04 Luglio 2016, 19:39
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PALERMO – I reati ipotizzati nei confronti del figlio sono gli stessi e gravi dell’avvio dell’inchiesta. Compresa l’induzione indebita a dare o promettere utilità. È la posizione del padre che sembra alleggerirsi: non più induzione alla concussione, ma abuso d’ufficio.
Tommaso e Walter Virga, padre e figlio, il mese scorso hanno ricevuto la seconda proroga di indagine. Altri sei mesi per fare chiarezza o forse per dare il tempo al nuovo procuratore di Caltanissetta di studiare il fascicolo e firmare l’avviso di conclusione delle indagini assieme agli aggiunti Lia Sava e Gabriele Paci, e al sostituto Maria Cristina Lucchini. I Virga sono i primi a ricevere la seconda proroga. Stessa cosa potrebbe avvenire in questi giorni per altri indagati.
L’inchiesta che ha travolto la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo è partita dalla gestione del patrimonio sequestrato agli imprenditori Rappa e affidato all’avvocato Walter Virga. I magistrati palermitani avevano messo gli occhi sull’amministrazione giudiziaria. Poi, quando sono saltati fuori i nomi dei giudici palermitani hanno dovuto trasferite gli atti a Caltanissetta.
Fu l’ex presidente Silvana Saguto, pure lei sotto inchiesta, a scegliere il giovane avvocato Virga – alla prima esperienza nel settore – figlio di Tommaso, ex componente del Csm, allora presidente di una sezione del Tribunale di Palermo e trasferito dal Csm alla Corte d’appello di Roma in seguito all’inchiesta. Una scelta non casuale, secondo i finanzieri della polizia tributaria di Palermio, ma frutto di un accordo illecito fra il magistrato e Virga padre che si sarebbe impegnato per stoppare gli esposti giunti al Csm sul conto della Saguto.
Da qui l’iniziale ipotesi di induzione alla concussione contestata a Virga padre. “Durante il proprio mandato al Csm non risultano essere stati avviati procedimenti disciplinari a carico della Saguto. I fatti che formano oggetto della notizia diffusa sono del tutto privi di potenziale fondamento”, disse il suo legale, l’avvocato Enrico Sorgi. Quando fu sentito dal Csm Tommaso Virga spedì al mittente l’accusa di induzione indebita. Spiegò di non aver mai prestato alcun tipo di aiuto, quando era al Consiglio superiore della magistratura né dopo, alla Saguto e di non aver in alcun modo spinto la collega a nominare suo figlio Walter. Tutt’altro: secondo Virga padre a proporsi per l’incarico sarebbe stato direttamente il figlio, nonostante lui lo avesse sconsigliato, forte del suo curriculum brillante fatto di esperienze di studio e lavoro anche all’estero.
Nella nuova contestazione si è passati dall’induzione alla concussione al meno grave abuso d’ufficio (il tetto massimo della pena, in caso di condanna, scende da 10 a quattro anni) previsto quando “nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale”.
Siamo ancora nella fase delle indagini preliminari. I pm hanno passato al setaccio quarantina di amministrazioni giudiziarie. Faldoni su faldoni. Avrà un bel da fare il nuovo procuratore di Caltanissetta, Amedeo Bertone, nominato di recente ma non ancora insediatosi. È probabile che le conclusione delle indagini slitteranno dopo l’estate.
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04 Luglio 2016, 19:39