18 Gennaio 2022, 11:59
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CATANIA – Tre linee di intervento per rilanciare il sistema sanitario regionale: è questo il contenuto del piano per la sanità di Cgil Sicilia, presentato questa mattina in una conferenza stampa. Tra le proposte, la stabilizzazione del personale della sanità che lavora nelle strutture pubbliche, un potenziamento della medicina territoriale e l’integrazione tra diversi livelli di assistenza sociosanitaria.
Gli intenti del piano sono spiegati da Alfio Mannino, segretario regionale Cgil: “Vogliamo mettere al centro i problemi veri della Sicilia e dei siciliani, partire dalla sanità è un fatto centrale, visto le grandi carenze che si sono manifestate in queste settimane. Carenze che sono il frutto di anni in cui si è disinvestito dalla sanità pubblica”.
“Per questo – prosegue Mannino – invieremo la nostra piattaforma a tutte le istituzioni per avviare un confronto, e avvieremo un dibattito anche a livello territoriale, dato che è sui territori che queste proposte devono vivere. Il tema della salute e della qualità della sanità deve tornare a essere centrale nella regione. Abbiamo il bisogno e la necessità che i problemi della sicilia e dei siciliani siano al centro di chi decide”.
A parlare dei contenuti del piano è Francesco Lucchesi, membro della segreteria regionale Cgil: “Siamo intervenuti sul tema della sanità perché è fondamentale al riscatto di questa terra – dice Lucchesi – i fatti di cronaca delle ultime settimane e giorni delineano il quadro della sanità siciliana e delle sue criticità: basta guardare lo scandalo dei pronto soccorso, che dovevano essere completati lo scorso anno e di cui invece abbiamo notizia solo di quello di Trapani”.
Il documento del sindacato individua tre linee di intervento sulla sanità: “Il primo – dice Lucchesi – è quello dell’assistenza nei confronti della medicina territoriale, dunque revisionare la rete ospedaliera varata nel 2019 concentrandoci sui bisogni dei cittadini. La seconda linea è quella della rete dell’emergenza/urgenza della rete ospedaliera, concentrandoci sugli ospedali di comunità. E poi c’è l’integrazione socio-sanitaria: il piano sanitario regionale va rivisto e rimodernato rispetto alle esigenze del territorio. Nel 2010 sono state tracciate delle linee guida, che però sono rimaste inattuate. Dunque pensiamo che vada fatto un assessorato al Welfare per un’integrazione dell’assistenza socio-sanitaria-assistenziale”.
Lucchesi nel corso della conferenza stampa ricorda che “la Regione Sicilia durante il Covid ha speso il doppio di quanto ha speso la Lombardia: date le difficoltà che ancora fronteggiamo, va detto che non sono stati spesi in modo adeguato. La sanità pubblica deve mettere al centro il cittadino, le comunità locali, i bisogni del singolo. Non deve essere il singolo a dover cercare la struttura per fare fronte ai propri bisogni”.
A illustrare le idee della piattaforma sono anche i tre segretari Gaetano Agliozzo, FP Cgil Sicilia, Maria Concetta Balistreri dello Spi Cgil Sicilia e Monica Iolo della Filcams Cgil. Per Agliozzo, “la pandemia ha fatto venire fuori i problemi del Sistema sanitario regionale: negli anni si è solo tagliato e costruito una sanità ospedale-centrica. Ora dobbiamo rilanciare la sanità nella regione, le risorse ci sono e contiamo che vengano reinvestite per fare emergere e rafforzare le inadempienze, per dare impulso all’edilizia ospedaliera, sviluppare competenze professionali e digitali nel personale e adottare un piano straordinario di assunzioni a tempo indeterminato“.
Per Balistreri, “Il Coronavirus ha evidenziato l’importanza di un sistema sanitario universalistico e pubblico, e il Sistema sanitario regionale, dopo anni di tagli, deve tornare a essere considerato centrale per il benessere di tutti noi. Già oggi la popolazione è priva di un sistema di welfare degno di questo nome, una popolazione che invecchia, che è al di sopra dei 70 e dunque innesca il meccanismo della comorbilità e della cronicizzazione. Occorre dunque fare i conti con le necessità della sanità: spesso la sanità è stata negata ai bisogni delle persone”.
Monica Iolo si concentra sui servizi essenziali e complementari: “Sono servizi che garantiscono le prestazioni mediche. Ad esempio non possono esserci interventi chirurgici senza sanificazione, non può esserci assistenza ai degenti senza preparazione dei pasti, e senza vigilanza privata non può esserci la sicurezza con cui deve svolgersi il servizio. Questi servizi vengono affidati all’esterno con gli appalti, ed è qui che si concentra il risparmio della spesa sanitaria. Ma è un risparmio paradossale, perché si taglia su servizi di particolare importanza. Con il documento presentato in questa conferenza chiediamo un cambio di rotta, per internalizzare questi servizi attraverso la creazione di una società in house che li inglobi”.
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18 Gennaio 2022, 11:59