Sanità, la delega più ambita: braccio di ferro Forza Italia-FdI - Live Sicilia

Sanità, la delega più ambita: braccio di ferro Forza Italia-FdI

Chi sale e chi scende nel borsino del toto-assessori.
LA SQUADRA DI GOVERNO
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PALERMO – Toto-assessori e non solo. A tenere banco in questi giorni è soprattutto il toto-deleghe. Nello specifico la curiosità di commentatori e attori politici ruota sul futuro dell’assessorato “di peso” per eccellenza: quello alla Sanità. Il discorso, neanche a dirlo, è quantomai prematuro e andrà incastonato in un puzzle più ampio e complesso che terrà conto nella suddivisione delle deleghe del peso specifico dei partiti e del criterio della territorialità. Chi conosce bene il presidente Renato Schifani sa che le trattative saranno serrate e il metodo rigoroso. La pratica sarà affrontata a partire dalla prossima settimana, ma i partiti si preparano a scendere in trincea per arrivare a una mediazione soddisfacente. 

I meloniani ad esempio s riuniranno nel fine settimana per fare il punto in vista delle interlocuzioni bilaterali previste dal presidente Schifani. E vorranno andare all’incasso, facendo valere il primato ottenuto alle regionali. Quattro assessorati più la presidenza dell’Ars: queste le richieste dei meloniani. Proposte che andranno calmierate in sede di mediazione anche perché lo scranno che fu di Gianfranco Miccichè pesa almeno quanto un assessorato. Restando in tema di delega alla sanità, i meloniani saranno pienamente della partita. Appare però molto difficile che a spuntarla sia l’ex assessore Ruggero Razza (figura divisiva) che nelle ultime uscite pubbliche si appella spesso “a ci verrà dopo di” lui. 

La sfida sarà soprattutto con gli azzurri che non nascondono di avere mire in tal senso. Per la sanità in pole position c’è Francesco Cascio che attende da mesi una contropartita per il passo di lato legato alle amministrative palermitane.

 Altri due azzurri,  vicinissimi al coordinatore Miccichè, sarebbero in corsa per la stessa poltrona: il nisseno Michele Mancuso e l’acese Nicola D’Agostino. Sarebbe invece fuori dalla partita l’ipotesi “tecnica” avanzata nei mesi scorsi: Daniela Faraoni. Sul punto degli assessori politici, infatti, Schifani non è intenzionato a fare sconti, nemmeno al proprio partito. Ad ogni modo si deve attendere l’accordo di massima con tutte le forze di maggioranza (comprese la Lega, la Dc e il tandem popolare-autonomista). E c’è già chi paventa una soluzione: cioè partire dall’assegnazione di due assessorati a testa alle forze minori e tre ai due gruppi più ampi magari con una delega di peso a testa. Senza dimenticare la variabile della vice presidenza sulla quale i salviniani hanno messo gli occhi. Un risiko complesso, pane per i denti del  presidente “mediatore”.  


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