03 Marzo 2014, 06:00
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PALERMO L’Asp di Palermo ha già il suo direttore generale. Il governatore ha messo da parte ogni “etichetta” e qualche giorno fa ha, di fatto, annunciato la conferma dell’attuale commissario Antonio Candela al vertice dell’azienda, nel ruolo di direttore generale. “Non ha più nulla da dimostrare – ha detto Crocetta – per me può continuare a lavorare come ha fatto finora”. Al manager il merito di aver sollevato alcuni “scandali” che avrebbero avuto luogo nell’Asp del capoluogo, oltre a quello di aver portato avanti una gestione virtuosa. “Questa è la politica del fare, quella che piace a me”, ha ribadito il presidente della Regione, partecipando alla presentazione di un progetto dell’Azienda di via Cusmano.
Salvo clamorose sorprese, insomma, il primo direttore generale c’è già. Ne mancano sedici. E adesso, le pressioni aumentano. I partiti da un lato spingono per mettere sul piatto i propri “papabili”, dall’altro Crocetta li “bacchetta” additandoli come “conservatori”. Già, il presidente vuole la discontinuità. Ma molto abilmente sta prendendo tempo, giocando la partita dei manager come “contrappeso” nei confronti dei partiti alleati: o la maggioranza si dimostra unita sulle Province e sulla Finanziaria-due, o il governatore ne terrà conto. In sede di rimpasto. E anche per la nomina dei direttori generali, appunto.
Ma qualche nome, inutile dirlo, è più caldo degli altri. In alcuni casi, le simpatie delle forze politiche si incrociano con le necessità dell’esecutivo di dare una “ventata di novità” al settore. No a ex cuffariani ed ex lombardiani, insomma (anche se potrebbe saltare fuori qualche “eccezione”). “Non ho nulla di personale – ha precisato Crocetta – ai manager che hanno ricoperto ruoli di vertice nella Sanità del passato. Ma è il momento di cambiare. Torneranno utili in altri rami del settore”.
E no alla conferma nella stessa azienda per chi ha ricperto già il ruolo di direttore generale. La commissione di esterni ha stilato un elenco di 76 nomi, come è noto. Elenco che si sarebbe “ufficiosamente” ridotto a una trentina. Ma è quasi certo che il governo qualche nome lo prenderà anche al di fuori di quella rosa dei trenta. Non andando al di fuori dei 76, però. Elenco, quest’ultimo, dal quale sono rimasti esclusi alcuni manager graditi a Crocetta, come Aliquò e Virgilio, immediatamente ripescati però, il primo al vertice della Seus, il secondo al San Raffaele Giglio di Cefalù.
Così, ecco gli altri nomi caldi. I più quotati, oggi, per andare a ricoprire i 16 posti restanti. Intanto, sono molto vicini alla conferma Renato Li Donni al Policlinico di Palermo e Giacomo Sampieri a Villa Sofia-Cervello. Il primo è gradito, oltre che al Pd, anche al rettore Lagalla che lo proporrà nella terna dei manager richiesti dall’Università di Palermo. Il secondo invece è graditissimo al presidente della Regione. L’unico dubbio sembra legato alla conferma nell’attuale azienda ospedaliera, dove potrebbe giungere qualche altro professionista. Molto quotato, oggi, è Giovanni Migliore, ginecologo palermitano che Crocetta ha recentemente inviato all’Asp di Messina.
Il no agli ex lombardiani, invece, quasi certamente taglierà fuori gli attuali commissari delle aziende catanesi. Angelo Pellicanò, attuale commissario del “Garibaldi”, Gaetano Sirna a guida dell’Asp etnea e Paolo Cantaro al vertice del Cannizzaro. Quest’ultimo, a dire il vero, potrebbe rientrare attraverso la prefereza espressa dal rettore dell’Università catanese. Per gli altri due, la conferma è lontana. E ad aspirare a questi e ad altri ruoli di vertice nelle aziende siciliane sono davvero tanti. Lanciatissimi sarebbero Francesco Basile (già preside della facoltà di Medicina) e Ferdinando Di Vincenzo, attualmente direttore dell’Unità di Patologia Clinica al Policlinico Vittorio Emanuele. Sempre a Catania, molto alte le quotazioni dell’attuale direttore amministrativo del “Cannizzaro”, Giampiero Bonaccorsi.
Ma i “nomi nuovi” su cui potrebbe fondarsi la nuova Sanità dell’era Crocetta-Borsellino sono diversi. Molto “quotato”, infatti, è anche l’attuale “reggente” dell’Asp di Caltanissetta Giorgio Giulio Santonocito, così come Maurizio Aricò, un oncoematologo che attualmente lavora in Toscana. Anche Salvatore Brugaletta, in servizio a Ragusa, sembra godere della stima dell’assessore Borsellino e del suo entourage.
Stesso discorso per Carmelo Iacono, quotatissimo manager che qualcuno vorrebbe già al vertice dell’Asp di Siracusa (dove però potrebbe essere ripescato anche l’attuale dirigente generale Ignazio Tozzo, ammesso che accetti quello che appare come un ‘ridimensionamento’”). E ancora, altri nomi “caldi” quelli del palermitano Michele Vullo, del 59enne di Rosolini Rosario Di Lorenzo e di Marco Retuccia, al momento al’Asp di Messina.
Questi insomma i nomi da cui potrebbe ripartire la Sanità siciliana. Nomi ai quali ovviamente potrebbero aggiungersi altri. Le variabili in gioco sono diverse. E vanno dalle personalissime valutazioni del Presidente Crocetta ai possibili sviluppi del dialogo “ampio” con i partiti.
Intanto, però, c’è chi continua a chiedere l’annullamento della procedura che ha portato, quantomeno, a selezionare 76 nomi tra le centinaia di candidature giunte alla fine dell’anno scorso. Una mozione, tra l’altro “trasversale”, chiede infatti l’azzeramento di quella selezione, dopo mesi di prove e test.
Il primo firmatario è Mario Alloro, un deputato del Pd che non ha nascosto, anche sul tema delle Province, il proprio malcontento riguardo alle recenti scelte del governo. Con lui, però, hanno apposto la firma in calce anche il collega democratico renziano Gianfranco Vullo, oltre ai deputati di opposizione Riccardo Savona, Giuseppe Milazzo e Luisa Lantieri.
Il motivo alla base della mozione starebbe nei “vizi” della procedura portata avanti dalla Commissione di esperti. Vizi segnalati anche dall’Ufficio legislativo e legale della Regione già qualche mese fa. Un parere che i deputati riportano nella mozione. “Diversamente da come aveva disposto la legge, – scrivono infatti i parlamentari – la commissione, in data 6 febbraio 2013, successivamente alla presentazione delle domande e quindi conoscendo già i curricula vitae dei candidati, ha previsto dei nuovi criteri di valutazione al di fuori del dettato legislativo e amministrativo; E’ stato fornito – prosegue la mozione – parere da parte dell’Ufficio legislativo e legale della Presidenza della Regione siciliana a firma dell’Avvocato Generale, Cons. Romeo Palma, e dell’Avv. M. Valli”.
Un parere del 30 aprile scorso, col quale l’Ufficio regionale ha “evidenziato – scrivono sempre i deputati – la palese illegittimità di tutta la procedura; in particolare, l’Ufficio legislativo e legale della Presidenza della Regione siciliana ha chiarito che tale ‘fissazione dei parametri sembra travalicare le funzioni assegnate a detto organo risultando in contrasto con la normativa in materia di nomine dei managers della sanità“.
L’Ufficio legislativo ha sottolineato che “appare certamente non corretta l’iniziativa della commissione di preordinare autonomamente, e al di là di qualsiasi preventivo raccordo con l’Assessore, un sistema di valutazione che non solo non ne limita la discrezionalità, ma che – di fatto – trasforma una scelta per sua natura discrezionale in una procedura concorsuale. E ciò peraltro, nella totale assenza di una previa informazione ai richiedenti”.
E il parere chiude in maniera tranciante: “La commissione ha travalicato i compiti assegnati, e che l’attività espressione di tale ultronea e non legittimata attività sia viziata da invalidità’”, Insomma, è la Regione stessa a dire che l’iter seguito dalla Regione è “illegittimo”. E insieme alle nuove nomine, ormai ad un passo, si attende una pioggia di ricorsi.
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03 Marzo 2014, 06:00