05 Dicembre 2015, 11:01
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CATANIA – Rosario Tomarchio, colto da infarto mentre faceva un’escursione sull’Etna, scrive una lunga e toccante lettera su quanto capitato lo scorso novembre, ringraziando chi lo ha soccorso, salvandogli la vita.
“Dopo una stressante settimana di lavoro guardi alla domenica come all’unica valvola di sfogo che possa restituirti un po’ di serenità. Le previsioni meteo sono buone ed insieme ad un mio amico decidiamo di andare a fare una salutare passeggiata nel Parco dell’Etna, dove in questo periodo, è possibile ammirare straordinari e pittoreschi colori autunnali. Di buon mattino, il 15/11/15, insieme all’amico Salvatore Torrisi, Ispettore Capo della Polizia di Stato, in servizio presso la Questura di Catania, nonché appassionato escursionista e socio del C.A.I. di Giarre, con il quale condivido la mia passione per le passeggiate nei boschi e per il nostro vulcano, ci avviamo verso la faggeta di Monte Scavo sita sul versante ovest dell’Etna.
Dopo un’ora circa di cammino lungo la pista Altomontana, io e Salvatore ci addentriamo all’interno di un sentiero poco battuto in direzione della “Grotta delle Vanette”. Ed è proprio qui, dopo una breve visita alla grotta, che accuso un forte malessere, in particolare un dolore alle braccia e una difficolta respiratoria che mi consigliano di non proseguire oltre e fermarmi. Il mio amico nota che sto sudando in maniera innaturale: mi fa sdraiare a terra, mi solleva le gambe, mi copre con la sua felpa ed il suo giubbotto e mi invita a mantenere la calma. La diagnosi è presto fatta: infarto. Prendiamo coscienza della gravità della situazione e che la mia vita è appesa ad un filo….. anzi ad un telefono cellulare, al telefono cellulare del mio compagno di avventura e soprattutto alla sua capacità di coordinare l’arrivo, in un luogo decisamente ostile e lontano chilometri dal centro abitato, di eventuali mezzi di soccorso.
Mi reco in montagna da quando ero ragazzino senza considerare mai che il manifestarsi di problemi fisici, soprattutto su percorsi difficoltosi e ostili può davvero mettere a rischio la vita . Ora lo so! In attesa dei soccorsi riflettevo e cominciavo seriamente a temere di non riuscire a farcela! Se avessi potuto scegliere la persona da aver vicino in un simile frangente avrei senza dubbi voluto Salvo. Averlo accanto ad incoraggiarmi e prendersi cura di me, mantenendo la consueta lucidità senza mai farsi sopraffare dall’emozione (considerato il forte legame di amicizia che ci lega da sempre) lui, profondo conoscitore del territorio, dotato della professionalità di chi ha svolto un ruolo di coordinatore di uomini in situazioni di pronto intervento, mi infondeva fiducia.
Un grazie di cuore, lo rivolgo anche all’Isp. S.U.P.S. del Corpo Forestale Regionale Alfio Stagnitta, Comandante del Soccorso Montano con sede a Linguaglossa, il quale sebbene in sevizio da solo, senza esitare e lasciandosi guidare telefonicamente dal mio amico Salvatore sopraggiungeva tempestivamente, a bordo del suo fuoristrada, in quel luogo difficilmente raggiungibile dai soccorsi convenzionali. Entrambi, mi adagiavano sul fuoristrada e dopo aver percorso alcuni chilometri verso valle, intercettavano l’ambulanza con il medico a bordo, dove mi sono state praticate le prime cure del caso.
Inutile sottolineare, a mio parere, come l’operato encomiabile di questi due uomini appartenenti ad apparati diversi dello Stato, spesso ingiustamente sottovalutati, abbiano decisamente ribaltato il corso delle cose. Ringrazio inoltre, tutti gli altri soccorritori intervenuti, medici e paramedici del 118, gli operatori dell’elisoccorso, i Vigili del Fuoco del Distaccamento di Maletto, ed i VV. UU. Del Comune di Maletto, nonché i medici dell’Ospedale Cannizzaro, ospedale presso il quale sono stato sottoposto con un’urgenza ad un delicato intervento chirurgico di angioplastica coronaria.
Concludo rivolgendo un appello ai Dirigenti dell’Ente Parco dell’Etna e alle Autorità competenti del Corpo Forestale Regionale, affinché, sulla base di questa mia triste esperienza (decorrono 60 minuti da quando sono stato adagiato sull’ambulanza in località “Bosco chiuso”, a quando l’elisoccorso è decollato dall’elisuperficie idonea e sicura sita a parecchi chilometri nel paese di Maletto), possano individuare lungo i 35 chilometri della pista “Altomontana”, delle aree adeguate per l’atterraggio dell’elisoccorso (una di queste potrebbe essere, l’area antistante il Rifugio di “Monte Scavo”, è una superficie su fondo piano, adeguatamente ampia ed in parte libera da ostacoli, e guarda caso si trova a qualche chilometro dal luogo in cui io sono stato soccorso) per far si, che quei 60 minuti, determinanti per la salvezza di una vita, possano essere guadagnati”.
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05 Dicembre 2015, 11:01