04 Marzo 2015, 06:00
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PALERMO – “Gli americani facciano un passo indietro: non possono continuare a gestire l’Ismett. Su Humanitas il Tar ci ha dato ragione. Lucia? Spero che le sue dimissioni non arrivino mai. Di sicuro, sono rimasto solo io a difenderla”. Rosario Crocetta è nel pieno ciclone Sanità. La convenzione con l’Università di Pittsburgh, il rapporto con le cliniche private e l’annunciato addio del suo assessore rendono quel settore incandescente. Ma per il governatore “nessuno può pensare di mettere le mani sulla gestione della Salute in Sicilia”.
Che significa presidente? Chi vuole mettere le mani sulla Sanità?
“Parlerò solo quando sarò in grado di provare ciò che dico. Una cosa è certa, negli ultimi giorni lo sport preferito dai siciliani, e non solo da loro, è stato quello di chiedere: quando se ne va Lucia Borsellino?”.
A dire il vero, è stato proprio l’assessore ad annunciare le proprie dimissioni…
“E io spero che questa decisione non arrivi mai. Certo, sto notando uno strano pressing, non individuale, ma collettivo. Magari nel tentativo disperato di riciclare qualche esponente della Sanità del passato. E allora voglio dirlo chiaramente, nessuno si illuda: non consentirò al vecchio sistema di impadronirsi nuovamente della Sanità”.
Ha sentito Lucia Borsellino? Qual è il suo stato d’animo in questo momento?
“Io sento Lucia costantemente. E sono al suo fianco. Certamente non ha gradito il fatto che nessuno, a parte il sottoscritto, nei giorni scorsi l’abbia difesa dagli attacchi del ministro Lorenzin. Né in Sicilia, né soprattutto a Roma. E non l’ho gradito nemmeno io”.
A chi si riferisce? Al sottosegretario Davide Faraone?
“Non solo. Mi risulta che la Sicilia vanti un altro sottosegretario come Giuseppe Castiglione. Certo, posso capire che una presa di posizione di quel tipo avrebbe creato qualche imbarazzo nel proprio partito e nella propria coalizione”.
Intanto, anche nelle ultime ore Beatrice Lorenzin ha rincarato la dose, praticamente “mettendo in mora” la Regione sulla gestione dei punti nascita e della maternità.
“Ritengo che il ministro abbia sbagliato nei giorni scorsi. Parlare di commissariamento della Sanità quando non era ancora nemmeno stata avviata l’indagine sulla morte della piccola Nicole è stato quantomeno intempestivo. E credo anche che sia sbagliato speculare politicamente su una tragedia del genere”.
Ma dalle parole del ministro emergerebbero notevoli falle nella gestione della Sanità siciliana. Ad esempio la Lorenzin ha parlato di Livelli essenziali di assistenza (Lea) insufficienti. Nessun mea culpa da fare?
“Sui Lea il ministro ha fornito dei dati errati. E comunque non si riferiva alla Sanità in generale, ma solo all’assistenza neonatale, sulla quale stiamo già intervenendo. Ma dobbiamo anche stare attenti. Ad esempio, quei criteri prevedono la chiusura dei punti nascita al di sotto dei 500 posti letto. Cefalù ha 480 posti letto, ma è un punto strategico. Non si possono applicare solo interventi matematici, algebrici alla Sanità”.
A dire il vero, il ministero ha imposto sei punti da centrare entro giugno. Perché non ci avete pensato prima, invece di spingere il governo centrale a “bacchettarvi”?
“In Sicilia, come in tante altre parti d’Italia ad esempio l’iter per gli appalti è infinito. Non sempre è semplice intevenire mettendo a regime il sistema in tempi celeri. Ma lo stiamo facendo”.
Il sistema però ha fatto drammaticamente acqua in occasione della morte della piccola Nicola, non crede?
“Io non la penso così. Credo che in quell’occasione siano stati commessi degli errori. Penso al fatto che la bambina ad esempio poteva essere portata al Pronto soccorso del Cannizzaro, che è a soli due chilometri dalla clinica. A quell’ora di notte l’ambulanza avrebbe impiegato pochissimi minuti. Non vorrei che qualche errore umano finisca per travolgere il sistema. La Sanità siciliana, con Lucia, è migliorata”.
Non potrebbe invece accadere il contrario? Che la ricerca di un errore individuale torni utili per nascondere le inefficenze del sistema?
“Non è il caso di Nicole, certamente. E sono state troppe le speculazioni. Penso anche a quelle della Lega di Salvini. Tutti gridano al commissariamento, ma se ci fosse stato un commissario, quella tragedia non sarebbe accaduta?”
E ci risiamo. Quelle parole della Lorenzin che hanno suscitato la reazione di Lucia Borsellino e l’annuncio delle dimissioni. Si aspettava, in occasione della Leopolda, una difesa pubblica dell’assessore? Durante la kermesse si è parlato di Sanità, in effetti, ma solo riguardo al caso Ismett…
“In effetti si è parlato solo di Ismett. Ma su questo punto vorrei essere molto chiaro: il governo è pronto a rinnovare la convenzione scaduta a dicembre. Il nodo però lì è uno: essendo finito il periodo di sperimentazione, l’Istituto non può scegliersi il partner privato con cui gestire il centro. La gestione adesso passa al cda di Ismett. L’attuale partner, l’Università di Pittsburgh, al massimo, potrà fornire un supporto scientifico”.
Molto meno “remunerativo”, però. Mi pare di capire che il problema è proprio lì.
“Certo. Ma la gestione e il supporto del centro costano trenta milioni l’anno. O il governo nazionale cambia la legge, proprogando il periodo di sperimentazione, o noi non possiamo concedere quello che è un vero e proprio affidamento diretto a quelle cifre. Se vuole, potrà farlo il cda di Ismett. E ovviamente se ne assumerà tutte le rsponsabilità, anche dal punto di vista giudiziario. Certo, non ho gradito come è stato affrontato questo tema”.
A cosa si riferisce?
“Sia il ministro Lorenzin che il sottosegretario Faraone conoscono perfettamente questa situazione. Non capisco perché quest’ultimo abbia voluto rilanciare il tema in un’occasione pubblica come la Leopolda”.
Dove invece nessuno ha difeso la Borsellino…
“Pazienza. Lei sta continuando a lavorare. Anche se il passato ci insegue pure sul tema della Sanità”.
Quando parla di passato si riferisce anche al governo Lombardo, dove Lucia Borsellino svolgeva un ruolo di primo piano, al fianco del pm antimafia Massimo Russo?
“Adesso basta con questa storia. Lucia in quel periodo era un dirigente generale, con il compito di tradurre in atti e procedure l’indirizzo politico. Adesso è lei l’assessore ed è tutto diverso”.
E continuerà a farlo? Sta già pensando a come eventualmente sostituirla?
“Continuo a pensare che il successore di Lucia Borsellino sia Lucia Borsellino. Non è certamente facile pensare alla sua eventuale successione. Certamente, se dovesse decidere di andare via, nessuno si illuda che possa cambiare qualcosa sul piano della trasparenza e della legalità”.
Eppure, da qualche giorno rimbalza il nome dell’ex commissario di Villa Sofia Giacomo Sampieri: è possibile che lei passi da un simbolo della legalità come Lucia Borsellino a un manager indagato proprio per la gestione di una azienda ospedaliera?
“Sono solo voci. Al momento non esiste nessun successore di Lucia Borsellino. Certo, va anche precisato che Sampieri è l’unico dirigente ad aver pagato qualcosa. Si è dimesso senza nemmeno aver ricevuto un avviso di garanzia…”
Ma è indagato…
“Che vuole che le dica… quante indagini ci sono, in corso, in Sicilia…”
Si parla anche dell’attuale direttore generale del San Raffaele Giglio, Vittorio Virgilio. Da sempre tra i manager a lei più graditi.
“Io posso solo dire che nella Sanità il tema della legalità sarà sempre al primo posto. Come è stato in ogni altro settore. Anche se qualcuno, oggi, pare voglia liquidare tutto accusandomi di fare ‘troppe denunce’. Chi lo dice, a quali si riferisce? A quelle con le quali abbiamo sventato una truffa sulle assicurazioni sanitarie, a quella sui pannoloni, a quella sulla spesa farmaceutica?”.
A dire il vero, qualche volta i giudizi sono stati contrari al suo governo. Penso al caso Humanitas.
“Il Tar sul caso Humanitas ci ha dato ragione, affermando che la nostra decisione era assolutamente legittima”.
Presidente, il Tar ha ritenuto illegittimo proprio il vostro decreto di revoca. Come fa a dire che avete vinto?
“Definendo illegittima la revoca, ha di fatto riabilitato la prima decisione. Quella per la quale siamo stati ferocemente attaccati, anche dal suo giornale”.
In quell’occasione abbiamo criticato la scelta politica: lei ha previsto un investimento milionario e nuovi posti letto per una clinica privata, nelle stesse ore in cui affermava la centralità della Sanità pubblica. E poi, mi scusi, ha deliberato la revoca di un investimento da dieci milioni annui a causa di qualche articolo di giornale?
“Sulla base di quegli articoli si è sollevata una polemica politica fortissima, sfociata persino in un Ordine del giorno a Sala d’Ercole. Il Tar ha detto che la prima decisione era legittima. Quello di Humanitas è un centro di altissima specializzazione, che consente cure che il sistema pubblico non può assicurare”.
Quindi il progetto riparte?
“Credo che sia persino obbligatorio che riparta”.
Magari, a proposito di salute, avete vinto anche sul Muos. Il Tar anche in quel caso ha annullato la “revoca della revoca” al radar americano.
“Non abbiamo vinto e non abbiamo nemmeno perso, visto che non ci siamo costituiti in giudizio. La mia posizione sul Muos è sempre stata chiara”.
Neanche tanto. Visto che il suo governo ha preso due posizioni diametralmente opposte (ha prima stoppato, poi autorizzato la ripresa dei lavori), e lei ha persino ignorato, come scrive il Tar, gli studi che segnalavano i pericoli per la salute dei cittadini, redatti dagli esperti che lei stesso ha nominato.
“In quella fase la Sicilia rischiava di dover pagare un risarcimento milionario. Non ce lo potevamo certamente permettere. Anzi, temo che la vicenda giudiziaria non sia ancora conclusa. Non credo che gli americani lasceranno senza fiatare l’investimento del radar a Niscemi”.
Insomma, questa benedetta legalità nasconde sempre insidie. Come nel caso della costituzione di parte civile sul caso Cannova. Alla fine la Regione non si è costituita. Come mai?
“Lì c’è stato un difetto di notifica. L’avvocato dello Stato ci ha spiegato che la notizia col rinvio a giudizio di Cannova non è mai giunta agli uffici della Regione. Nessun pasticcio, insomma”.
A dire il vero, il Tribunale di Palermo ha anche mostrato la notifica…
“Che dire? Se arriva la carta e nessuno la fornisce al dirigente, che possiamo farci? Magari quella notifica si è persa…”.
Magari si è persa, con questi “scivoloni”, anche un po’ della cifra ‘legalitaria’ del suo governo. A dire il vero, già in occasione dell’addio di Nicolò Marino, che lei indicò come simbolo di legalità in giunta, erano emersi diversi dubbi. E se anche Lucia Borsellino dovesse fare un passo indietro, cosa resterebbe?
“Intanto vorrei precisare che con Nicolò Marino le divergenze sono state di natura politica e non di altro tipo. Mi riferisco alla sua visione sul Patto dei sindaci, o sulle discariche. Lui, per carattere, è incline a fare tutto da solo. E non si può. Lucia sì che è stata l’inizio di tutto. E attorno a lei si è sottoscritto quel patto elettorale sul quale oggi si fonda il nostro governo. Se anche lei dovesse dire addio? Resto io. La mia storia e il mio impegno sono senza dubbio una garanzia di legalità”.
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04 Marzo 2015, 06:00