03 Ottobre 2016, 19:57
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PALERMO – Il governo ci riprova: “I laboratori d’analisi devono accorparsi”. Ieri pomeriggio l’assessore alla Salute Baldo Gucciardi ha firmato il decreto che obbligherà le strutture che erogano meno di 200 mila prestazioni annue a “consorziarsi”, se vogliono mantenere la convenzione col sistema sanitario regionale.
Il decreto di Gucciardi, in realtà, prova a tradurre le indicazioni del governo centrale. Indicazioni che affondano a cinque anni fa. Ma ogni volta, l’accorpamento è naufragato di fronte ai ricorsi dei titolari dei laboratori. Per i giudici amministrativi, infatti, quelle prescrizioni dapprima non avrebbero offerto alle strutture un tempo necessario per “riconvertirsi”, poi avrebbero creato una oggettiva situazione di oligopolio: i piccoli sarebbero stati costretti a cedere alle grosse realtà.
Ma la Regione ci riprova, come detto. Con un decreto che vedrà la luce sulla Gazzetta ufficiale probabilmente già venerdì. Da quel momento, i laboratori avranno a disposizione sessanta giorni di tempo per manifestare la propria intenzione di procedere con l’accorpamento. Dovranno farlo per forza tutte le strutture che si trovano al di sotto delle centomila prestazioni annue. Mentre quelle che si trovano al di sopra delle 100 mila prestazioni avranno a disposizione una “finestra” di poco più di un anno per operare gli accorpamenti. Che dovranno comunque essere definiti entro il 31 dicembre del 2017. Dal giorno dopo, i laboratori che non garantiranno le 200 mila prestazioni annue non potranno convenzionarsi con la Regione.
Ma è prevedibile che insieme alla pubblicazione del decreto, possano piovere i ricorsi. Era già successo sia dopo il decreto di Lucia Borsellino, sia dopo quello di Massimo Russo. Nel primo caso, il Tar aveva annullato l’atto che subordinava il mantenimento della convenzione al raggiungimento di almeno 100 mila prestazioni all’anno entro il 31 dicembre 2015. Il limite era raddoppiato a 200 mila prestazioni da raggiungere entro il 31 dicembre 2017 (quello ribadito dal decreto di Gucciardi) Tra i motivi alla base della decisione del Tar, poco più di un anno fa, la “lacunosità delle previsioni” che non avrebbe evitato la “creazione forzosa di posizioni dominanti” e avrebbe anzi favorito un “mercato oligopolistico”. “La mera previsione di un obbligo di raggiungimento di una soglia minima di prestazioni annue – scrivevano i giudici del Tar – non può ritenersi da sola sufficiente a raggiungere gli obiettivi di miglioramento della qualità dei servizi offerti”.
Un giudizio “di merito” che difficilmente può essere aggirato. Anche se dall’assessorato alla Salute assicurano che il nuovo decreto tiene conto delle precedenti osservazioni del Tar. Anche e soprattutto di quelle che stopparono, invece, tre anni fa, un decreto analogo di Massimo Russo. In quell’occasione i motivi che fecero naufragare la “riforma” dei laboratori dell’allora assessore di Lombardo avevano a che vedere col tempo. Il decreto di Massimo Russo, infatti, era stato pubblicato il 9 agosto del 2012. Il 31 luglio, però, si era dimesso il governatore Raffaele Lombardo ed erano state indette le nuove elezioni. Che si sarebbero svolte tre mesi dopo. L’articolo 8 bis dello Statuto della Regione siciliana recita: “In caso di dimissioni, di rimozione, di impedimento permanente o di morte del Presidente della Regione, si procede alla nuova e contestuale elezione dell’Assemblea regionale e del Presidente della Regione entro i successivi tre mesi.”; inoltre, lo stesso articolo, al comma 3, prevede che “nel periodo tra lo scioglimento dell’Assemblea e la nomina del nuovo Governo regionale i Presidenti e gli Assessori possono compiere atti di ordinaria amministrazione”.
Il decreto dell’assessore, pubblicato dopo la formalizzazione delle dimissioni di Lombardo, secondo il Tar, non rientrava però nei provvedimenti di “ordinaria amministrazione”. Ma non solo. Il decreto prevedeva che i laboratori dovessero aggregarsi entro la fine del 2012 per raggiungere la soglia minima di 100 mila prestazioni annue. Chi non avesse raggiunto quella soglia, avrebbe perso l’accreditamento. Sarebbe stato espulso, insomma, dalla rete dei centri convenzionati. La soglia sarebbe salita a 200 mila prestazioni entro il 2015, così come richiesto dalle norme nazionali.
Secondo i giudici il principio dell’accorpamento non era in discussione. Ma la strada seguita era sbagliata. Il carattere “forzoso” del decreto avrebbe infatti penalizzato i laboratori che non intendevano aggregarsi. E soprattutto non veniva fornito un tempo congruo per portare a termine queste trasformazioni. Adesso i tecnici dell’assessorato alla Salute sono certi di aver trovato la formula magica per disinnescare eventuali nuovi ricorsi: “I laboratori devono accorparsi entro la fine dell’anno prossimo”. Altrimenti finiranno fuori dal sistema sanitario regionale.
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03 Ottobre 2016, 19:57