05 Dicembre 2014, 06:00
4 min di lettura
PALERMO – L’ultimo pasticcio. Il governo Crocetta, pochi mesi fa, ha revocato le nomine a direttori generali della Sanità di Paolo Cantaro e Angelo Pellicanò. Ma i manager avevano tutto il diritto di ricopire quell’incarico. Lo mette nero su bianco il Ministero della Funzione pubblica, che ha offerto ieri l’interpretazione autentica del decreto Renzi del 25 giugno scorso. L’atto col quale, per intenderci, il governo centrale vieta le nomine nella pubblica amministrazione di personale in pensione.
Proprio sulla base di quella norma, però, Crocetta e l’assessore Borsellino decisero di revocare in autotutela la nomine di Cantaro a dirigente generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico Vittorio Emanuele di Catania e di Angelo Pellicanò al Cannizzaro, sempre nel capoluogo etneo. L’annullamento di quelle nomine arrivò dopo la richiesta di un parere legale all’Avvocatura dello Stato. Un parere che sovvertì quello offerto dall’Ufficio legislativo e legale della Regione. I dubbi, insomma, erano tutti legati alla vatiabile “tempo”.
Il decreto Renzi come detto entra in vigore il 25 giugno. Cantaro e Pellicanò vengono nominati il 24 giugno. Il giorno prima. Secondo l’avvocato della Regione, Romeo Palma, i manager possono insediarsi. Ma il governatore non è così sicuro. Così ecco la decisione di chiamare in causa l’avvocato dello Stato Dell’Aira. Quest’ultimo la pensa diversamente: il conferimento dell’incarico si concluderebbe con la stipula del contratto. Che sarebbe giunto solo con il divieto di Renzi già in vigore.
Un’interpretazione, però, contraddetta ieri dallo stesso governo nazionale. Lo stesso governo, per intenderci, che ha firmato il decreto. E che ha deciso di fornire una spiegazione “autentica” della norma. E sull’interpretazione, i dubbi sono pochi: “La data alla quale occorre fare riferimento, ai fini dell’applicazione del divieto, – scrive il ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione Maria Anna Madia – è quella della nomina o del conferimento dell’incarico, quindi dell’atto con il quale l’autorità titolare del relativo potere vi ha proceduto, indipendentemente da adempimenti successivi, come gli atti di controllo. Non incorrono nel divieto e rimangono soggetti alla disciplina precedente – aggiunge il ministro – gli incarichi a soggetti in quiescenza conferiti precedentemente alla suddetta data, anche se alla stessa data il trattamento economico o compenso non era ancora stato definito”. Ed è proprio il contratto a disciplinare trattamento economico e compenso. Ma il contratto, che era “decisivo” secondo l’Avvocato dello Stato, è del tutto ininfluente per chi ha deciso e scritto quella norma.
La vicenda, del resto, aveva fin da subito sollevato una polemica dai toni elevatissimi. Il presidente della commissione Salute all’Ars Pippo Digiacomo aveva parlato persino di pareri in qualche modo “orientati”, riferendosi a quello dell’Avvocatura dello Stato. Il deputato Pd, poi, è stato anche sentito in Procura, visto che i fatti hanno portato i pm di Catania ad aprire un fascicolo. Anche in seguito a un esposto presentato da un’associazione di consumatori.
Del resto, i dubbi erano davvero tanti. A cominciare dai due pareri (quello del dirigente generale dell’Ufficio legislativo e legale Palma e quello dell’Avvocatura dello Stato), di segno praticamente opposto. Siamo a fine luglio quando Dell’Aira rassegna nelle mai del presidente Crocetta la sua interpretazione del decreto Renzi. Da quel momento parte l’iter di revoca. Che passa anche attraverso la richiesta ai manager interessati di fornire le proprie “controdeduzioni”. Che arrivano. E spingono il governo a chiedere un secondo parere all’Avvocato dello Stato, che conferma le conclusioni del primo parere. Spingendo la giunta di governo, a settembre, alla revoca in autotutela di quelle nomine.
Poco dopo, sarebbero stati nominati anche i nuovi manager: Al posto di Cantaro, al Policlinico etneo va Gianpiero Bonaccorsi, mentre al posto di Pellicanò, al Cannizzaro, va Francesco Garufi. Nomine, pare però non ancora formalizzate. E comunque frutto di una revoca che adesso, stando alla circolare del ministro Madia sembra quantomeno immotivata.
“Il legislatore – spiegava Crocetta nei giorni in cui disponeva la revoca degli incarichi – ha voluto sancire il divieto di assumere obbligazioni con soggetti che si trovino in stato di quiescenza. Ritengo che l’obbligazione nasca al momento del contratto. Se è vero che la nomina è stata fatta quando era possibile farla, il contratto veniva firmato in presenza di divieto. Vale di più giuridicamente l’atto di nomina o la legge che vieta di attribuire incarichi a personale in quiescenza? Io ritengo che prevalga la legge”. Ma la legge ha smentito Crocetta.
Pubblicato il
05 Dicembre 2014, 06:00