01 Luglio 2016, 19:05
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PALERMO – Tutti rinviati a giudizio, tranne l’ex direttrice sanitaria dell’ospedale Villa Sofia di Palermo. Il giudice per le indagini preliminari Nicola Aiello ha deciso che meritano di essere processati: Matteo Tutino, ex primario di Chirurgia plastica e medico personale di Rosario Crocetta, l’ex manager dell’ospedale Giacomo Sampieri, Damiano Mazzarese, dirigente del dipartimento di Anestesia e rianimazione dell’azienda ospedaliera, Giuseppe Scaletta, ispettore della Digos e la moglie genetista, Mirta Baiamonte.
L’unica prosciolta da tutte le accuse è Maria Concetta Martorana, oggi in servizio a Marsala, difesa dall’avvocato Massimo Motisi, che per questa vicenda ha rimediato una sospensione disciplinare di sei mesi. “Finisce un calvario dovuto a un’accusa ingiusta che ha determinato la sua sospensione dal servizio per lunghi mesi nonostante le sue accorate proteste di innocenza”.
Tutino avrebbe eseguito interventi estetici spacciandoli per funzionali. “Ho salvaguardato la vita delle persone “, ha detto Tutino in aula stamani, definendosi vittima della vicenda giudiziaria. Ed invece, secondo l’accusa, l’ex primario avrebbe dirottato i pazienti in ospedale, scavalcando il centro di prenotazione e le liste di attesa. Si sarebbe fatto pagare per operazioni che non avrebbe potuto eseguire in ospedale, falsificando le cartelle cliniche affinché i pazienti ottenessero dal servizio sanitario nazionale un rimborso che non gli spettava. E così si dovrà difendere dalle ipotesi di truffa truffa, peculato e falso. Come falsa sarebbe stata l’autocertificazione con la quale Tutino, nel momento in cui presentò la domanda per diventare primario, non dichiarò di essere stato condannato nel 1989 è stato per omicidio colposo.
E poi ci sono gli abusi d’ufficio: quello che avrebbe commesso assieme all’ex commissario Sampieri per evitare che si completasse l’iter del procedimento disciplinare aperto a suo carico quando da Palermo si era trasferito a Caltanissetta e quello che ha avuto come “vittima” Francesco Mazzola. Mazzola è uno dei medici arrivati allo “scontro” con Tutino e Sampieri.
Un altro falso è legato ad un intervento chirurgico del luglio 2013. In sala operatoria con Tutino c’era “tale dottor Ochoa (dovrebbe trattarsi del chirurgo Enrique Ochoa)” in veste di “observer”, cioè di osservatore. In realtà, così hanno detto alcuni testimoni, il medico – “amico di Tutino e di fama internazionale” – avrebbe preso parte all’intervento senza alcuna autorizzazione”.
Rinviati a giudizio anche l’ispettore Scaletta e la sua compagna, la biologa Baiamonte. Si dovranno difendere dalle accuse di tentato abuso d’ufficio. Il troncone dell’inchiesta è quello sulla “banca dei tessuti” a Villa Sofia. Secondo gli inquirenti, Tutino avrebbe stretto un accordo con l’Ivf mediterranean centre della biologa e il marito si sarebbe dato da fare affinché l’affare della banca dei tessuti andasse in porto al più presto, ma il progetto fu bloccato in assessorato perché il partner bisognava sceglierlo con una gara pubblica.
Infine ci sono le calunnie. Tutino ha sostenuto davanti agli investigatori di essere stato costretto a fare intervenire Ochoa in sala operatoria perché sarebbe stato abbandonato in sala operatoria dai colleghi Dario Sajeva e Giuseppe Lo Baido. Di fa favoreggiamento invece devono rispondere Sampieri e la Martorana. Secondo l’accusa, sapevano dell’incursione “non autorizzata” del medico in sala operatoria ma non lo avrebbero denunciato, finendo per aiutare Tutino.
E ci sono pure le calunnie nei confronti dei militari del Nas che nell’aprile 2014 intervennero d’urgenza in sala operatoria. Il chirurgo disse che il loro arrivo finì per bloccare l’operazione. “Falso”, sostiene ora l’accusa: l’operazione non era iniziata perché un anestesista si era rifiutato di intervenire se prima non fosse stato certo che l’intervento in calendario rientrava fra quelli plastici autorizzati e non fra quelli estetici fuorilegge in ospedale. La notizia dell’indagine su Tutino era ormai di dominio pubblico e l’anestesista non voleva restare coinvolto.
Si erano gia costituiti parte civile l’azienda Villa Sofia, l’ordine dei medici, e i dottori Sajeva e Mazzola. Parte civile anche Emilio Italiano, parte lesa soprattutto nella vicenda della banca del seme. Sono assistiti dagli avvocati Mauro Torti, Corrado Nicolaci, Michela Dolce e Giuseppe Gerbino. Manca all’appello la Regione. Finora è stata la grande assente. C’è ancora una possibilità per costituirsi: la prima udienza del dibattimento, fissata il prossimo 7 novembre.
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01 Luglio 2016, 19:05