Santapaola, Andrea Nizza al 41 bis |Carcere duro per il capo di Librino

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09 Marzo 2017, 16:10

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CATANIA – Come era prevedibile è arrivato per Andrea Nizza il carcere duro. Il provvedimento firmato dal Ministero della Giustizia è arrivato lo scorso mese. Il giovane capo della mafia di Librino è detenuto in regime di 41 bis al carcere milanese Opera dal 7 febbraio. Una notizia che non sbalordisce. Anche perché durante la sua latitanza il Viminale lo aveva inserito nell’elenco dei 100 ricercati più pericolosi. Una volta catturato dai carabinieri nella villetta di Viagrande il 14 gennaio scorso il trentenne era consapevole del suo destino di recluso. Il suo pedigree criminale non è certamente quello di suo fratello Daniele, anche lui al 41bis, ma dal 2011 al 2015 era riuscito ad assicurarsi la supremazia criminale su Librino nonostante la sua giovane età. Aveva le armi e soprattutto aveva i canali di rifornimento della droga che garantiscono floridi introiti all’interno del clan.

CRIMINE, UN VIZIO DI FAMIGLIA. Andrea è il più piccolo di sei fratelli, cinque dei quali “invischiati” con il crimine e il traffico di droga. Il giovane boss è fratello degli uomini d’onore dei Santapaola Fabrizio (che dalla fine del 2014 collabora con la giustizia) e Daniele. Ma fuori dai guai giudiziari su sei fratelli ne è rimasto solo uno, “una mosca bianca” – lo hanno definito gli inquirenti. Perché anche Giovanni (detto Banana) e Salvatore (detto Mpapocchia) stanno facendo i conti con la giustizia.

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IL DOMINIO E IL PENTIMENTO DEL FRATELLO- Andrea Nizza dopo l’arresto dei fratelli Daniele e Fabrizio prende le redini del gruppo e con una serie di giovanissimi “soldati” riesce a gestire i gruppi di spaccio a Librino, San Cristoforo e San Giovanni Galermo e a detenere il ruolo di monopolista del traffico di marijuana e cocaina. Un ruolo però che dalla fine del 2014 si è affievolita. Andrea Nizza subisce un tradimento, il suo “autista” si presenta ai carabinieri ed entra nel programma di protezione dei collaboratori di giustizia. Quella stessa notte Davide Seminare mostra ai militari il luogo dove trovare l’arsenale del clan e fa nomi e cognomi dei “fiancheggiatori” del capo. Si susseguono arresti su arresti e il gruppo di Andrea viene decimato. Il fratello Fabrizio Nizza fa il salto del fosso e inizia a raccontare degli affari ma anche dei tanti delitti. E accusa i fratelli Daniele e Andrea. Si aprono le indagini, i processi e arrivano le sentenze. Nei due anni di latitanza ha collezionato pesanti condanne di primo e secondo grado per mafia, omicidio, estorsione e narcotraffico. Oltre mezzo secolo di carcere.

 

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09 Marzo 2017, 16:10

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