Sanatorie, precari, regionali| Le “sorprese” della Finanziaria

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23 Luglio 2014, 06:00

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PALERMO – Alle quattro del mattino quel tomo è piombato sulle scrivanie della commissione bilancio. Anzi, “quei” tomi. Maxi-emendamenti frutto di un lungo colloquio tra il presidente Crocetta, esponenti del governo e deputati di maggioranza. Sanatorie, apertura a nuovi precari, norme rivolte al personale regionale, nuovi soggetti a spartirsi le somme di una rinata – nonostante le precisazioni di Crocetta – tabella H.

Sorprese, per tutti. Quel “vertice” notturno, infatti, ha prodotto una sorta di “testo parallelo” alla Finanziaria. Contro il quale parte dell’opposizione si è già scagliata: “E’ una vergogna, chiederemo formalmente l’annullamento del voto in commissione” hanno tuonato ad esempio i deputati di Forza Italia. “Quei maxi emendamenti – attaccano il capogruppo Falcone e il vice Figuccia – non sono nemmeno stati accompagnati da una relazione tecnica, né, in molti casi, riguardano materia finanziaria. Anzi, in molti casi sarebbe stato obbligatorio il passaggio dalle commissioni di merito. Eluso invece da governo e deputati”. Il componente “azzurro” in commissione bilancio, Riccardo Savona, nella notte ha anche polemicamente abbandonato i lavori. Mentre i colleghi grillini a caldo, già all’alba parlavano di “pessima Finanziaria”.

Ma perché tanto scandalo? Intanto, a indisporre i deputati, come spesso accade, è stata la “forma”. L’etichetta. Che in questi casi, molto spesso, è anche sostanza. I maxi emendamenti, frutto sostanzialmente della raccolta di alcuni emendamenti aggiuntivi, sono arrivati “in blocco”, quando la notte era già inoltrata. E in blocco sarebbero stati votati dalla commissione. Che, a dire il vero, si è espressa positivamente in maniera quasi compatta: 11 voti favorevoli. Non hanno assicurato il proprio “sì” solo, appunto, i parlamentari di Forza Italia e quelli del Movimento cinque stelle e, come sottolinea lui stesso, il vicepresidente della commissione, Vincenzo Vinciullo.

L’astensione, questo lo strumento scelto in commissione dai partiti “contrari”, si fonda su una convinzione: quei maxi emendamenti non sono altro che la somma di provvedimenti discutibili, in alcuni casi “scandalosi”: sanatorie, deroghe incomprensibili, contributi che nel frattempo (e qui scendiamo sul terreno scivoloso della ‘tabella h) sono cresciuti: da 119 a 150 milioni di euro, facendo entrare tra i “beneficiari” anche soggetti inizialmente non previsti.

Le “sanatorie”

Un emendamento che vede come firmatario Vincenzo Vinciullo e sottoscritto dagli altri deputati del Nuovo centrodestra, sostanzialmente, elimina, per le aziende agrituristiche, il vincolo decennale di utilizzo dei contributi europei. In sostanza, “scoccati” i cinque anni dal contributo (che prevedeva appunto un vincolo decennale), le aziende possono cambiare la destinazione urbanistica. O i titolari potrebbero anche decidere di vendere l’azienda stessa.

Dopo giorni spesi invece a polemizzare sui “tetti” agli stipendi, è il turno della polemica sui “sottotetti”. Un emendamento di Clemente (Cantiere popolare), interviene su una legge del 2003 che consentiva (entro l’entrata in vigore della stessa legge di 11 anni fa) il recupero abitativo dei sottotetti, appunto. Un termine che viene spostato, appunto, di… undici anni (nonostante alcune proroghe fossero intervenuto negli anni passati). Fino all’entrata in vigore di questa finanziaria. “L’emendamento – ha precisato Clemente – non apre alcuna nuova sanatoria, e non consente variazioni di cubatura né speculazioni, ma invece consente una proroga dei termini entro cui concludere il procedimento già avviato”. Appunto. Passa invece la norma del Movimento cinque stelle che “congela”, di fatto, fino al 31 dicembre del 2015, le rate dei mutui accesi dalle cooperative edilizie con l’Ircac.

I nuovi precari

Un emendamento di Giovanni di Giacinto, invece, punta a inserire nel bacino dei precari di enti locali e aziende sanitarie anche persone che – fino al 2008 – sono state oggetto di convenzioni presso “le aziende ospedaliere universitarie della Regione”. Per intenderci, questi precari, operatori, magari, di aziende nei confronti delle quali i policlinici avevano sottoscritto una convenzione per uno specifico servizio, finirebbero nel calderone dei circa 20 mila precari ai quali il governo nazionale – con grande fatica – era riuscito a garantire una proroga in vista di un processo di stabilizzazione. Un elenco che potrebbe quindi accrescersi ancora. E includere anche, frutto di un intervento del Pd, altri lavoratori impiegati nel 2009 in “progettualità da destinare a politiche attive del lavoro in contesti di particolare degrado sociale ed occupazionale”. Anche loro potrebbero entrare in quel bacino sorretto a sua volta da un Fondo stimato, per il triennio 2014-2016, in 181 milioni per il 2014 e quasi 200 milioni per gli anni 2015 e 2016.

I dipendenti regionali

Un emendamento di Giuseppe Lupo “apre” gli uffici speciali della Regione anche al personale proveniente dagli enti controllati e dalle società partecipate. Il presidente della Regione, invece, è intervenuto “di persona” sulla gestione degli uffici. Con un emendamento, infatti, ha disposto che “ciascuna unità operativa di base o struttura intermedia” di enti sottoposti al controllo della Regione o nelle società partecipate, non potrà avere un numero di dipendenti inferiore a 15. L’indennità di posizione è prevista solo nei casi in cui il dipendente ricopre un incarico di responsabile di quella struttura. Stop anche agli affidamenti all’esterno. A questi contratti, stando alla norma voluta da Crocetta, si potrà ricorrere solo nel caso in cui le stesse funzioni non possano essere svolte dagli stessi enti o da società partecipate della Regione.

Novità anche per il personale dei Comuni sopeso per “reati contro la pubblica amministrazione”. Il Comune stesso può chiedere alla Regione il trasferimento e l’affidamento (per non più di due anni) di un dipendente regionale di pari qualifica al posto di quello sospeso. Infine, il governo punta a eliminare la clausola di salvaguardia dei dirigenti regionali. E l’emendamento del governo non lascia “scampo”: “A decorrere dall’entrata in vigore della presente legge, l’Amministrazione regionale ha facoltà di non procedere al rinnovo dell’incarico dirigenziale conferito, anche in assesnza di una valutazione negativa o di un processo di riorganizzazione”. Insomma, qui lo spoil system non c’entra. Il governo, si legge nella relazione che accompagna l’emendamento, “elimina la clausola di salvaguardia che, invece, assicurava il mantenimento del medesimo livello retributivo per la parte di indennità di risultato, almeno fino allo scadere dell’incarico”.

La tabella h non finisce mai

E tra le “sorprese” della Finanziaria ecco qualche “new entry” nella riscrittura dell’articolo 28. Quello che le opposizioni (ma anche molti esponenti di maggioranza) hanno bollato come una “riedizione” della famigerata tabella h. Nel cuore della notte, ecco che hanno trovato posto altri enti, inizialmente non presenti nell’articolato. Intanto ecco spuntare le città di Augusta e Porto Palo tra quelle destinatari dei fondi per fronteggiare l’immigrazione clandestina.

E poi, mezzo milione di euro per la Fondazione banco alimentare, 198 mila euro per la Pontificia facoltà teologica e 142 mila euro per lo Studio teologico San Paolo. Spuntano anche 400 mila euro per la fondazione Withaker. Gli emendamenti, poi, hanno contribuito a impinguare una serie di contributi. Il Cerisdi, ad esempio, secondo i deputati del Movimento cinque stelle, è stato “resuscitato” da Crocetta. Ma non solo. Il primo stanziamento previsto, di 200 mila euro, è stato quasi raddoppiato: adesso ammonta a 380 mila euro (e meno male che era, per il governatore, un ente inutile…). E ancora crescono nella notte (ma lievemente) i contributi per gli enti che si occupano di sostegno ai non vedenti, e quelli per teatri privati. Scendono i fondi destinati alle università mentre escono, addirittura, dall’articolato, enti come la Fiumara d’Arte (Antonio Presti aveva detto di rifiutare quei contributi), l’autodromo di Pergusa, il Brass group e la Fondazione Falcone. Per loro non era rimasto più un euro. I “preferiti” di governo e deputati, sono altri.

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23 Luglio 2014, 06:00

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