09 Novembre 2016, 19:14
3 min di lettura
PALERMO – Forzare la mano. Spacciare per urgente un caso clinico che non lo è, per consentire al paziente di scavalcare le liste d’attesa. Oppure favorire qualcuno, visitato nel proprio studio medico e a pagamento, facendogli eseguire gli esami in ospedale.
Ecco il cuore dell’indagine della Procura della Repubblica sull’ospedale Civico di Palermo. Truffa, peculato e falso sono i reati ipotizzati dal pubblico ministero Francesco Del Bene. L’indagine, delegata ai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, prende in considerazione un arco temporale che va dal gennaio 2013 al giugno 2016 e riguarda diversi reparti dell’ospedale. Una decina i medici su cui si concentrano gli investigatori
Si indaga sulle cosiddette procedure di preospedalizzazione e sui ricoveri urgenti non transitati dal pronto soccorso. Qualche medico potrebbe avere scambiato il Civico per una grande clinica o un laboratorio privato per eseguire esami o addirittura ricoveri attraverso una corsia preferenziale.
La preospedalizzazione è la fase preliminare di accesso all’ospedale. Quella che serve per valutare se un paziente possa o meno sottoporsi a un intervento chirurgico. Si tratta di ricoveri programmati che passano dalla lisa d’attesa e vengono registrati e censiti dall’accettazione medica centralizzata. Un sistema informatico in cui le richieste vengono registrate in ordine cronologico. E qui si innesta la prima ipotesi di truffa. Nell’attesa del ricovero vengono eseguiti tutti gli accertamenti. Può succedere che qualche paziente non risulti più idoneo, magari perché è sopravvenuta una complicanza. Oppure, ed è un’ipotesi frequente, una volta eseguiti gli esami, il paziente dice “no grazie, non voglio più operarmi”. In questo caso, però, dovrebbe pagare il costo degli esami. Qualche medico compiacente potrebbe avere fatto eseguire gli esami sapendo che non c’era bisogno né del ricovero, né dell’intervento e nessuno ha controllato la procedura.
C’è poi il capitolo sui ricoveri urgenti. Non tutti passano dal pronto soccorso. Può capitare che un paziente in day hospital, oppure seguito in attività ‘intramoenia’ da un medico dell’ospedale, necessiti di un ricovero d’urgenza. Nel 2010, sotto la gestione del commissario straordinario Carmelo Pullara, al quale nel 2014 è subentrato Giovanni Migliore, ci si accorse che c’erano stati diversi casi di ricovero per i quali la Sdo (Scheda di dimissione ospedaliera), registrava l’urgenza senza che fosse stato informato il Pronto soccorso. Da allora si è stabilito che i medici dei reparti devono inviare la certificazione e la richiesta di ricovero al Pronto soccorso, che deve ratificarli per regolare il ‘traffico’ ospedaliero. Possono esserci, infatti, casi più gravi che meritano priorità assoluta. E qui si profila l’altra ipotesi di reato: falsificare una scheda clinica creando urgenze fasulle per saltare la lista d’attesa.
Anche l’attuale direzione sanitaria nei mesi scorsi aveva capito che qualcosa non stava funzionando per il verso giusto, tanto che fece girare una circolare in cui spiegava che i controlli avevano evidenziato “il permanere di un uso non appropriato del percorso ricovero urgente non transitato dal Pronto soccorso”, ricordando che “rappresenta una deroga all’acceso di norma dal pronto soccorso”. Se ne sono accorti anche i finanzieri che stamani si sono presentati in ospedale. Più duro il sindacato Cimo, secondo cui, si era finito per dare troppo potere discrezionale ai primari.
Ironia della sorte proprio oggi la direzione sanitaria ha comunicato ai medici che dal 14 novembre prossimo cambieranno le regole per i ricoveri programmati. Saranno i medici dei reparti a gestire le prenotazioni accedendo in autonomia nel sistema informatico senza passare dall’accettazione centralizzata. Una sorta di gestione decentrata in cui sarà il singolo medico a valutare caso per caso e a stabilire se un paziente meriti di essere ricoverato prima degli altri.
”In relazione alle notizie riportate dagli organi di informazione circa l’attività investigativa – si legge in una nota del Civico – nel doveroso riserbo imposto dalle circostanze, si ritiene utile precisare che la direzione aziendale ha assicurato la più ampia collaborazione agli organi inquirenti e resta in attesa degli sviluppi delle indagini per le conseguenti determinazioni”.
Pubblicato il
09 Novembre 2016, 19:14