Cronaca

Sanità, emergenza nei pronto soccorso: la denuncia di Cimo

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12 Luglio 2022, 19:59

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PALERMO – “La carenza di medici nei Pronto Soccorso siciliani (ne manca circa il 50%) ci ha indotto a denunciare pubblicamente una situazione allarmante e che rischia di diventare pericolosa a breve termine”. Lo affermano Giuseppe Bonsignore, segretario regionale Cimo e Riccardo Spampinato, presidente regionale della Federazione Cimo-Fesmed, che stamane hanno convocato una conferenza stampa, a Villa Magnisi, alla presenza del presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo Salvatore Amato e di numerosi Primari dei Pronto Soccorso siciliani.

“In Sicilia l’emergenza è oggi e, aspettando le auspicate innovazioni legislative e contrattuali, non possiamo non segnalare lo stato attuale di gravissima criticità che investe l’area dell’emergenza/urgenza nella nostra Regione – sottolineano i due dirigenti sindacali – e abbiamo l’obbligo morale di chiedere alle istituzioni provvedimenti urgenti ed immediati per mitigare quello che da disagio assistenziale rischia a breve di trasformarsi in un autentico tsunami”. A fronte delle richieste avanzate dal Sindacato dei Medici, circa la possibilità di impiegare e strutturare nei Pronto Soccorso i Medici di Emergenza Sanitaria Territoriale (EST), sostiene il Cimo, “l’assessore Razza, ha risposto di condividere le proposte avanzate ma che occorrono modifiche legislative nazionali e che la Regione non è in grado di metterle in pratica autonomamente. Qualche spiraglio Razza lo ha invece riservato alla proposta di intervenire con misure di carattere economico (indennità di funzione di 1000 euro al mese per i medici di Pronto Soccorso e cospicuo incremento del gettone di guardia notturna e festiva)”.

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“Il problema del Pronto Soccorso non riguarda come alcuni credono il solo personale che vi afferisce ma l’intero ospedale di cui esso fa parte” continuano Bonsignore e Spampinato. “Internisti, chirurghi, pneumologi, gastroenterologi, cardiologi e vari altri specialisti vengono di continuo letteralmente “deportati” per tentare di turare le falle di una nave che è già affondata. Queste misure, oltre a determinare il sacrosanto malessere professionale dei diretti interessati, provocano un vero e proprio disastro organizzativo nell’ambito dei Reparti ai quali vengono sottratte risorse preziose per poter svolgere la propria attività e in alcuni casi si arriva a decidere la chiusura di tali unità operative”. (ANSA).

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12 Luglio 2022, 19:59

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