Sanità, la Sicilia alla Consulta: | “Lo Stato deve pagare di più”

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03 Ottobre 2019, 13:53

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La Corte Costituzionale chiede chiarimenti a Stato e Regione sui livelli essenziali di assistenza in materia sanitaria. E la Regione risponde. Presentando un prospetto in cui si spiega che per pagare la sanità ai siciliani, visto l’esborso eccessivo imposto dallo Stato, si devono sottrarre risorse fondamentali per altri servizi ai siciliani. E così la Sicilia chiede alla Consulta di imporre allo Stato di pagare 450 milioni che oggi sarebbero, secondo la Regione, un “sovraesborso” imposto alla Sicilia.

La Consulta aveva chiesto alla Regione Sicilia e al Governo nazionale una serie di dati per verificare il rispetto del decreto legislativo che prevede un’indicazione analitica dei flussi finanziari destinati ad assicurare l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza in materia sanitaria (LEA). L’ordinanza della Corte era di luglio e dava a Stato e Regione 60 giorni di tempo per spiegare se e come il diritto dei siciliani alle cure sanitarie era garantito. La richiesta dei giudici costituzionali era contestuale alla sentenza con cui la Corte dichiarava l’illegittimità costituzionale di due disposizioni della finanziaria regionale dell’anno scorso, che avevano prescritto alla propria Ragioneria di iscrivere nelle “entrate” del bilancio alcuni cespiti non sorretti da un idoneo titolo giuridico.

Nell’ordinanza istruttoria, la Corte ha anzitutto chiesto informazioni a Regione e Governo per verificare il rispetto dei livelli essenziali di assistenza. Gli oneri delle prestazioni sanitarie obbligatorie sono ripartiti tra lo Stato e la Regione. Entrambi – osservava la Consulta – denunciano la violazione del precetto costituzionale che tutela il livello essenziale delle prestazioni. Di qui la decisione della Corte di procedere a un accertamento analitico della situazione finanziaria.

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La Sicilia ha prodotto un documento, firmato dal ragioniere generale Giovanni Bologna, che illustra come vengono garantiti i Lea e sostiene che la somma imposta alla Sicilia dallo Stato come compartecipazione è eccessiva. Si legge nel documento: “Poiché i Livelli Essenziali di Assistenza sono costituzionalmente garantiti e quindi la relativa spesa è incomprimibile, la Regione per garantirne la copertura in luogo dello Stato ha dovuto sottrarre ingenti risorse destinate in sede di previsione ad altre altrettanto importanti finalità comunque riconducibili ai Livelli Essenziali di Assistenza di ambito sociale (assistenza ai disabili non gravissimo, minori, anziani, inoccupati etc.), a servizi pubblici essenziali (trasporti, servizio idrico, servizi di interesse generale) ed a rilevanti funzioni (scuole ed Università, cultura, ricerca, borse di studio, settori nei quali si aggrava particolarmente il drammatico divario nel Paese)”.

“Con la legge di bilancio del 2018, la Regione aveva indicato in entrata 600 milioni di euro di trasferimento di accise, secondo le previsioni della legge finanziaria dello Stato del 2007 che non hanno mai trovato applicazione, ma sono ancora vigenti e che prevedono la retrocessione di tale importo delle accise (che vengono incassate dallo Stato) proprio per contribuire alla spesa sanitaria regionale. Finalmente la Corte costituzionale ha ritenuto di affrontare la questione. È un dato molto positivo”, commenta il vicepresidente della Regione e assessore all’Economia, Gaetano Armao, che attende ora di conoscere la documentazione presentata alla Corte del ministero dell’Economia.

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03 Ottobre 2019, 13:53

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