23 Gennaio 2023, 09:13
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“Affermare che “Dante è di destra” è come dire che la terra è piatta. Le due affermazioni hanno la stessa validità scientifica e intellettuale. Ovvero nessuna”. Inizia così la nota di sette docenti universitari in merito alle note dichiarazioni del ministro della Cultura su Dante Alighieri. Il documento è stato sottoscritto da Attilio Scuderi, Ernesto De Cristofaro, Anita Fabiani, Antonio Pioletti e Carmelo Tramontana dell’Università di Catania, Francesco Decristofaro dell’Università di Napoli e Simona Micali dell’Università di Siena.
“Che affermi questo un quisque de populo, in un momento di discutibile ispirazione post prandiale, può anche starci – prosegue la lettera dei docenti -. Che lo faccia il ministro della Cultura, di un grande paese, dello stesso paese che ha dato i natali al poeta, no. È grave. Molto grave. È grave perché Dante Alighieri è un simbolo di tutte le italiane e di tutti gli italiani; ed è ancor più grave perché lo stesso ministro, già direttore di un giornale televisivo su rete nazionale, si dichiara intellettuale, esperto e appassionato di storia, e nella stessa improvvida intervista cade in almeno due contraddizioni, con effetti di comicità forse involontaria: egli infatti da un lato afferma di volere “liberare” la cultura dalle appartenenze politiche e ideologiche (ma dopo avere orgogliosamente arruolato tra i patrioti e fratelli d’Italia il sommo poeta); e dall’altra non si rende conto che evocare una tale improbabile ascendenza denuncia in modo plastico, quanto clamoroso, la debolezza culturale della parte politica che vorrebbe, nelle sue intenzioni, esaltare”.
“Se il ministro della Cultura britannico dichiarasse che Shakespeare è un conservatore, oppure che il Bardo è il vero capostipite del movimento pro-Brexit ( e ciascuno può esercitarsi, ad averne il tempo, con esempi simili, per ogni paese e letteratura del mondo), i suoi stessi alleati lo manderebbero a casa, sollevandolo da un incarico per lui troppo grave. In Italia che si fa invece?”.
“Si potrebbe liquidare la battuta come una delle tante consimili e quotidiane, oppure argomentare sulla reale cultura politica medioevale. Ma il livello non lo consente. Si potrebbe dire che chi la ha fatta non sa che, nella contemporaneità, la cultura storica insegna, sin dalle prime classi, ad evitare e superare gli anacronismi. Altrimenti potremmo chiederci – con la stessa validità dell’uscita in oggetto – se Pericle preferisse il tennis o il calcio, se Cicerone avrebbe vinto Masterchef, o se Tasso avrebbe approvato la Legge Basaglia. Ma dato che il ministro è così sicuro, e ama le affermazioni forti, noi ne faremo una ben più modesta. Sangiuliano, si dimetta. Non la meritiamo”.
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23 Gennaio 2023, 09:13