28 Giugno 2014, 18:01
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PATERNO’ – In queste ore i carabinieri della Compagnia di Paternò coadiuvati dai militari del Comando provinciale stanno interrogando amici e conoscenti di Salvatore Leanza per ricostruire gli ultimi giorni di vita della vittima ammazzata sotto i colpi di almeno due pistole. Ed, al contempo, stanno passando al setaccio le registrazioni delle telecamere a circuito chiuso degli esercizi commerciali che si trovano lungo Viale dei Platani e nei luoghi, tra Santa Maria di Licodia e Belpasso, ovvero dove la Fiat Uno utilizzata dai sicari nell’agguato è stata prima rubata e poi data a fuoco. Sono ore convulse, queste, per gli investigatori e per la città stessa che di colpo è ripiombata in un clima pesante da anni ottanta.
Il giorno dopo l’assassinio di Salvatore Leanza ritenuto dagli investigatori affiliato alla cosca degli Alleruzzo-Assinnata, la domanda che tra i bar e le strade di Paternò si insinua sotto una cappa mista a terrore e disgusto è se in città si sia aperta o meno una guerra di mafia. Una faida tutta interna ai clan. Tocca agli investigatori trovare una risposta. Meglio: le risposte a quella che è stata una vera e propria esecuzione avvenuta di buon mattino (attorno alle 7) mentre il 59enne si trovava a bordo dell’Alfa 155 che era guidata dalla moglie di 58 anni. Salvatore Leanza non era uno qualunque: era stato indicato in una relazione della commissione parlamentare antimafia come al vertice dell’ex clan degli Alleruzzo.
Leanza è stato freddato con 10 pistolettate: 3 proiettili lo hanno raggiunto alla testa uccidendolo sul colpo. La moglie è stata, invece, centrata al torace da quattro colpi di pistola: dopo un primo ricovero al Santissimo Salvatore è stata trasferita a Catania (il nosocomio rimane top secret per motivi di sicurezza) dove è stata sottoposta ad un intervento chirurgico durato oltre quattro ore. Tre dei quattro proiettili sono stati estratti dai medici. La donna resta in prognosi riservata. A sparare, come detto, almeno due armi da fuoco: di certo si tratta di pistole ma si mantiene il riserbo sul calibro.
Sul luogo del delitto, il Reparto della Scientifica ha raccolto quanti più indizi possibile per risalire non solo alla esatta dinamica dei fatti ma anche per verificare se i killer abbiano potuto lasciare o meno qualche traccia che possa far risalire alla loro identità. A monitorare tutto il territorio paternese vi è in campo, h 24, anche la Compagnia di intervento operativo di Palermo. I carabinieri di piazza della Regione, intanto, stanno passando al setaccio le abitazioni di possibili sospetti alla ricerca delle armi che abbiano potuto compiere l’omicidio. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore della Dda, Andrea Ursino.
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28 Giugno 2014, 18:01