Sant’Egidio in soccorso di Zuccaro |”Servono corridoi umanitari”

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01 Maggio 2017, 17:01

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CATANIA – Caso Zuccaro. Gli interventi del procuratore capo di Catania sul ruolo opaco di alcune Ong (non di Medici senza frontiere e Save the Children), hanno spaccato il Paese. Una pioggia di reazioni contrastanti. Se la presidente della Camera Laura Boldrini ha espresso forti perplessità e il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, ha interpellato il Comitato di presidenza dell’organo di autogoverno dei togati; da Catania c’è tuttavia chi si è schierato al fianco di Zuccaro. Via Twitter il sindaco metropolitano Enzo Bianco ha fatto sapere: “Sul traffico di esseri umani lasciamo lavorare serenamente la Procura di Catania. La #magistratura etnea è da tempo in prima linea”.

Anche Emiliano Abramo della Comunità di Sant’Egidio va in soccorso del procuratore etneo. Un’uscita che pesa, non fosse altro perché il movimento che a Catania è di stanza presso la Chiesa di Santa Chiara, sul fronte delle gestione richiedenti asilo è promotore dei corridoi umanitari. Iniziativa che mette assieme chiese evangeliche, comunità valdesi e conferenze episcopali italiane e francesi L’uscita di Zuccaro? “Non è stata un’entrata a gamba tesa – ha detto a Live Sicilia – né un’azione di protagonismo. È una persona estremamente equilibrata. Forse ha messo poca enfasi, stando a quello che lui ha dichiarato, nel dire che sono solo alcune Ong e non tutte al centro delle sue denunce. Il suo essere tecnico non lo ha fatto essere enfatico tanto quanto la polemica che ne è nata dopo”. E non solo: “Lui parla di fatti – insiste Abramo – Non mi sento di scavalcare una figura così autorevole: non me la sento di dire che si tratta di cose che non sono successe. In fondo – aggiunge – Da quando è procuratore, si è dimostrato in ascolto del terzo settore e delle Ong. Questo lo devo dire perché sono fatti che mi riguardano da vicino”.

Certo è che fin quando i migranti saliranno sui barconi, l’emergenza nel Mediterraneo resterà invariata anche negli anni a venire, se non peggio. Marco Tarquinio, direttore de l’Avvenire, in un editoriale di fuoco a margine del Caso Zuccaro, ha rilanciato l’idea di Sant’Egidio. “I corridoi umanitari sono una via diversa a quella del mare per chi cerca pace e una vita dignitosa”, spiega Emiliano Abramo. Si tratta di una soluzione che riguarda nello specifico i richiedenti asilo, e fra questi coloro che hanno un fattore di vulnerabilità: bambini, malati e donne con gravidanze a rischio. Una modalità per conoscere in anticipo chi deve entrare, che formazione ha, e come può essere ricollocato attivamente nel tessuto d’arrivo.

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Sicurezza, umanità ed economicità: ecco come si articolano i ponti aereo finora realizzati. “Il primo corridoio effettuato dal Libano, che ci permesso di portare in salvo mille siriani, gente cioè che ha diritto alla protezione internazionale, lo si è avuto grazie all’intesa con il Governo – spiega Abramo – e con Alitalia che ha messo a disposizione i biglietti aerei: neanche questi paghiamo”.

In zona Sant’Egidio sono già pronti a snocciolare i primi risultati ottenuti anche sul territorio siciliano. “Qui nell’Isola sono già entrati diversi siriani, alcuni mandati a Polizzi. Anzi, il sindaco ci ha già chiesto l’invio di altri richiedenti per ripopolare una città molto anziana”. Un’apertura che però non rientra nelle finalità dei corridoi. “Non vogliamo creare un altro Cara di Mineo – spiega Abramo – e non vogliamo, neanche nei comuni che si spopolano, che ci sia una presenza eccessiva di migranti. Non vogliamo ripetere esperienze già fallimentari”. L’idea di Sant’Egidio è quella dunque di sostenere una gestione armonica e di “buon senso” dei rifugiati. In altri termini, riassorbire l’emergenza in funzione di una articolazione tanto umanitaria quanto strutturale. No a ghetti e neanche a banlieu esplosive, ma comunità funzionali e pacifiche: “In altri termini – conclude Abramo – vogliamo minoranze che si possano integrare in presenza di maggioranze accoglienti”.

 

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01 Maggio 2017, 17:01

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