Sangue e morte a Cruillas| L’imputato era “capace di intendere”

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12 Aprile 2017, 17:39

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PALERMO – Era capace di intendere e volere nel momento in cui avrebbe colpito con un coltello il suo “rivale”. È l’esito della perizia disposta nei confronti di Nunzio Lo Piccolo, accusato dell’omicidio di Roberto Frisco, ucciso durante una rissa tra la sua famiglia e quella dei Lo Piccolo per le strade di Cruillas.

Era stato il difensore dell’imputato a chiedere al giudice Fernando Sestito di fare valutare le condizioni di Lo Piccolo alla luce del fatto che l’uomo era stato colpito con un martello alla testa poco prima di armarsi per la vendetta. “I colpi ricevuti hanno determinato – scrive il perito – la frattura del naso e ferite al capo e in ogni caso le lesioni sono superficiali, non hanno provocato alterazioni allo stato di coscienza così come riscontrato dalla Tac”. Sul capo Lo Piccolo aveva piccoli ematomi e traumi cranici superficiali.

Una conclusione che potrebbe pesare anche sulla posizione processuale dell’uomo accusato di averlo colpito: Francesco Frisco è imputato di tentato omicidio. Un’accusa sempre respinta dal suo legale, l’avvocato Alessandro Musso.

Secondo quanto ricostruito dalla Procura, a scatenare la rissa sarebbe stato uno sguardo di troppo che un fattorino di una pizzeria avrebbe rivolto a Francesco Frisco. Questi avrebbe reagito aggredendo il giovane. Il fattorino si sarebbe quindi rivolto a Lo Piccolo che avrebbe raggiunto Frisco nella sua abitazione per tentare una riappacificazione. L’uomo e il fattorino, però, sarebbero stati colpiti da Frisco a martellate. Dopo essere fuggito, Lo Piccolo sarebbe tornato nell’abitazione di Frisco, assieme al padre Giuseppe e al fratello Salvatore. Lì avrebbero trovato Roberto e Giuseppe Frisco, fratello e padre della vittima. Ne sarebbe scaturita una violenta lite culminata nel delitto.

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È un dialogo drammatico quello che le microspie hanno intercettato fra Francesco Frisco e la madre, Vita Misseri. Avevano appena visto morire il parente. Erano entrambi in piazza Lampada della Fraternità, dove Roberto perse la vita. “Quando mi sono alzato da terra Totò mi ha detto ‘guarda a tuo fratello che è messo a terra’”, raccontava Francesco alla donna: “… l’ho visto sangue mio con una mano nel petto… sangue dalla bocca…”.

La madre provava a tranquillizzarlo: “… scordatelo a mamma, mi hanno detto i tuoi zii, i tuoi cugini… ‘non ci pensare più’…”. Impossibile cancellare quell’immagine: “La faccia… la faccia gli è diventata una maschera di sangue”. “L’ho visto, e io poi l’ho pulito a tuo fratello mentre era a terra… io l’ho pulito a tuo fratello”, aggiungeva la madre.

Francesco non si dava pace: “Ci colpo io… per tutte cose… perché Roberto non doveva scendere, ho la colpa io perché non glielo dovevo dire che papà ha preso uno schiaffo. Ho colpa io perché parlo sempre assai parlo… hanno ammazzato la vita mia… è come se avessero ammazzato a me… Roberto si è lasciato andare perché gli ho detto che papà ha preso uno schiaffo… ”.

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12 Aprile 2017, 17:39

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