L'assessore Volo: "Cosa non va nella sanità, come cambierà"

L’assessore Volo: “Cosa non va nella sanità, come cambierà”

La nomina, le sfide, le cose da cambiare. E il racconto di un grande dolore

Il telefono squilla alle dieci di sera. La voce all’altro capo dice: “Mi scusi, sono Giovanna Volo, forse disturbo…”.

No, non disturba il nuovo assessore regionale alla Sanità. Le giornate sono pienissime e una telefonata è sempre un segno apprezzabile di cortesia. E poi ci sono i siciliani che vogliono sapere. I siciliani nei pronto soccorso affollati e nei reparti. I siciliani che prenotano un esame privatamente, perché i tempi di attesa, nel pubblico, sono immani. E quelli che non possono prenotare si arrangiano. Eccoli lì, in un momento di sofferenza o di delusione. Vogliono sapere, questi clienti derelitti della nostra sanità, se c’è una speranza a medio termine. E noi cosa sappiamo, invece, dell’assessore, per le tante informazioni che si affastellano, da quando, appunto, è stata nominata? Che ha un curriculum molto esteso nell’amministrazione della sanità. Che dispone di un carattere deciso, qualcuno azzarda ‘spigoloso’. Che sa mediare, ma è pronta allo scontro, se lo ritiene necessario. Che, qualche anno fa, ha perso il suo compagno di viaggio: Ivan Ciriminna, un uomo affabile e ironico, volto indimenticabile della Cisl. E qualcun altro sussurra: “Porterà avanti il suo impegno, anche per lui”.

Assessore, se lo aspettava di diventare assessore?
“No, è stata una sorpresa e mi sento lusingata. Sono chiamata a una sfida, pure con me stessa”.

In che senso?
“Sono sempre stata impegnata sul piano politico e sociale e nella sanità, fin da quando ero universitaria alla ‘Bocconi’ di Milano. Ora ha la possibilità concreta, con il presidente Schifani che ringrazio per l’opportunità, di portare avanti le cose che reputo giuste”.

La cosa più giusta e più urgente?
“Una sanità all’altezza delle persone. Sembra scontato e forse retorico affermarlo. Ma questo è il mio impegno assoluto e il motivo per cui ho accettato l’incarico”.

Da dove si comincia in Sicilia?
“Non credo sia corretto parlare di una singola priorità. Tutti gli ambiti sono essenziali e, lavorando in parallelo, arriveranno le risposte. Dobbiamo costruire un’assistenza territoriale che, al momento, non c’è”.

Come?
“Applicando le norme nazionali, creando strutture, con una logica di integrazione, mettendo a punto le case di comunità e gli ospedali di comunità. Così daremo le risposte, anche a chi deve aspettare mesi per una visita o un esame”.

Ma lei come si porrà rispetto alle esigenze di quelli che erano i suoi colleghi?
“Come una persona che ha sempre operato nel cuore del sistema, per la gestione e per il controllo. Parlerò il loro stesso linguaggio e condividerò i progetti e le intuizioni migliori. Non sono un’estranea”.

Il pronto soccorso, con le sue storie di disagio, è uno dei punti dolenti…
“Sì, ma si migliora proprio riformando il sistema. I casi gravi hanno sicuramente la necessità dell’urgenza, gli altri devono avere una diversa destinazione. Ci lavoreremo e questo creerà un minore affollamento. Dobbiamo restituire serenità e fiducia ai pazienti”.

Come ha trovato la sanità siciliana?
“Bisognosa, anche lei, di assistenza”.

In codice rosso?
(l’assessore ride, ndr) “Beh, mi fermo alla frase precedente. Bisognosa di assistenza e di grande attenzione. Io sono il primo assessore igienista, questa è una caratteristica che percepisco essere molto apprezzata. E ho una formazione specifica per i problemi dell’organizzazione che ho maturato nel corso degli anni”.

L’emergenza Covid è davvero finita?
“Gli epidemiologi ci riferiscono la speranza che si vada verso l’endemia. E’ quello che ci auguriamo tutti, ma non abbassiamo la guardia”.

Che ne sarà del personale che ha gestito l’emergenza?
“Mi auguro fortemente che possa essere impiegato per aiutarci a costruire una sanità migliore”.

Quanto è costato mantenere l’apparato di contrasto alla pandemia, in Sicilia?
“I costi sono stati superiori a quelli previsti. Ma, sul punto, diremo con più precisione in seguito. C’è una trattativa nazionale e vedremo gli sviluppi”.

Pure tra chi le vuole male c’è chi la definisce una persona di qualità.
“Non posso che ringraziare”.

Chi le vuole bene, invece, parla con rimpianto del suo compagno, del lutto che l’ha colpita e sostiene che il dolore l’abbia resa ancora più determinata.
“Ivan mi manca, ma è vicino, nel sentimento, come nelle scelte. Io so che lui è sempre con me”. (Roberto Puglisi)


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