Saro nel Paese delle meraviglie | Ma la Sicilia è un’altra cosa

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03 Ottobre 2016, 13:27

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PALERMO – Faraone? Nemmeno Roma vuole candidarlo. Orlando? Perderebbe. Bianco? Idem. Lupo? Non ha alcuna speranza. “Il candidato più forte sono io”. Il candidato più forte è Rosario nel Paese delle Meraviglie. La cui favola è raccontata all’interno di una lunga intervista sul quotidiano La Sicilia. Da quelle pagine, la rassegna dei fantomatici successi del suo governo e della sua forza elettorale, dei progressi della Sicilia e dell’affetto della gente.

In che paese vive, Rosario Crocetta? Quali strade frequenta, quali città? Di quali successi questo governo deve essere fiero? La domanda potrebbe essere girata direttamente ai siciliani. Al di là delle categorie e dei partiti, delle simpatie e dei pregiudizi. C’è una Sicilia in macerie, dopo quattro anni di Crocetta. Macerie che – è bene dirlo, per evitare qualsiasi malinteso – si aggiungono alle macerie lasciate da quelli che sono venuti prima. Ma di quali successi questo governo si può fregiare?

Un mantra passato per Sala d’Ercole e per le televisioni siciliane e nazionali, ad esempio, è quello della “straordinaria spesa dei Fondi europei”. Una rivendicazione che cozza, però, con i dati in possesso della Corte dei conti, che nell’utlimo giudizio di parifica ha chiaramente detto che non solo la spesa dei Fondi europei non ha subito una accelerazione, ma al contrario addirittura un rallentamento: un fatto preoccupante, considerato che ci troviamo alla fine del periodo di programmazione e che quindi una eventuale impennata della spesa sarebbe pure fisiologica.

Ma per il governatore, i successi sono stati certificati pure da Renzi e dai suoi sottosegretari. Lo avrebbero fatto nelle stesse ore in cui il premier firmava col governatore gelese il “Patto per la Sicilia”, quello cioè che darà il via a 1.100 cantieri. Sebbene ancora non esista nemmeno una delibera del Cipe. Dopo la quale, comunque, quei fondi andranno spesi velocemente e bene (e siamo al punto di prima). Eppure Crocetta, mentre apriva i cantieri, si dimenticava di far notare che in Sicilia – soprattutto, se non solo in Sicilia – il jobs act del governo nazionale non portava alcun beneficio. Zero. L’occupazione è sempre lì, ferma al palo. Un po’ come il Pil, in crescita secondo il governatore, nonostante si parli ancora di stime e di stime da zero virgola.

I successi certificati da Renzi, dice Crocetta nella sua lunga intervista. Peccato che si tratti dello stesso premier che, in sede di Consiglio dei ministri ha praticamente bocciato ogni riforma di questa illuminata legislatura: le Province, gli appalti, i rifiuti solo per citarne alcune. Ma, giusto per restare a quest’ultimo tema, Rosario vive in quel Paese delle meraviglie dove “i rifiuti non sono più per strada, grazie a noi”. Magari, però, facendo un giro per alcune cittadine siciliane, tra cui ad esempio Termini Imerese nei giorni scorsi, si sarebbe accorto che la situazione è un po’ diversa da quella che gli hanno raccontato.

Saro prende il buono, se c’è. E se non c’è, lo trova lo stesso. Anche dove è difficile. Ad esempio la “moralizzazione” della Formazione professionale si è tradotta in una vera e propria macelleria, con i corsi ancora fermi da tempo, anche a causa degli errori dello stesso governo regionale. La Sanità che “è salita al nono posto” di una astrusa classifica, è la stessa colpita nel recente passato da inchieste e ombre tali da far fuggire a gambe levate persino la paziente Lucia Borsellino. E adesso, lo stallo delle assunzioni, il caos della rete ospedaliera, l’incertezza su nuovi, possibili tagli.

Ma per il presidente, “in primavera si coglieranno i frutti del lavoro di questo governo”. Che poi ci sarebbe da chiedersi di quale governo, se nel frattempo è cambiata una quarantina di assessori, un esercito di dirigenti, una platea di consulenti, esperti, unti del sottogoverno.

Mentre protestano tutti, dagli ospedali alle associazioni degli edili (“perché il settore è fermo e sta morendo”). E mentre Crocetta, invece, punta il dito contro gli avversari. Pure quelli “possibili” in vista di Palazzo d’Orleans. Da Orlando che non sarebbe amato dai suoi concittadini: gli stessi che lo hanno eletto con quasi il 70 per cento. A Bianco, che ha già annunciato, tra l’altro, di voler continuare la sua esperienza di sindaco di Catania. A Faraone, ovviamente. “Fra me e lui non c’è partita, vinco io facile. È il candidato più debole del Pd”. Lo stesso Faraone che aveva detto: “Chi pensa di sostenere ancora Crocetta è da Tso”. Cose da pazzi.

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03 Ottobre 2016, 13:27

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