12 Dicembre 2015, 07:37
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PALERMO – Non hanno scelto un luogo isolato. E neppure che si facesse notte. I killer hanno ucciso Mirko Sciacchitano in una affollatissima strada. Poco prima delle sette di sera, davanti a un’agenzia di scommesse.
Mandanti ed esecutori dell’omicidio – gli investigatori sono certi della loro ricostruzione (Guarda le foto) – si sono mossi con naturalezza per le strade di un rione dove regnano paura e silenzio. Nessuno ha visto o sentito qualcosa. Eppure il rumore dei colpi di pistola, il 3 ottobre scorso, ha squarciato l’apparente normalità di via della Conciliazione, una strada fra via Oreto e Falsomiele.
Nessuno ha collaborato alle indagini e forse nessuno collaborerà. Il piombo fa paura. La ferocia dell’esecuzione zittisce, nonostante lo Stato ci sia e abbia risposto con grande velocità. I carabinieri hanno dato un volto ai killer al termine di un’indagine lampo. Le scarcerazioni di alcune personaggi importanti nello scacchiere di Cosa nostra aveva accesso l’interesse dei carabinieri. Hanno monitorato la zona, imbottendola di microspie. Domanda lecita: era possibile evitare l’omicidio? Le cimici hanno captato le voci di chi lo avrebbe commesso, ma i tasselli del puzzle investigativo sono stati messi assieme solo dopo il delitto. Era impossibile farlo prima. E la difficoltà sta tutta nel contesto di normalità in cui si muovevano gli arrestati di ieri.
Una friggitoria, una macelleria, una sala da barba: i nuovi boss di Santa Maria di Gesù vivevano in mezzo alla gente. Ecco perché, guardando le immagini del commando che ha ucciso Sciacchitano, viene fuori lo spaccato di un “tranquillo” pomeriggio di morte e sangue. Gli appuntamenti davanti alle attività commerciali, gli scooter che zizzagano nel traffico, la macchina del commando incolonnata nel traffico. Tutto dannatamente e apparentemente normale.
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12 Dicembre 2015, 07:37