Scadono oggi i termini per la revoca dell’accorpamento. Gli scenari

di

24 Giugno 2017, 16:13

3 min di lettura

CATANIA – 25 maggio 2017 – 24 giugno 2017. Scadono oggi i trenta giorni concessi al ministro per lo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, per portare la revoca del decreto di accorpamento (firmata il 25 settembre 2015) della Camera di Commercio di Catania, Siracusa e Ragusa sul tavolo del Consiglio dei Ministri. Praticamente impossibile sapere se lo farà o meno ma se immaginiamo il dilemma come un ipotetico tiro alla fune, alle due estremità tirano da un lato i riferimenti normativi e dall’altro l’opportunità politica.

I riferimenti normativi sono quelli stabiliti soprattutto dalla legge 530/1993: le Camere sono le uniche deputate a scegliere se accorparsi o meno. L’opportunità politica è quella che il governatore Crocetta a suon di lettere, o il senatore Lumia lontano da sguardi indiscreti, stanno perorando per azzerare un matrimonio rato ma – al momento – non consumato. E per “consumarlo” occorre l’insediamento che solo Crocetta o l’assessore Mariella Lo Bello, per delega, può convocare. “Se avessimo un presidente della Regione che muove le sue carte con un minimo di raziocinio direi che convoca – commenta Pietro Agen presidente regionale di Confcommercio -, ma visto che le azioni del presidente dipendono da cosa ha mangiato, da come si è svegliato e da come va la giornata, può fare tutto e il contrario di tutto”. Pensiero che sembra non discostarsi molto da quello di Antonello Biriaco, vice presidente vicario di Confindustria Catania, che in un laconico “È la tela di Penelope” dipinge perfettamente una situazione da eterna incompiuta e l’inenarrabile sequela di missive che Crocetta continua a inviare a Calenda.

In effetti sembra un cane che si morde la coda, ma a ogni giro il cerchio si stringe un po’. Così dopo il No alla richiesta di revoca della Conferenza Stato-Regioni (del 25 maggio) e un tempo per il CdM ormai scaduto – ma si sa, in Italia, spesso si vive di interpretazioni – le carte in mano al ministro quali sono?

“Valutare il percorso normativo corretto su cui fare affidamento” sostiene Biriaco che auspica – e non da ora – la fine di questi commissariamenti infiniti che bloccano l’attività degli enti. Compresa la Camera di Catania che da cinque anni (dal 5 luglio 2012) non vede un presidente legittimo seduto al suo posto “che sia in grado, insieme alla sua squadra – prosegue Biriaco -, di perseguire progetti e servizi a favore delle imprese, adeguando il sistema ai tempi e alle esigenze dell’industria 4.0 e accompagnando la produzione siciliana all’internazionalizzazione. Sempre guardando ai progetti bisogna anche nominare – e dovrebbe avvenire per merito, aggiunge Biriaco – chi dovrà guidare gli altri enti collegati alla Super Camera. E Fontanarossa non è l’unico di questi” a dispetto della sua grandezza e delle percentuali di controllo (62,5% prima dell’ingresso del Comune come socio al 2%) sull’aeroporto in mano alla futura Camera del Sud Est.

Anche Agen punta il dito sulle aree industriali in crisi e sui commissariamenti infiniti, quello dell’Irsap, ad esempio, che continua a esserlo “probabilmente perché il presidente della Regione pretendeva di scegliere, lui, uno dei due posti che spettavano agli imprenditori. Ma non siamo stati disponibili…”.

Articoli Correlati

E torniamo alla Super Camera. Superata la scadenza di domani nelle mani del ministro c’è il riordino nazionale delle Camere di Commercio proposto e approvato da UnionCamere. Eventuali modifiche a questo piano, che diminuisce il numero delle Camere di Commercio italiane da 105 a 59 (anche se per un giorno e per un errore, che riguardava proprio la Camera del Sud Est, il conteggio finale ne riportava 61, nda), potranno essere fatte o richieste entro 60 giorni dalla presentazione al ministero che era stato imposto dalla Legge Madia per il 7 giugno.

Arriviamo, così, all’inizio di agosto. Si potrebbe quindi pensare a un insediamento a settembre ma è proprio Agen a precisare: “In un sistema in cui c’è un minimo di logica, risponderei di sì. In Sicilia, dove c’è chi fa i ricorsi al Tar e, invece di arrivare al giudizio, passa il tempo a chiedere rinvii per tre volte di seguito, l’unica risposta è l’incognita”.

 

 

Pubblicato il

24 Giugno 2017, 16:13

Condividi sui social