 dollari per ogni bambino. Ai due trilioni diretti del governo federale si aggiungono i 4 mila miliardi di dollari mobilitati dalla Federal Reserve — la banca centrale americana — per pompare liquidità nel sistema. Tra i provvedimenti decisi, riporta il Corriere della sera, gli ospedali riceveranno circa 150 miliardi di dollari e le piccole imprese avranno prestiti per 367 miliardi di dollari. Partirà anche un gigantesco programma di prestiti della Federal Reserve per le piccole e medie imprese. Gli Stati Uniti hanno scelto la strada dell’helicopter money, cioè la distribuzione diretta di denaro agli individui, per fare ripartire i consumi. Una strategia simile viene adottata in questi giorni in Europa dalla Danimarca, dove lo Stato si farà carico degli stipendi dei dipendenti delle aziende chiuse che non licenziano. Questo perché in questo momento una delle priorità è far sì che la gente non perda il posto, perché anche quando arriverà la ripresa è più difficile riassorbire le persone finite fuori dal mercato del lavoro.

E l’Italia? Al momento sono in campo solo le misure emergenziali varate nel decreto Cura Italia da 25 miliardi, che per partire però hanno ancora bisogno di passaggi burocratici. Di oggi è la notizia che la prossima settimana dovrebbe partire la macchina dell’Inps per l’assegnazione dei 600 euro per gli autonomi. Quanto alla cassa integrazione in deroga, questa passa dalle Regioni, e in Sicilia si devono ancora consumare dei passaggi. Oggi la Confapi ha criticato al riguardo la Regione, invocando maggiore celerità. Anche dalla commissione Attività produttive dell’Ars è arrivata in settimana una richiesta di accelerazione in tal senso per il governo regionale. Che al momento ha varato delle misure per facilitare l’accesso al credito delle imprese. Certo, non sarebbe male che la Regione si dotasse di un bilancio per fare ripartire a pieno regime la spesa, con interventi anticiclici seppur limitati alle sue modeste disponibilità finanziarie. Questo anche per evitare che i Comuni si trovino da qui a breve in enormi difficoltà che rischierebbero di provocare default a catena.

Ma è chiaro che le misure fin qui varate sono solo un primissimo intervento per dare una boccata d’ossigeno e che il più resta ancora da studiare e attuare. Il governo Conte ha annunciato per i prossimi giorni un intervento che dovrebbe sbloccare un massiccio piano di investimenti pubblici, per mettere in circolo risorse. L’Europa sta allentando la morsa della stabilità, ma l’Italia, con il suo gigantesco debito pubblico, si trova ovviamente in una situazione più complessa della Danimarca. E un allentamento della pressione fiscale sui non ricchi, quanto mai auspicabile, si scontra nel nostro Paese con il già altissimo livello d’evasione: fino a dove può reggere il sistema?

La risposta non potrà che essere globale. Il Fondo Monetario Internazionale ha già stanziato 50 miliardi di euro per aiutare i Paesi con economie più deboli. E proprio ha ricordato nei giorni scorsi ai Governi che, una volta che la crisi sanitaria sarà passata, è necessario “attuare un pacchetto completo di misure per stimolare la crescita potenziale e migliorare la capacità di recupero”. In Europa, la Bce ha varato un piano di emergenza di 750 miliardi di euro per l’acquisto di titoli di debito pubblici e privati, fino alla fine dell’anno. Un’iniziativa che cerca di alleggerire le banche e di incoraggiarle a mantenere i prestiti.

Nel difficilissimo contesto generale, l’Italia deve tenere conto anche di un’altra peculiarità del suo sistema economico, cioè la mole gigantesca dell’economia sommersa, quella che sfugge a interventi come la cassa integrazione in deroga varati fin qui. “La quota di sommerso che esiste ha riflessi nell’economia reale – ha detto in settimana il ministro per il Sud Peppe Provenzano -, per questo abbiamo la necessità di avere misure più universalistiche. Nel Dl abbiamo sostenuto i lavoratori, ma tutto questo non copre quella quota che esiste, non possiamo mettere la testa sotto la sabbia”. Un tema assolutamente da non trascurare, soprattutto nel Mezzogiorno già povero prima della pandemia. Perché questa non diventi il colpo di grazia definitivo per il Sud.

 

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25 Marzo 2020, 13:31

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