Santino Nuccio e la forbice magica

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22 Giugno 2009, 09:57

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(Questa rubrica estiva nasce per rammentare. L’estate è un contenitore vuoto che può essere riempito anche di ricordi. E, tra i ricordi, quelli legati al pallone sono spesso i più dolci. E’ una rubrica aperta a tutti. Chiunque può inviare un suo racconto attaccato alla memoria all’indirizzo: redazione@livesicilia.it).

Quello era un Palermo piccolo piccolo. Aveva sull’anima la lettera sbagliata. La “C”. I sogni dei tifosi rosanero erano anche loro piccoli piccoli. Ma c’era del miracoloso nell’amore con cui la gente che davvero voleva esserci seguiva la squadra. Oggi, col Palermo in serie A, abbiamo scoperto il gusto del tifo di massa. Tuttavia, il tifo di massa prevede condomini di passaggio. Persone semplicemente curiose che pagano il biglietto e – alla prima occasione – tornano a immergersi nella sciarpetta straniera di sempre. A quei tempi, ai tempi del Palermo degli undici nani, ai tempi della carestia rosanero, il cuore era diviso tra pochi. E batteva forte. Sarà che i poveri si accontentano delle briciole dei sogni. Non pretendono per forza un immaginario extralusso con l’aria condizionata.

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C’era l’acquazzone sulla Favorita non ancora “Barbera”. La difesa dello Juve Stabia (dico, lo Juve Stabia) pareva una impenetrabile linea Maginot, nonostante fosse diretta da un portiere di fortuna con una inconsueta pettinatura da cane al mare. L’acqua gocciolava, i minuti pure. Era tutto un frenetico pim-pum-pam. Non si passava nemmeno con l’elmetto incarognito e la baionetta innestata. In attacco c’era Santino Nuccio, della mirabile stirpe dei centravanti con la pancetta. I centravanti con la pancetta nacquero su un altopiano sperduto secoli fa. La trippa in eccesso non è un orpello di cui si può fare a meno. E’ un inganno. Ti vedono col manubrio d’adipe sui fianchi e magari non ti marcano. Poi, dal caglio di grasso esce l’anima affilata del pugnale. Ed è gol. Anche quella domenica accadde così. Nel mezzo della bufera il lampo di luce. Dalla pancetta del centravanti si manifestò una acrobatica e numinosa sforbiciata. E fu gol. Era il novantesimo. Nuccio ricadde di schiena. Lo abbracciarono. All’inizio non capiva.

Cadeva la pioggia quella domenica a Palermo, prima della sforbiciata arcobaleno. Ci sembrò l’avvio di qualcosa di bello, un segno del destino dell’Arcangelo Santino Nuccio. Per questo, all’uscita dello stadio, molti piangevano.

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22 Giugno 2009, 09:57

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