Sanità pubblica in Sicilia, Schifani cosa ne pensa? - Live Sicilia

Sanità pubblica in Sicilia, Schifani cosa ne pensa?

Un settore che riguarda il cuore dei diritti della persona
SEMAFORO RUSSO
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2 min di lettura

Presidente Renato Schifani, lei che idea ha della sanità pubblica in Sicilia? Ha mai varcato, per motivi personali o di famiglia, la soglia di un pronto soccorso? Ritiene soddisfacente il livello dei servizi sanitari (pubblici) reso ai cittadini? Ritiene che le risorse disponibili debbano essere riversate soprattutto sulla sanità pubblica piuttosto che su quella privata? Con quale mandato imperativo nominerà il prossimo assessore regionale alla Salute? Si preoccuperà pure della qualità e indipendenza dai partiti dell’apparato burocratico?

Lo sa, egregio neo governatore, perché le faccio queste domande? Le rispondo con il seguente virgolettato: “Noi siamo scomodi perché abbiamo portato un modello di sanità diverso e inesistente in Sicilia. Quello per cui un paziente non deve aspettare sei mesi per una risonanza o cercare un amico. Abbiamo accolto tutti, abbiamo dato risposte a tutti, senza corsie preferenziali né ritardi. Forse questo è risultato, alla fine, imperdonabile per un certo sistema”. Lo sa, presidente Schifani, chi ha pronunciato questa frase dalla portata di una bomba? Non il mio barbiere e nemmeno il mio vicino di casa, l’ha pronuciata il dott. Renato Costa, commissario a Palermo per l’emergenza covid con scadenza 31 dicembre 2022, in una intervista rilasciata a Livesicilia (“Costa: ‘Noi scomodi per la politica, ora penso ai poveri’) Lei, presidente, l’ha letta? Le consiglio di farlo se le fosse sfuggita. Vede, è davvero importante per almeno due ragioni. La prima, per l’autorevolezza e credibilità del personaggio intervistato, medico, operante da anni in un sindacato del settore, ottimo responsabile dell’emergenza covid in condizioni oggettive difficili specialmente quando reperire i vaccini era complicato e la pandemia sembrava impazzita, anche per colpa dei nostri comportamenti.

La seconda per le delicate argomentazioni, anzi, per le forti denunce contenute nell’intervista. Lo stralcio sopra riportato ne è una prova. Gliene propongo un altro, presidente, a beneficio suo e dei gentili lettori: “Se io devo fare un esame e mi prenotano fra sei mesi, magari, cercherò chi può aiutami a sbrigarmi prima. Che, in cambio, esigerà un favore a sua volta. Noi non abbiamo guardato in faccia nessuno, nel senso che abbiamo aperto le porte a chiunque, senza controllare documenti, appartenenze e cognomi”. E poi: “Abbiamo garantito un servizio a tutti, con i pazienti curati a casa, con migliaia di prestazioni. Perché la sanità normale non può sposare questa novità, scoprendo un legame migliore con il territorio?”. Ecco, presidente Schifani, le rivolgo la medesima domanda avanzata dal dott. Costa. Perché una sanità normale, da sottolineare l’aggettivo “normale”, non può sposare il meglio che, seppur nel dramma di una pandemia ancora non risolta, abbiamo potuto sperimentare scoprendo un legame migliore con il territorio e, di conseguenza, con il cittadino utente/paziente?

Ci piacerebbe tanto conoscere il suo pensiero in proposito perché quando parliamo di sanità pubblica, di servizi sanitari sul territorio, di ospedali, di prevenzione e cura delle malattie entriamo nel cuore dei diritti della persona caro presidente Schifani, diritti sulla carta inviolabili ma troppo spesso, invece, assai violati nella nostra povera e martoriata Sicilia.


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