16 Settembre 2022, 14:49
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Mentre apprendo le meraviglie riguardanti la sanità siciliana, decantate dal governatore Nello Musumeci, dal suo fedele assessore al ramo Ruggero Razza e dal candidato alla presidenza della Regione Siciliana Renato Schifani durante la recente convention elettorale del centrodestra svoltasi a Catania, mi sovviene un episodio accaduto alcuni anni fa.
Ero tra i relatori di un affollato convegno organizzato in un paese delle Madonie. Si sarebbe parlato anche di sanità. Infatti era presente l’assessore regionale competente dell’epoca. Pure lui si dilungò nell’esporre l’attività virtuosa realizzata dal suo assessorato, specialmente la messa in ordine dei conti fuori controllo e fortemente richiesta dallo Stato. Quando giunse il mio turno mi rivolsi a lui e gli dissi: “Caro assessore, lei potrà legittimamente vantarsi e sbandierare i risultati ritenuti raggiunti ma se l’utente finale, il cittadino, non percepisce tale positiva “rivoluzione” sulla propria pelle, nel quotidiano vuol dire che qualcosa non ha funzionato e non funziona ancora.
La medesima cosa dico oggi a Musumeci e, soprattutto, a Razza. Il solo pensiero di aver bisogno dei servizi della sanità pubblica, in particolare se residenti in zone disagiate della Sicilia, terrorizza i potenziali pazienti, cioè tutti noi, e le famiglie sulla scorta di brutte esperienze già vissute; la semplice idea della necessità di una visita specialistica urgente mette inquietudine visti i tempi biblici delle prenotazioni.
Quindi, nonostante la litania delle cose buone compiute, alla squagliata della neve non è cambiato nulla per il cittadino se ogni volta che varca la soglia di un pronto soccorso, a dispetto dell’abnegazione di medici, infermieri e operatori sanitari, ormai assolutamente insufficienti, non di rado inizia un calvario. Per capirci, il discorso che stiamo facendo non ha colore politico, vale parimenti per i precedenti governi regionali.
La sanità siciliana continua a essere un campo in cui si intrecciano interessi economici – basti pensare al privato che opera nel settore – e politici, meglio, partitici, in cui ambizioni personali e smanie carrieristiche sovente si scontrano, avendo la meglio, con la necessaria imparzialità e ricerca della qualità nelle nomine dei vertici dell’amministrazione centrale, delle aziende sanitarie.
Ecco, a proposito, un’ultima annotazione: che brutto spettacolo questo accorrere di funzionari, dirigenti di alto rango, manager ospedalieri, medici e direttori, evidentemente molto attenti ai sondaggi, agli incontri elettorali, ciò a conferma della scellerata invasione della politica e dei suoi riti di potere e di reclutamento nel delicato campo della salute collettiva. Sì, perché vorrei ricordare a costoro che una manifestazione in cui si esibiscono candidati e capi partito, a pochi giorni dal voto, si definisce manifestazione elettorale. Deontologia, serietà e decoro imporrebbero a chi ricopre un incarico pubblico di rilievo di astenersi dal partecipare e ossequiare, a beneficio di telecamere e fotografi, il possibile vincitore.
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16 Settembre 2022, 14:49