16 Febbraio 2015, 20:23
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PALERMO – Lo scandalo dell’elisoccorso arriva sulla scrivania dei magistrati. La Procura della Repubblica di Palermo aprirà un’inchiesta sul caso del responsabile del 118 di Palermo, Gaetano Marchese, trasportato da Alghero a Palermo con un elicottero dopo una crisi cardiaca. Il procuratore aggiunto Dino Petralia ha appena ricevuto una nota dei carabinieri che ricostruisce le fasi della vicenda cominciata con un malore nella riviera del Corallo e il ricovero nell’ospedale sardo. Da lì Marchese ha chiesto al 118 siciliano di essere prelevato con un velivelo e trasferito all’Ismett di Palermo.
Una inchiesta che si aggiunge a un’altra indagine interna, della Regione, annunciata da Lucia Borsellino. “L’assessore, – si legge in una nota ufficiale – appena appresa la notizia, ha immediatamente disposto un accertamento ispettivo volto a verificare il rispetto delle procedure poste in essere presso la Centrale operativa di Palermo per l’attivazione del volo di elisoccorso per trasferimento fuori regione. L’attività verrà condotta a cura del Servizio 6 programmazione dell’emergenza del dipartimento per la pianificazione strategica ai fini dell’eventuale immediata assunzione di ogni provvedimento conseguenziale”.
Insomma, sia i magistrati che il governo regionale adesso vogliono vederci chiaro. E il caso del direttore della centrale operativa ha fatto emergere i dubbi e le contraddizioni sulla gestione degli elisoccorso in Sicilia. Quello che ha riguardato Gaetano Marchese infatti non sarebbe l’unico caso. “Più di un anno fa – la denuncia del vicesegretario vicario del sindacato dei medici Cimo Angelo Collodoro – un parente di un politico è stato trasferito con l’elisoccorso da Messina a Palermo nonostante ci fossero tre reparti di chirurgia attrezzati per l’intervento, dietro pressioni politiche. Su questa vicenda l’autorità giudiziaria ha aperto un’inchiesta. Il paziente è stato inviato in codice rosso ma non era da codice rosso – aggiunge – come da referto del 118 ‘Trauma non commotivo vigile’. Poi è stato operato in anestesia locale e ricoverato in un reparto di degenza normale, senza nemmeno la guardia medica. Se era un codice rosso come mai non è stato ricoverato in terapia intensiva?. Il giorno dopo è stato sottoposto ad un intervento estetico di ‘rinoplastica’ e dopo due giorni dimesso”.
Elisoccorso nella bufera, quindi. E già chiamati in causa nella vicenda che ha portato alla morte della piccola Nicole, costretta a un drammatico e vano viaggio in ambulanza da Catania a Ragusa. Cento chilometri. Un tragitto troppo lungo per la bimba che avrebbe perso la vita proprio in ambulanza. A quell’ora, infatti, l’elicottero da Catania non poteva decollare. E il motivo lo spiega proprio l’assessore Lucia Borsellino: “Il contratto sottoscritto con la società che ha vinto la gara per la gestione degli elicotteri (la Inaer Aviation, ndr) – ricorda l’assessore – prevedeva un preciso ‘monte ore’ di volo. A quel punto, il vecchio governo dovette fare una scelta”. Oggi sono sei le elistazioni da cui possono decollare i velivoli: a Palermo, Messina, Caltanissetta, Lampedusa, Pantelleria e, appunto, Catania. Ma solo nel capoluogo etneo la disponibilità degli elicotteri è di dodici e non di 24 ore come nelle altre stazioni. “In quell’occasione – spiega Lucia Borsellino, che in quegli anni era dirigente generale all’assessorato Sanità guidato da Massimo Russo – il governo pensò di privilegiare le sedi disagiate delle due isole, oltre che le città di Palermo, Messina e Caltanissetta che coprivano un bacino molto vasto”. Solo a Catania, quindi, elisoccorso “a mezzo servizio”. “Abbiamo avuto l’autorizzazione recentemente – aggiunge l’assessore – anche per l’atterraggio degli elicotteri durante le ore notturne”. I velivoli, insomma, possono atterrare a Catania ma non possono decollare. “Nell’immediato futuro – spiega sempre Lucia Borsellino – le cose potrebbero cambiare. Se, come noi abbiamo chiesto, l’Asp di Trapani lavorerà per mettere in sicurezza il punto nascita di Pantelleria, allora potremo spostare il servizio da 24 ore a Catania. Ma vorrei precisare – ha aggiunto l’assessore – che questa vicenda non ha influito sul caso della piccola Nicole”.
Un caso che ha spinto ministro alla Salute Beatrice Lorenzin a inviare a Catania i propri ispettori. Dalle prime indiscrezioni pare che la task force ministeriale abbia puntato il dito contro la casa di cura Gibiino, che non avrebbe segnalato la gravità del caso alle Unità di terapia intensiva neonatale contattate, e anche sul 118 avrebbe dovuto inviare la bambina nell’Utin più vicina, a Messina. “Lavoreremo no-stop – ha detto Lucia Borsellino – per chiarire le responsabilità. Posso solo dire al momento che quella tragedia, che mi ha segnato profondamente, non è dovuta a una sola motivazione, ma a diverse concause. Quando tutto sarà chiarito, renderemo note le nostre conclusioni all’opinione pubblica”. E a quel punto, Lucia Borsellino deciderà il proprio futuro, dopo le annunciate dimissioni seguite al duro intervento del ministro Lorenzin, che ha ventilato (per poi smorzare un po’ quelle dichiarazioni) un commissariamento della Sanità siciliana. Proprio in questi minuti l’assessore sta incontrando il presidente della Regione Crocetta. Un faccia a faccia che segue a una lunga telefonata avvenuta ieri, in occasione della quale il governatore ha chiesto alla Borsellino di non mollare. Su questo argomento, però, l’assessore glissa. “Non è il momento – dice – di parlare di dimissioni. Sto lavorando alacremente per chiarire la vicenda di Nicole”. Ma chi è vicino all’assessore è convinto: Lucia lascerà la giunta, dopo aver dato un nome un volto ai responsabili di quella tragedia.
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16 Febbraio 2015, 20:23