24 Gennaio 2022, 19:58
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CATANIA – Salvo Pogliese deve essere di nuovo sospeso dalla carica di sindaco di Catania, per il tempo che gli resta da scontare. Negli uffici di Palazzo degli elefanti è arrivata questo pomeriggio una busta proveniente dalla prefettura etnea. Il messaggio, si vocifera nei corridoi del municipio, era il seguente: Palazzo Minoriti comunica che gli effetti della legge Severino sul sindaco condannato per peculato dovranno essere riattivati, per aggiungere ai quattro mesi e 13 giorni già trascorsi lontano da Palazzo degli elefanti anche i restanti, fino ad arrivare al totale complessivo di 18 mesi. In questo momento il primo cittadino è chiuso in via Francesco Crispi, nella sua storica segreteria politica, circondato dai suoi uomini più fidati. Nel palazzo di fronte, il suo pool di avvocati cerca di capire su quali basi si muova la nota prefettizia e che valore abbia.
Proprio su quest’ultimo punto interviene Pogliese in una nota affidata pochi istanti fa ai social network, in cui definisce “inaspettata” la decisione della prefettura: “Astenendomi per sensibilità istituzionale dallo svolgimento delle funzioni di sindaco – si legge – aspetterò i chiarimenti del caso prima di fare tutte le opportune valutazioni e assumere scelte consequenziali”. Cioè pensare alle dimissioni, mentre la gestione del palazzo torna di nuovo nelle mani del vicesindaco Roberto Bonaccorsi. Del resto, continua il primo cittadino, “illustri giuristi” hanno letto nella nota prefettizia una “interpretazione errata della norma, in contrasto con la stessa ultima sentenza della Corte Costituzionale nei miei confronti, che ha sancito la natura giuridica cautelare e non sanzionatoria della sospensione”.
La spada di Damocle che pendeva sulla testa del sindaco, comunque, alla fine sembra essere caduta.
L’intricata vicenda che coinvolge il primo cittadino etneo comincia a luglio del 2020: a Palermo, viene condannato a quattro anni e tre mesi, in primo grado, per peculato. Il processo riguarda le presunte spese pazze negli anni in cui Pogliese, lungi dall’essere sindaco, era un quotatissimo deputato dell’Assemblea regionale siciliana. Dopo la sentenza viene quindi applicata la legge Severino e scattano 18 mesi di sospensione.
Pogliese si allontana dal municipio e, nel frattempo, fa ricorso al tribunale Civile contro la sospensione, sostenendo che sia illegittima. Con un colpo di scena, alcuni dei rilievi della difesa del sindaco vengono accolti dai giudici etnei, che mandano la palla a Roma. Decida la Corte Costituzionale, dicono al tribunale Civile di Catania, che fare con la sospensione del primo cittadino. È dicembre 2020 quando la sospensione viene, a sua volta, sospesa. Così il sindaco torna al suo posto.
Ci vuole un anno perché la Corte Costituzionale si esprima, a dicembre 2021, restituendo gli atti a Catania e sottolineando che la sospensione non è una pena, bensì una misura preventiva. Il 22 gennaio 2022 al tribunale Civile di Catania il caso torna a tenere banco. Sono gli stessi giudici a chiedere l’intervento della prefettura: era stato l’ufficio territoriale del governo, retto a luglio 2020 dall’ex prefetto Claudio Sammartino, a comminare i 18 mesi di sospensione.
Ed è oggi di nuovo la prefettura a dire la sua: riattivando il provvedimento di sospensione che era stato a sua volta sospeso.
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24 Gennaio 2022, 19:58