02 Maggio 2019, 13:50
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Processo per tre giudici e un deputato dell’Assemblea regionale siciliana, accusati di corruzione in atti giudiziari. La vicenda sulle presunte sentenze pilotate al Consiglio di Stato si avvia ad una svolta il prossimo 18 giugno. Per quella data è stato fissato – dopo l’accoglimento della richiesta della Procura di Roma per il giudizio immediato – il processo per il giudice (sospeso) Nicola Russo, per l’ex presidente del Consiglio di Giustizia Amministrativa della Sicilia Raffaele Maria De Lipsis, per l’ex giudice della Corte dei Conti, Luigi Pietro Maria Caruso e per il deputato dell’assemblea regionale siciliana Giuseppe Gennuso.
Il quadro emerso dalle carte della maxi indagine della Procura di Roma indica che ci si troverebbe di fronte a un sistema corruttivo in cui giudici amministrativi si sarebbero messi al servizio di privati in cambio di mazzette: soldi dati e promessi per “comprare” sentenze e ottenere, in alcuni casi, cifre a sei zeri o elezioni ad un consiglio regionale. In totale sono cinque gli episodi contestati dai magistrati di piazzale Clodio, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo. In base agli accertamenti, le mazzette messe a disposizione dei giudici corrotti sarebbero state di 150 mila euro.
L’indagine si basa sulle dichiarazioni fatte negli ultimi mesi dagli avvocati Pietro Amara e Giuseppe Calafiore, arrestati nel febbraio del 2018 nell’ambito di uno dei filoni dell’inchiesta. Dichiarazioni riscontrate da magistrati e inquirenti attraverso intercettazioni e analisi dei flussi finanziari. Nella loro veste di giudici – aveva scritto il gip – “hanno posto a disposizione dei privati la loro funzione, contravvenendo ai doveri di imparzialità e terzietà e ricevendo in cambio un’utilità economica e ciò, indipendentemente dall’esito favorevole o sfavorevole delle decisioni assunte”.
Tre episodi sono contestati al giudice del Consiglio di Stato Russo e due all’ex presidente del Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia, De Lipsis. In base a quanto raccontato da Amara, Russo avrebbe ottenuto da lui circa 80 mila euro (e altri 60mila promessi), per aggiustare sentenze di tre procedimenti. Per quanto riguarda De Lipsis, avrebbe incassato tangenti per 80 mila euro per intervenire su alcune sentenze. Tra queste anche quella relativa ad un contenzioso che la società Open Land, rappresentata da Amara, aveva con il comune di Siracusa. Infine, l’ex presidente del Cga sarebbe intervenuto, in qualità di presidente del collegio, nella vicenda relativa al ricorso presentato da Giuseppe Gennuso dopo la sua mancata elezione alle amministrative del 2012. Il tribunale amministrativo annullò quel risultato elettorale di Siracusa favorendo Gennuso che venne rieletto alla nuova tornata. In cambio il giudice ottenne 30 mila euro. Denaro che Gennuso avrebbe consegnato attraverso l’ex giudice della Corte di Conti, Caruso.
(ANSA)
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02 Maggio 2019, 13:50