16 Dicembre 2014, 20:16
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CATANIA- Per conoscere il futuro giudiziario dei 35 indagati dell’inchiesta Pandora si dovrà ancora attendere, almeno fino al 10 febbraio. Questa la data fissata infatti dal Gup Maria Paola Cosentino per sciogliere la riserva sulla richiesta di parte civile avanzata oggi da parte dell’Assessorato regionale alla Formazione, dall’Anfe nazionale e da 10 dipendenti, che si sommano agli altri 20 lavoratori che avevano già avanzato istanza precedentemente.
L’udienza di oggi si è svolta nell’aula 1 del Gup ritenuta dal collegio difensivo “troppo piccola per ospitare un processo con un tale numero di imputati, parti civili e parti offese”. Per questo motivo l’avvocato Maurizio Magnano di San Lio ha chiesto formalmente al Giudice di valutare “l’ipotesi – afferma il presidente del consiglio forense a LiveSicilia – di spostare il procedimento in un’altra aula che consenta di esercitare al meglio il nostro lavoro”. L’avvocato catanese invierà una nota formale anche al presidente del Gip Sarpietro e al Presidente del Tribunale Di Marco affinchè siano informati della situazione che è stata condivisa da tutto il gruppo difensivo. “Nessuna polemica – chiarisce San Lio – soltanto una richiesta” affinchè il processo si possa svolgere in una condizione di lavoro più congrua.
La maxi inchiesta condotta dal nucleo di Polizia Tributaria della Finanza di Catania sulla formazione professionale nell’ottobre dello scorso anno portò alla luce il sistema “Saffo”, dal nome di uno dei principali indagati Giuseppe Saffo, ex segretario del Sib, ex presidente dell’Anfe Catania e titolare del Lido Le Palme della Playa. La Procura di Giovanni Salvi ha scoperto che decine di milioni di euro di fondi pubblici stanziati per la formazione sarebbero stati dirottati verso progetti fantasma e affari. Un vero sistema di scatole cinesi.
I Pm Giuseppe Gennaro e Alessandro La Rosa, hanno chiesto il rinvio a giudizio per 35 indagati con accuse, a vario titolo, che vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla truffa, peculato, tentata truffa aggravata, ricettazione, ma anche emissione fraudolenta di fatture per operazioni inesistenti. Gli investigatori della Guardia di Finanza hanno analizzato ogni movimento di denaro, riuscendo a documentare il reale impiego delle risorse. Nel ciclone Pandora sono finiti i punti di riferimento della formazione regionale: oltre all’Anfe di Catania, anche l’Iraps, l’Amfes e l’Isvir.
Tra i nomi eccellenti che rischiano il processo ci sono Concetta Cavallaro, Manuela Nociforo, Elenora Viscuso, Domenico La Porta, Rosa Trovato, Giuseppe Bartolotta, Biagio La Fata, Giuseppe Saffo e Francesco Cavallaro, nipote di Saffo.
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16 Dicembre 2014, 20:16