Sangue e mafia, il pentito Musumeci: |”Lo Giudice voleva ammazzare Nuccio Mazzei”

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07 Maggio 2014, 05:00

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CATANIA – Una volta ammazzato Raimondo Maugeri, il secondo a finire sotto le pallottole dei Carateddi sarebbe dovuto essere Nuccio Mazzei, figlio del capomafia Santo. Un progetto criminale raccontato dal collaboratore di giustizia Gaetano Musumeci nel corso del processo Revenge 3, nel troncone che si celebra con il rito ordinario. I due delitti sarebbero serviti a scatenare una guerra tra i Santapaola e i Carcagnusi. Una faida sanguinaria di cui avrebbe dovuto approfittare il Clan Cappello Carateddi per spodestare dal “trono” cosa nostra catanese. Il primo, però, a morire non sarebbe dovuto essere Maugeri, ma Nuccio Mazzei.

Sebastiano Lo Giudice, il braccio armato dei Carateddi, più volte definito “personaggio senza scrupoli” dal collaboratore D’aquino, avrebbe voluto eliminare “u carcagnusu”, anche per vendicare lo zio Massimiliano Bonaccorsi, ucciso nel 1997. “Nuccio Mazzei doveva morire per un rancore ed una rabbia – racconta Musumeci durante il processo – che è stata da una vita da Lo Giudice, essendo che gli è stato ammazzato dalla famiglia dei “Carcagnusi” lo zio”.

Per avere informazioni proprio sull’uccisione di Massimiliano Bonaccorsi i vertici dei Cappello avrebbero prima sequestrato e poi ucciso nel 2001 Matteo Gianguzzo. Per il presunto caso di lupara bianca, il Gup Laura Benanti ha condannato in primo grado, tra gli altri, i due “capimafia”  Sebastiano Lo Giudice e Orazio Privitera. Un delitto inquietante, soprattutto per i metodi. Dalla ricostruzione che si legge nelle motivazioni della sentenza in abbreviato di Revenge 3, Gianguzzo, visto per strada, sarebbe stato attirato a casa della nonna di Lo Giudice con la scusa di “assaggiare” della cocaina. Per i pentiti Musumeci e Fiorentino si sarebbe trattato di un pranzo conviviale, insieme alla polvere bianca la vittima avrebbe “mangiato anche dei gamberetti”. Lo Giudice avrebbe allertato Privitera della trappola a Gianguzzo; a quel punto per farlo parlare lo avrebbero legato, torturato e, dopo, lo avrebbero ammazzato. Il cadavere, mai ritrovato, sarebbe stato bruciato. Fiorentino svela ai magistrati che i resti sarebbero stati “raccolti, con una pala, in un sacchetto” poi “gettato in un cassonetto”.

Sangue e vendette, dunque, dietro il delitto di Raimondo Maugeri, caduto in un agguato mortale il 3 luglio del 2009. Omicidio che doveva servire da apripista a quel piano di “stermino dei Santapaola” che avrebbe voluto fortemente  – secondo D’Aquino – il killer ergastolano Lo Giudice. E in questa rete mortale sarebbe dovuto cadere anche Sebastiano Nuccio Mazzei, attualmente ricercato dalla Guardia di Finanza per l’operazione Scarface.

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Gaetano Musumeci, nel corso del controesame dei difensori degli imputati Biagio Sciuto e Girolamo Ragonese, gli avvocati Strano Tagliareni e La Porta, ripropone quanto già dichiarato nel corso dell’interrogatorio da parte dell’accusa e racconta, davanti alla Corte d’Assise presieduta da Rosario Cuteri, di un incontro dove i piani su chi doveva essere il primo “eliminato” sarebbero stati sovvertiti da Nicola Squillaci. “Dovevamo uccidere Nuccio Mazzei, “‘u carcagnusu” – racconta Musumeci in udienza – però tramite un incontro che abbiamo avuto nella zona di Misterbianco, in un magazzino detto Ciccio Giocattoli, c’è stata una riunione tra uno dei “mattiddina”, Orazio Privitera e Lo Giudice Sebastiano, dove stavamo pianificando l’omicidio di Nuccio Mazzei. Poi il “mattiddina”, il signor Squillaci, ha detto – continua il collaboratore di giustizia –  “Prima facciamo una cosa, prima uccidiamo un pezzo grosso di Nitto Santapaola” ed ha preso questo Maugeri – spiega ancora – e dice: “Dopo di questo uccidiamo a Nuccio Mazzei, così gli facciamo sembrare una guerra tra di loro”.

I Cappello seguono le indicazioni di Squillaci: visto il suo passato nell’organico dei Santapaola avrebbe potuto prevedere le reazioni del clan. “Il signor Squillaci – racconta ancora Musumeci – che stava prima con Cosa Nostra, con Nitto Santapaola, era passato dalla nostra parte”.

Nuccio Mazzei, dunque, sarebbe entrato nel mirino delle pistole dei Carateddi, ma sarebbe stato “salvato” dal blitz Revenge della procura di Catania, che nel 2009 decapitò i Cappello e fece saltare tutti i piani criminali tra cui, forse, l’agguato al boss dei Carcagnusi. La testa di Nuccio Mazzei però sarebbe già dovuta saltare: “la fortuna” volle – se quanto raccontato da Gaetano D’aquino in udienza è vero – che il piano del boss Sebastiano Lo Giudice non coincidesse con quello di chi doveva premere il grilletto. “Quando è stato deciso di eliminare Nuccio Mazzei, il figlio di Santo Mazzei, u caccagnusu, Lo Giudice Sebastiano mi disse: “Diglielo tu- racconta il collaboratore  –  a Orazio Privitera di ammazzare a Nuccio, perché se ci vado io mi dice no, perché ci vado tutti i giorni.” Io onestamente c’andai, lui diede lo star bene ma… Poi… – spiega D’Aquino –  Non fu ucciso Sebastiano Mazzei, solo perché io e Gaetano Musumeci non l’abbiamo voluto uccidere, l’ho visto, l’ho incontrato, avevo le pistole, ma l’ho lasciato stare”. Quasi un “sopravvissuto” il latitante Nuccio Mazzei.

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07 Maggio 2014, 05:00

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